Il Giornale di Brescia non aggiornerà più la sua pagina Facebook
Perché era infestata da "falsità, rabbia e frustrazioni", ha spiegato la direttrice, e il giornale non può far finta che la cosa non lo riguardi
Il Giornale di Brescia ha annunciato la sospensione degli aggiornamenti sulla sua pagina Facebook, a causa dell’aggressività e delle informazioni false pubblicate dai commentatori. Nell’editoriale che annuncia la decisione, la direttrice Nunzia Vallini propone un argomento non così comune nella stampa: cioè che la testata che dirige si consideri in qualche modo corresponsabile di quello che gli utenti pubblicano sulla sua pagina Facebook, quindi è il caso che si comporti di conseguenza. E racconta che la pagina Facebook del Giornale di Brescia era ormai infestata da “falsità, rabbia e frustrazioni”, al punto che la redazione evitava di pubblicare su Facebook le notizie più delicate, “perché diventava impossibile moderare il fiume dei commenti”.
Non è chiaro se questa decisione sia o no temporanea, ma rinunciare a Facebook non è una decisione semplice per un quotidiano, soprattutto un giornale locale. Per quanto negli ultimi anni Facebook abbia progressivamente ridotto la diffusione dei contenuti delle pagine che non pagano per promuovere i propri post, Vallini spiega che “il 16% del traffico del nostro sito viene proprio dai social”.
Ci siamo tirati fuori, in controtendenza e con convinzione. Troppe parole in libertà, troppi insulti, troppo astio. E troppi profili fake (falsi) che se non generano notizie altrettanto false, si dilettano in manipolazioni neppure tanto dissimulate. Si dirà: ciascuno è responsabile di ciò che scrive e commenta. Ed è vero. Ma in gioco c’è la nostra identità che abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di difendere. E con l’identità, anche il nostro modo di fare giornale: informazione di servizio – anche di denuncia se necessario – ma sempre nel rispetto delle persone.
Non è questa la sede per argomentazioni in punta di diritto, ma riteniamo esista una sorta di corresponsabilità quantomeno morale se gli aggiornamenti di una pagina Facebook diventano – volenti o nolenti – pretesto per veicolare falsità, rabbia e frustrazioni o, peggio ancora, commenti che nulla hanno a che vedere con la pluralità delle idee e loro libera e sacrosanta espressione, e ancor meno con il diritto-dovere di informare ed essere informati. Ecco perché abbiamo deciso di bloccare gli aggiornamenti della pagina Facebook del GdB. […]
Anche solo un’informazione di servizio come i criteri di chiusura o apertura di bar e ristoranti sono diventati pretesto per insultare questo o quello, con minacce più o meno esplicite. Che informazione è questa? Non certo quella che vogliamo fare noi. Né quella che ci chiedono i nostri lettori. Eravamo arrivati ad evitare di pubblicare le notizie più delicate, proprio perché diventava impossibile moderare il fiume dei commenti, arrivando a barattare la decenza con l’incompletezza dell’informazione, ma neppure l’autocensura è stata sufficiente. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso: ci siamo ritrovati bombardati da commenti ai nostri post con il palese obiettivo di creare flame (fiamma), ovvero infiammare il dibattito, godere dell’algoritmo di Fb che privilegia la visibilità dei contenuti che innescano più reazioni, e approfittare della nostra piazza per diffondere messaggi diametralmente opposti al nostro sentire.