Il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno trovato un accordo sul budget pluriennale
Martedì pomeriggio il presidente della Commissione Bilanci del Parlamento Europeo, Johan Van Overtveldt, ha annunciato che il Consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento Europeo hanno trovato un accordo preliminare relativamente al budget pluriennale, ovvero il piano che definisce quanto verrà investito nelle politiche che rafforzano il futuro dell’Unione tra il 2021 e il 2027. Tra le voci che il Parlamento è riuscito ad aumentare rispetto alla proposta iniziale del Consiglio – tradizionalmente più conservativa – ci sono spese per la salute e la ricerca. È stato inoltre raggiunto un accordo vincolante, se sarà approvato in maniera definitiva, per dotare l’Unione Europea di entrate dirette da qui al 2027.
#MFF: EP negotiators and @EU2020DE with @EU_Commission have found a preliminary political agreement on future EU financing 2021-2027 #OwnResources #EUbudget
— BUDG Committee Press (@EP_Budgets) November 10, 2020
L’approvazione del bilancio significa anche che il cosiddetto Recovery Fund, ovvero il principale strumento comunitario per bilanciare la crisi economica provocata dalla pandemia da coronavirus, dovrebbe partire senza ritardi. Il Recovery Fund è l’espressione con cui viene informalmente chiamato il Dispositivo di ripresa e resilienza (Recovery and Resilience Facility), cioè il principale serbatoio di risorse inserito nella più ampia strategia dell’Unione Europea per bilanciare le conseguenze della pandemia, chiamata NextGenerationEU.
Tra le altre cose, lo scorso 5 novembre il Parlamento Europeo e la presidenza del Consiglio europeo avevano raggiunto un accordo provvisorio per l’applicazione di un nuovo meccanismo che collega l’accesso ai fondi europei al rispetto dello stato di diritto, che potrebbe non garantire fondi a paesi europei a guida semi-autoritaria come Ungheria e Polonia.
Entrambi i paesi possono ancora esercitare un veto sull’intero pacchetto, dato che l’accordo di oggi dovrà essere approvato all’unanimità dalla plenaria del Parlamento Europeo (si tratterà perlopiù di una formalità) ma anche dal Consiglio dell’UE, dove secondo i trattati europei sarà necessario l’assenso di tutti e 27 gli stati membri.