I tamponi dei calciatori della Lazio
Giustizia ordinaria e sportiva stanno indagando sul perché la società abbia fatto allenare e giocare in Serie A giocatori risultati positivi ai tamponi disposti dalla UEFA
Negli ultimi giorni la Serie A sta affrontando il caso relativo ai tamponi effettuati nelle ultime settimane dalla Lazio, vicenda che potrebbe avere risvolti penali: a indagare sono infatti sia la procura della Repubblica di Avellino, competente per i motivi che vedremo, che quella della FIGC. Oggetto delle indagini è il fatto che la Lazio abbia fatto allenare e giocare in campionato dei calciatori risultati positivi ai tamponi esaminati nei laboratori affiliati alla UEFA prima delle ultime due partite di Champions League.
Tra l’ultima settimana di ottobre e la prima di novembre la Lazio si è infatti sottoposta a tre cicli di tamponi, il primo dei quali aveva riscontrato le positività al coronavirus di quattro suoi giocatori, che si erano aggiunte alle due precedenti (il club ha scelto di non comunicare mai i nomi dei positivi, i quali vengono quindi identificati dalle convocazioni o dai messaggi pubblicati individualmente). Il primo ciclo in questione risale al 26 ottobre ed era stato analizzato dai laboratori Synlab, ai quali si devono rivolgere tutte le squadre impegnate nelle coppe europee — Lazio compresa — su indicazioni della UEFA. I sei giocatori positivi (Manuel Lazzari, Luis Alberto, Anderson, Ciro Immobile, Lucas Leiva e Thomas Strakosha) erano stati quindi esclusi dai convocati per la partita di Champions League giocata in Belgio contro il Bruges mercoledì 28 ottobre.
Tra il 30 e il 31 ottobre la Lazio aveva effettuato come da regolamento un nuovo ciclo di tamponi in vista della partita di campionato contro il Torino del primo novembre. A differenza della UEFA, però, la Serie A non impone che i tamponi vengano esaminati da un unico laboratorio: ogni squadra si rivolge all’ente riconosciuto che preferisce. Dalla ripresa delle partite i tamponi della Lazio vengono fatti esaminare dal laboratorio Futura Diagnostica di Avellino, il quale il 31 ottobre aveva confermato alcune delle positività riscontrate quattro giorni prima da Synlab ma non quelle di Immobile, Leiva e Strakosha. Questi tre giocatori erano stati quindi convocati per la partita di Torino, e i primi due utilizzati nel secondo tempo.
Due giorni dopo, tuttavia, Immobile, Leiva e Strakosha sono risultati nuovamente positivi nei tamponi esaminati da Synlab per conto della UEFA, e sono stati quindi esclusi dalla partita di Champions League del 4 novembre contro lo Zenit San Pietroburgo. Alla luce delle nuove positività, la società ha sottoposto i tre giocatori anche a dei tamponi esaminati presso il suo laboratorio “di fiducia”, secondo il quale Leiva e Strakosha sono risultati negativi mentre Immobile debolmente positivo (motivo per il quale la società ha deciso nel frattempo di aggregarlo agli allenamenti). La Lazio si è poi rivolta a un terzo laboratorio, il Campus Biomedico di Roma, il quale ha confermato tutte le positività. Sabato 7 novembre, alla vigilia di Lazio-Juventus, la ASL di riferimento per il club è infine intervenuta per disporre la quarantena dei tre giocatori nonostante la Lazio facesse ancora fede sulle negatività certificate dal laboratorio campano.
Nella stessa giornata la Procura di Avellino ha mandato degli investigatori al centro sportivo della Lazio a Formello e al laboratorio di Avellino per indagare sulle discrepanze emerse nei vari tamponi effettuati. Secondo La Gazzetta dello Sport la procura si starebbe concentrando sulla possibilità di eventuali manomissioni: per ora l’unico indagato è il responsabile del laboratorio di Avellino e le ipotesi di reato sono falso, epidemia colposa e frode in pubbliche forniture.
I dubbi attorno alla vicenda sono stati alimentati dalle dichiarazioni fatte negli ultimi mesi dal direttore sanitario della Lazio, Ivo Pulcini, riprese poi dal presidente Claudio Lotito. Secondo Pulcini già lo scorso maggio il coronavirus stava «morendo», mentre più di recente ha sostenuto che una positività ritenuta debole «non ha alcun significato contagioso». In un’intervista pubblicata su Repubblica la scorsa settimana, Lotito ha aggiunto: «Che vuol dire positivo? Positivo vuol dire contagioso, no? Anche nella vagina delle donne, di tutte le donne del mondo, ci sono i batteri. Ma mica tutti sono patogeni, solo alcuni in alcuni casi diventano patogeni e degenerano».
Lunedì Pulcini si sarebbe dovuto presentare alla procura federale per essere sentito nell’ambito dell’inchiesta sulla vicenda dei tamponi, ma ha ottenuto il rinvio — per la seconda volta — per motivi di salute. Nel frattempo il campionato si è fermato due settimane per la sosta delle nazionali, durante la quale la FIGC potrebbe aggiornare il suo protocollo sanitario e lavorare all’istituzione di un laboratorio unico che esamini i tamponi di tutte le squadre del campionato come già prevede il protocollo della UEFA.
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