Cosa c’è di vero e cosa no nella quarta stagione di “The Crown”
Come andò davvero tra la regina e Margaret Thatcher, e le storie di Lord Mountbatten e gli altri personaggi della serie di Netflix
Nel raccontare la storia della famiglia reale britannica e di tutte le cose che le girano intorno, la quarta stagione della serie The Crown – disponibile su Netflix dal 15 novembre – inizia dalla fine degli anni Settanta e arriva fino all’inizio degli anni Novanta, concentrandosi molto su Diana Spencer e Margaret Thatcher e sul loro rapporto con la regina Elisabetta II. Tra le tante storie vere raccontate dentro la quarta stagione di The Crown, ne abbiamo scelte alcune, per approfondire meglio cosa successe davvero. La lettura è consigliata a chi ha già visto la serie e ha qualche curiosità, a chi la sta guardando e non teme di rovinarsi l’esperienza sapendo come è finita la guerra delle Falkland, o a chi vuole sapere qualcosa in più di questo pezzo di storia della famiglia reale britannica.
La morte di Lord Mountbatten
Nato nel 1900, negli anni Quaranta Louis Francis Albert Victor Nicholas Mountbatten (anche noto come “Dickie”) fu l’ultimo viceré dell’India e il primo governatore dell’India indipendente. Nella serie si fa spesso riferimento al suo ruolo nella fine del dominio britannico in India, anche se lui si limitò – affrettandola – a gestire la transizione di poteri.
Mountbatten, zio materno di Filippo di Edimburgo (il marito di Elisabetta II), fu in seguito capo di stato maggiore della marina britannica. Fu tra le persone che ebbero maggiore influenza nel favorire il matrimonio tra Filippo ed Elisabetta, e fu poi per molti anni una sorta di mentore del loro primo figlio, il principe Carlo.
Come mostra la serie, Mountbatten fu ucciso il 27 agosto 1979 in un attentato dell’IRA, l’organizzazione militare che lottò contro la permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito. Mountbatten era in barca, in vacanza al largo delle coste irlandesi, intento a pescare aragoste. Oltre a Mountbatten morirono altre tre persone, compresi due ragazzi adolescenti: uno era suo nipote; l’altro, Paul Maxwell, era sulla barca per lavoro. Il padre di Maxwell raccontò a BBC di aver capito subito, notando dalla costa un’esplosione, che era stata coinvolta la barca: quando guardò verso il mare vide «pezzi di legno ovunque».
Il castello di Balmoral
Nelle quattro stagioni di The Crown si sono visti finora otto diversi primi ministri (dei tredici totali che, a oggi, si sono susseguiti durante il regno di Elisabetta II). Ed è in effetti tradizione, come si vede nel secondo episodio della quarta stagione, che i primi ministri britannici siano invitati in Scozia a passare un fine settimana al castello di Balmoral, una delle residenze della famiglia reale britannica dal 1852. Nella sua autobiografia, l’ex primo ministro Tony Blair raccontò la visita al castello e scrisse che fu «una forte combinazione tra qualcosa di intrigante, qualcosa di surreale e qualcosa di davvero strano» (“utterly freaky“, scrisse lui).
Intervistato dal New York Times, Dean Palmer – autore di un libro sul rapporto tra Thatcher ed Elisabetta II – ha detto: «Se non sei interessato alla caccia, ai cavalli o ai segugi, cosa fai a Balmoral? È un mondo davvero strano, un retromondo che ormai esiste solo in Downton Abbey». Non ci sono elementi, invece, per dire che Thatcher arrivò al castello vestita in un modo ritenuto non adeguato al contesto, come viene raccontato dalla serie. Ma è vero che tra i reali la visita a Balmoral era un modo per studiare e in qualche modo mettere alla prova i loro invitati.
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Carlo e Diana
Su Diana Spencer sono stati scritti centinaia di libri e girati centinaia di documentari, ma se già è difficile ricostruire cosa qualcuno abbia fatto, è praticamente impossibile – come in tantissimi altri casi – ricostruire cosa abbia potuto dire in conversazioni private o addirittura quali fossero i suoi pensieri. Nella quarta stagione di The Crown, per esempio, certe cose che riguardano Diana sono almeno in parte inventate: per esempio il pranzo nel terzo episodio tra Diana e Camilla Shand (allora amante del principe Carlo) o le dinamiche del suo primo incontro con Carlo.
