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  • Mercoledì 18 novembre 2020

Le gare di piccioni sono una cosa seria

Hanno una lunga storia – le prime competizioni si svolsero in Belgio nell'Ottocento – e adesso sono popolari soprattutto in Cina, dove fanno girare un sacco di soldi

Piccioni vengono rilasciati durante una gara a Manila, nelle Filippine, nel 2014. (AP Photo/ Aaron Favila)
Piccioni vengono rilasciati durante una gara a Manila, nelle Filippine, nel 2014. (AP Photo/ Aaron Favila)

Se in Italia affollano le piazze e spesso sono considerati un fastidio, in altri paesi i piccioni sono al centro di competizioni sportive particolarmente popolari. Le cosiddette “gare di piccioni” ebbero origine in Belgio e oggi sono sempre più apprezzate in Cina e a Taiwan, ma anche in Indonesia, Filippine, Pakistan e Iraq. Attorno alle gare, e ai piccioni che vengono allevati per disputarle, girano ormai parecchi soldi: specialmente in Cina, dove il gioco d’azzardo è illegale e le gare di piccioni sono diventate una forma di intrattenimento alternativa alle scommesse tra chi si è arricchito grazie alla grande crescita economica del paese.

I piccioni sono una delle principali specie di uccelli addomesticati dall’uomo. Sono veloci, hanno un ottimo senso dell’orientamento e possono volare per centinaia di chilometri senza perdersi. Gli egizi addomesticavano i piccioni già più di 3 mila anni fa, e lo stesso si faceva ai tempi dei romani. Nel corso dei secoli, poi, questi uccelli sono stati addestrati soprattutto per scambiare messaggi, legando bigliettini alle zampe o al collo, per esempio durante la Prima guerra mondiale e anche durante la Seconda.

Quelli che oggi vengono impiegati per le gare non sono i piccioni che troveremmo appollaiati sui tetti e sulle statue delle nostre città: sono razze che vengono allevate appositamente e hanno un pedigree, come cani e gatti. In natura un piccione vive in media 6 anni, ma se allevato può raggiungere i 15 anni e anche superarli. Rispetto ad altri animali che vengono usati per gare sportive, come i cavalli, i piccioni sono facili da mantenere, occupano poco spazio e richiedono molte meno cure. Le gare funzionano con un meccanismo e per una ragione molto semplici: i piccioni sono addestrati per tornare a casa quando vengono allontanati dal proprio nido.

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La prima gara sportiva di piccioni di cui si ha conoscenza si tenne nel 1818 in Belgio, che ancora oggi è il principale paese dove si allevano piccioni da gara e dove ha sede la principale organizzazione di allevatori di piccioni, la Fédération Colombophile Internationale. Nel 1881 venne organizzata la prima gara nazionale belga, durante la quale i piccioni dovettero percorrere circa 750 chilometri: da Tolosa, in Francia, fino a Bruxelles. A poco a poco la popolarità delle competizioni crebbe anche in Francia e in Inghilterra.

Gli allevatori che partecipano alle gare oggi trasportano i propri animali in gabbie o camion appositamente modificati a diversi chilometri di distanza dal luogo in cui i piccioni sono allevati: quando vengono liberati – anche 15-20mila per gara – i piccioni iniziano il percorso per orientarsi e ritornare verso la propria casa. La distanza minima delle gare solitamente è 100 chilometri, ma ci sono competizioni in cui i piccioni percorrono anche più di 1.200 chilometri.

Siccome dotare ciascun piccione di un sistema GPS sarebbe molto complesso, oltre che pesante per l’animale, ognuno di loro ha un nastro legato attorno a una zampa. In alcuni casi il nastro permette solo di identificare il piccione, di modo che sia possibile conoscere il vincitore e calcolare la velocità media dividendo la distanza per il tempo impiegato; da qualche anno si stanno usando dei piccoli microchip che permettono di tracciare esattamente il momento in cui il piccione ritorna nella sua gabbia. Generalmente un piccione impiega dalle 12 alle 14 ore per percorrere mille chilometri, e sulle brevi distanze può raggiungere anche i 145 chilometri orari di velocità.


Le gare di piccioni sono molto sentite: durante l’ultima edizione del torneo di Barcellona – il più importante in Europa, organizzato ogni anno dall’associazione belga Cureghem Centre – si è sospettato che alcuni piccioni trovati morti fossero stati avvelenati di proposito. A Taiwan, invece, alcuni piccioni impiegati per le gare erano stati rapiti da persone che avevano chiesto un riscatto per restituirli.

Mentre in Europa il numero di allevatori è in declino, adesso le gare di piccioni stanno avendo un grande successo soprattutto in Cina ma anche in Iraq, dove sono diventate popolari tra imprenditori, alti funzionari e persone facoltose. Se nella seconda metà del Novecento in Europa e negli Stati Uniti le competizioni erano diventate popolari tra le classi operaie, negli anni più recenti i “nuovi” allevatori lo fanno sia per motivi di prestigio sia per i soldi. Ogni anno il Pioneer International Racing Pigeon Club di Pechino organizza una serie di competizioni con in palio premi che raggiungono in tutto l’equivalente di circa 50 milioni di euro.

Oltre ai premi, poi, girano molti soldi anche per l’acquisto di piccioni che sono considerati particolarmente veloci. Per dare l’idea, lo scorso 15 novembre l’organizzazione belga PIPA (“Pidgeon Paradise”, ovvero il “paradiso dei piccioni”), che è una sorta di eBay per piccioni, ha venduto la femmina di piccione New Kim per 1 milione e 600 mila euro: la cifra più alta mai spesa per l’acquisto di un piccione. Il record precedente apparteneva al piccione Armando, che era stato soprannominato “il Lewis Hamilton dei piccioni” ed era stato venduto per circa 1 milione e 200 mila euro nel 2019.

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Armando non sarebbe stato comprato per gareggiare, però, bensì per farlo accoppiare. Secondo quanto ha ricostruito Associated Press, New Kim e Armando sarebbero stati acquistati dalla stessa persona – un imprenditore cinese di cui non è nota l’identità – nel tentativo di fare piccioni veloci come i genitori. Se si conta che una femmina di piccione può generare dai 12 ai 15 figli all’anno e che un maschio potrebbe fecondare più femmine, Armando potrebbe avere fino a cento figli in un solo anno.

Tuttavia, come ha detto a Business Insider un allevatore inglese, Geoff Barker, non c’è la certezza di ottenere «il piccione perfetto» facendo accoppiare due piccioni pagati centinaia di migliaia di euro. Magari un «vincitore» potrebbe saltare fuori anche da due piccioni pagati 10 sterline l’uno: secondo Barker è anche questo che rende il mondo delle gare di piccioni particolarmente affascinante.

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