I processi che attendono Trump
Quando non godrà più dell'immunità presidenziale subirà probabilmente diverse indagini, e sembra preoccupato
La vita di Donald Trump dopo i quattro anni alla Casa Bianca è un argomento trattato con grandi curiosità e attenzioni dai giornali americani, ma c’è un aspetto del futuro prossimo del presto ex presidente degli Stati Uniti che non riguarda la cronaca politica e mondana ma quella giudiziaria. Su Trump infatti ci sono diverse indagini in corso, altre sono solo temporaneamente accantonate e altre ancora potrebbero essere avviate appena finirà il suo mandato. Secondo il New York Times questa è una delle sue preoccupazioni principali, non solo per le indagini già in corso ma anche per le nuove che potrebbero essere avviate.
Da presidente, Trump ha goduto dell’immunità per i reati federali, cioè quelli che riguardano le leggi nazionali. È quello che aveva impedito al procuratore speciale Robert Mueller di incriminare Trump al termine della grande inchiesta sulle interferenze russe nelle presidenziali del 2016, dalla quale Trump era uscito tutt’altro che scagionato. Certo, si pensa che ci possano essere dei limiti a questa immunità: durante un’udienza in cui si doveva valutare il rifiuto di Trump di condividere pubblicamente la propria dichiarazione dei redditi, un giudice a un certo punto aveva chiesto all’avvocato di Trump William Consovoy se l’immunità valesse anche nel caso in cui Trump avesse sparato a qualcuno (come nella famosa provocazione di Trump stesso).
Consovoy aveva sostenuto di sì, ma in realtà sembra più probabile che in uno scenario simile l’immunità non varrebbe: lo aveva sostenuto la stessa Corte Suprema lo scorso luglio. In ogni caso, dal prossimo 20 gennaio Trump non sarà più presidente e non avrà più nessuna immunità a proteggerlo: cosa lo aspetta? Nella storia statunitense nessun ex presidente è mai finito in prigione, e in tanti credono che questo varrà anche per Trump: ma gli ultimi quattro anni hanno dimostrato che un sacco di cose ritenute impossibili nella politica americana possono in realtà succedere.
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Lo scenario che in tanti si potrebbero aspettare è una grande indagine promossa dal Dipartimento di Giustizia, che potrebbe utilizzare la grande quantità di prove accumulate con l’indagine di Mueller e dalle udienze della Commissione per l’Intelligence, che pur senza incriminarlo – per via dell’immunità – non avevano scagionato Trump dall’accusa di ostruzione alla giustizia (quando esercitò pressioni sull’ex capo dell’FBI James Comey perché interrompesse le indagini sulla Russia). L’indagine potrebbe poi rappresentare la base per nuovi procedimenti giudiziari che ipotizzino i reati di cospirazione con la Russia e di falsa testimonianza.
Ma tra gli analisti ci sono forti dubbi che possa verificarsi uno scenario simile. Per l’amministrazione Biden vorrebbe dire aprire un pericoloso terreno di scontro politico, contro un ex presidente uscente appena votato da oltre 70 milioni di elettori, dopo quattro anni di forte polarizzazione ed estremizzazione del dibattito pubblico. Le prime parole di Biden dopo l’elezione hanno indicato l’intenzione di distendere le tensioni politiche, proposito che sarebbe presto annullato da un’indagine governativa contro Trump.
C’è poi un’altra questione: qualcuno ha ipotizzato che Trump, prima dello scadere del suo mandato, usi il potere della grazia presidenziale su se stesso. Non è mai successo, e da decenni ci si interroga sulla costituzionalità di un’ipotetica decisione simile. Nemmeno il presidente Richard Nixon lo fece, ricevendo la grazia dal suo successore Gerald Ford. Ma anche nell’ipotesi che Trump lo facesse, la grazia varrebbe soltanto per i reati federali: e secondo gli esperti, è più probabile che Trump finisca nei guai per reati di giurisdizione statale, esclusi da quelli che possono essere graziati.
Al momento c’è un’indagine di questo tipo che, secondo i giornalisti americani, sembra più delle altre destinata a sviluppi concreti. È quella che sta guidando Cyrus Vance Jr., procuratore distrettuale di Manhattan, uno famoso per non essere particolarmente duro con i personaggi ricchi e famosi. Negli Stati Uniti, il lavoro dei procuratori è strettamente legato alla politica, e in cui chi vuole fare carriera tiene in grande riguardo il numero di condanne rispetto ai procedimenti giudiziari persi. Visto il potere di Trump, e le sue possibilità economiche, in tanti avevano dubitato delle vere intenzioni di Vance. Ma Vance «sa dove tira l’aria, e a New York l’aria tira contro Trump. È nel suo interesse salire sul carro» ha detto un ex investigatore dell’agenzia delle entrate al New York Magazine.
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Non si sa moltissimo dell’indagine di Vance, ma uno dei punti centrali è quello che riguarda il pagamento che Trump aveva fatto all’attrice pornografica Stormy Daniels, perché non rivelasse la loro relazione. Quei soldi, aveva rivelato l’ex avvocato personale di Trump, Michael Cohen, arrivavano direttamente dai fondi del comitato elettorale di Trump. Avendo aiutato la campagna elettorale di Trump mettendo a tacere una storia non gradita, un tribunale potrebbe accertare che si sia trattato di contributo illegale a una campagna elettorale. Dato che il versamento era stato registrato come “spesa legale”, potrebbe poi configurarsi anche un reato di falsificazione dei documenti fiscali della campagna elettorale.
L’indagine di Vance è cominciata quando era finita quella precedente, che si era conclusa con la condanna di Cohen senza tentare di arrivare a Trump. Si pensa che sia in realtà molto più ampia, e che riguardi più in generale le molte zone d’ombra nelle finanze di Trump, e in particolare sui molti sistemi utilizzati per non pagare le tasse: sistemi che negli Stati Uniti sono legali in moltissimi casi, ma non sempre. In questi anni, inchieste giornalistiche hanno portato alla luce molte operazioni dubbie della Trump Organization, legate a Trump o ai suoi diretti familiari. L’indagine di Vance potrebbe avere quindi come obiettivo condannare Trump per frode fiscale, per possibili reati commessi nella giurisdizione di Manhattan.