Altre scene invece sono ritenute vere: sembra che Diana trovò davvero un braccialetto che Carlo aveva fatto per Camilla, e che durante il loro viaggio di nozze Carlo avesse davvero dei gemelli con le iniziali sue e di Camilla. Sembra sia vero anche che durante il loro viaggio in Oceania del 1983 Carlo soffrì particolarmente il fatto che Diana fosse molto più popolare di lui.
Come ha scritto ScreenRant, «non sappiamo se Diana pattinasse per Buckingham Palace ascoltando i Duran Duran con il suo Walkman, ma è certo che a Diana piacessero i pattini e che lo facesse a Kensington Palace». Ed è vero che Carlo rispose «qualsiasi cosa significhi» durante un’intervista in cui gli venne chiesto se fosse innamorato di Diana, dopo che i due avevano annunciato il loro fidanzamento. Come ha scritto il New York Times, Diana avrebbe in seguito definito «agghiacciante» quell’intervista, dicendo che ne era rimasta traumatizzata. Nel video“Whatever ‘in love’ means” (“qualsiasi cosa significhi”) Carlo lo dice dopo 7 minuti e 40 secondi.
Sempre il New York Times scrive, a proposito dei riferimenti della serie alla bulimia di Diana, che secondo il biografo della famiglia britannica Andrew Morton, lei raccontò che i problemi di bulimia erano iniziati alcune settimane dopo il fidanzamento.
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Mark Thatcher e le Falkland
Il figlio di Margaret Thatcher, Mark, partecipò davvero alla Parigi-Dakar (due anni prima aveva corso anche alla 24 ore di Le Mans) ed è vero che se ne persero le tracce per un po’, come raccontato dalla serie. Ma successe tutto in sei giorni, nel gennaio 1982: i fatti che davvero fecero partire la guerra delle Falkland non si concretizzarono prima del marzo di quell’anno. Il quarto episodio della serie potrebbe dare invece l’idea che, nella percezione e nei pensieri di Thatcher, tra i due eventi ci fossero relazioni più dirette. A proposito di Mark Thatcher, nel 2004 si riparlò di lui in relazione a un tentato colpo di stato in Guinea Equatoriale.
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Michael Fagan e la regina
Nel quinto episodio Elisabetta II viene svegliata nella sua camera da letto a Buckingham Palace da uno sconosciuto, con cui intrattiene una breve conversazione prima dell’arrivo della polizia. L’intruso è Michael Fagan, che in effetti entrò davvero nella camera da letto della regina il 9 luglio 1982, sfruttando delle grosse falle nel sistema di sorveglianza. Fagan aveva 33 anni, era disoccupato e padre di quattro figli. Secondo quanto raccontato da lui (e come raccontato dalla serie), Fagan aveva già provato a entrare una volta a Buckingham Palace circa un mese prima, riuscendoci. Una cameriera si era però accorta di lui e aveva dato l’allarme; lui era dovuto scappare.
Andò meglio la seconda volta: più o meno alle sette del mattino Fagan superò un muro alto più di quattro metri (con sopra alcuni spuntoni e del filo spinato) e dopo aver vagato per qualche minuto per l’edificio arrivò infine nella camera da letto della regina. Pare che riuscì a entrare perché in quel momento stava avvenendo il cambio tra le guardie che si occupano di presidiare la camera da letto della regina. Per anni si è creduto che, una volta arrivato, Fagan chiacchierò per alcuni minuti con la regina; nel 2012 lui disse invece che la regina lasciò la stanza subito dopo che lui era entrato. L’Independent ha scritto che era «a piedi nudi, trasandato e anche un po’ brillo».
Fagan non fu arrestato, perché la violazione di domicilio non era un reato ma solo un illecito civile: finì per passare alcuni mesi in un istituto psichiatrico. Nel 1984 aggredì un poliziotto in un bar a Fishguard, in Galles, e nel 1987 fu segnalato per atti osceni in luogo pubblico (pare stesse correndo nudo per una strada di Londra). Dieci anni dopo fu anche condannato a quattro anni di carcere per traffico di droga.
Katherine e Nerissa Bowes-Lyon
Nella quarta stagione la principessa Margaret Rose, contessa di Snowdon e sorella minore della regina, passa un po’ in secondo piano rispetto alle precedenti. Tranne che nel settimo episodio, durante il quale scopre che due sue cugine – Katherine e Nerissa Bowes-Lyon – sono ancora vive, mentre lei le credeva morte (come era sostenuto anche dai documenti ufficiali della famiglia reale).
È difficile dire quanto e cosa sia vero in questa vicenda, specialmente sulla possibilità che la famiglia reale avesse cercato di nascondere le due cugine perché erano disabili. Il New York Times ha scritto: «Quando l’esistenza delle sorelle fu rivelata nel 1987, sui tabloid britannici ci furono molte teorie su un possibile precedente insabbiamento da parte della famiglia reale». Alla domanda “La principessa Margaret scoprì davvero che la sua famiglia aveva finto la morte di due sue cugine a causa della loro disabilità?”, Vulture, che ha approfondito la questione, ha risposto «sì e no/forse».
Per quanto riguarda invece la principessa Margaret e le sigarette, qualche anno fa il Telegraph scrisse che era solita fumare fino a 60 Chesterfield al giorno. La principessa Margaret è morta nel 2002 a 71 anni.
Le tensioni tra la regina e Margaret Thatcher
Le vicende dell’ottavo episodio, che girano attorno a questioni relative al Commonwealth e all’apartheid in Sudafrica, fanno riferimento a un articolo del luglio 1986 del Sunday Times intitolato “Queen Dismayed by ‘Uncaring’ Thatcher” su quello che venne raccontato come un raro caso di presa di posizione politica da parte della regina, in contrasto con la posizione espressa dal governo Thatcher che preferiva non condannare apertamente le discriminazioni sistematiche dei neri in Sudafrica.
Il ruolo della regina – e dei sovrani prima di lei nell’epoca della monarchia parlamentare – è di fatto quello di garante dello stato, equidistante dalle scelte delle fazioni politiche che si contendono il governo. La regina e i membri della famiglia reale, quindi, non esprimono posizioni politiche e non interferiscono con il governo. Sembra però che intorno alle metà degli anni Ottanta, la regina Elisabetta II e la prima ministra Thatcher attraversarono un momento di grosse tensioni, perché la regina non condivideva molte delle scelte del governo, che in quegli anni riformò profondamente il paese, e la decisione di Thatcher di non chiedere sanzioni economiche contro il Sudafrica.
Queste tensioni furono raccontate dall’articolo del Sunday Times, basato sulle confidenze di un importante membro dello staff della regina, ma furono successivamente negate dalla regina stessa, che identificò il suo addetto stampa Michael Shea come la fonte dell’articolo del Sunday Times, spiegando comunque che le sue dichiarazioni erano state distorte.
Nella serie è la regina a chiedere a Shea di parlare con il Sunday Times, perché diventassero pubblici i suoi conflitti con Thatcher in modo da metterle pressione; ed è sempre la regina a costringerlo a dimettersi quando il conflitto con Thatcher diventa insostenibile. Della prima cosa non c’è certezza; sappiamo invece che Shea si dimise l’anno successivo a quello in cui fu pubblicato l’articolo e che pubblicamente non ammise mai che le due cose fossero correlate. Tra le altre cose, come raccontato nella serie, Shea si dedicò alla scrittura di romanzi.
Per chi si arrangia con l’inglese, e vuole approfondire, può tornare utile questo articolo del Washington Post. Secondo Charles Moore, autore di una biografia su Thatcher, la regina chiese in seguito scusa a Margaret Thatcher per quanto successo.
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Geoffrey Howe
A chi è già arrivato in fondo alla quarta stagione, potrebbe interessare rivisitare il noto discorso con cui nel 1990 Geoffrey Howe si dimise da vice primo ministro, “tradendo” Margaret Thatcher e invitando altri a seguire il suo esempio. Come scrisse BBC dopo la sua morte, furono «le dimissioni che rovesciarono Thatcher».
È vero, infine, che Diana diede un grande contributo, con le sue azioni, a togliere tanti pregiudizi relativi all’AIDS.