Le cause legali che il comitato Trump ha annunciato in diversi stati americani
Chiedono sostanzialmente maggiori garanzie per la trasparenza dello scrutinio, ma molti sospettano che sia soprattutto una mossa politica
Nelle ultime ore il presidente statunitense Donald Trump e il Partito Repubblicano, che lo sostiene, hanno annunciato una serie di cause legali in alcuni degli stati in cui è ancora in corso lo scrutinio delle elezioni presidenziali, che si sono tenute martedì 3 novembre. Trump chiede sostanzialmente che ci sia più trasparenza nello scrutinio dei voti – maggiore accesso degli osservatori Repubblicani, riconteggi delle schede – ma in molti sospettano che gli annunci facciano parte della sua strategia di delegittimazione dell’intero processo elettorale, in corso ormai da diverse settimane.
Nei mesi della campagna elettorale Trump aveva detto più volte (senza prove) che votare per posta era pericoloso e che i funzionari Democratici avrebbero cercato in ogni modo di danneggiarlo; anche a seggi chiusi ha diffuso informazioni false e complottiste su alcuni inesistenti brogli in Michigan e Wisconsin, due stati dove è dato vincitore il suo avversario Joe Biden.
In Wisconsin Trump ha chiesto un riconteggio dei voti giudicato da tutti piuttosto pretestuoso, dato che Biden è in vantaggio di 20mila voti (nel 2016 fu Trump a vincere in Wisconsin, per 23mila voti). Megan Wolfe, membro della Commissione elettorale dello stato, ha ricordato che in Wisconsin un candidato può richiedere il riconteggio se la distanza che lo separa dal suo avversario è di meno dell’uno per cento. Se il margine è maggiore dello 0,25 per cento, poi, il candidato deve pagare le spese del riconteggio; se è minore lo pagherà lo stato. Attualmente Biden è avanti dello 0,6 per cento. Scott Walker, governatore Repubblicano del Wisconsin tra il 2011 e il 2019, ha ricordato che nel 2016 il riconteggio chiesto dai Democratici fece guadagnare a Trump 131 voti.
In Michigan e in Pennsylvania invece il comitato Trump ha chiesto che lo scrutinio sia interrotto finché agli osservatori Repubblicani non venga garantito un «significativo» accesso ai luoghi dove è in corso materialmente lo scrutinio. Gli esperti dubitano che il ricorso avrà un seguito, perché sta già accadendo: in un grosso centro di scrutinio a Detroit, in Michigan, Associated Press ha raccontato che gli osservatori erano presenti in grande quantità e che gli è stato garantito ampio accesso alle procedure di spoglio.
Anche in Nevada e in una contea della Pennsylvania i Repubblicani avevano presentato ricorsi del genere fra il 2 e il 3 novembre, entrambi respinti da un giudice. «Di solito i tribunali non permettono a chi lo chiede all’ultimo minuto di cambiare regole e aspetti di una procedura elettorale già in corso», ha spiegato a CNN il costituzionalista Richard Pildes.
Potrebbe avere conseguenze più concrete la causa che i Repubblicani e Trump hanno presentato alla Corte Suprema contestando la legge che permette ai funzionari elettorali della Pennsylvania – un altro stato in bilico che potrebbe risultare decisivo – di conteggiare anche i voti arrivati per posta fino a 3 giorni dopo il giorno delle elezioni, anche in assenza di un’indicazione chiara sulla data in cui sono stati spediti. A fine ottobre la Corte Suprema aveva respinto la richiesta dei Repubblicani di restringere la norma, pur lasciando aperta la possibilità di intervenire d’urgenza nel caso sorgano problemi durante lo scrutinio. Per questa ragione gli scrutatori stanno accuratamente separando i voti arrivati per posta e ricevuti dopo il 3 novembre. Non è ancora chiaro, però, se la Corte Suprema accetterà davvero di rivedere il caso e quanti voti potrebbero essere invalidati, visto che lo scrutinio è ancora in corso e quei voti sono comunque stati espressi nel rispetto delle leggi in vigore.
In Georgia, infine, il comitato di Trump ha annunciato una causa per annullare i voti in un seggio dove un funzionario aveva inavvertitamente mischiato i voti arrivati in anticipo già processati con quelli non processati, correndo il rischio di contarli due volte: cause del genere vengono annunciate a ogni elezione, ma difficilmente coinvolgono più di qualche decina o centinaio di schede. Inoltre portano spesso a riconteggi delle schede più che ad annullamenti dei risultati.
Al momento non risultano grosse irregolarità nel voto degli Stati Uniti, come ha certificato anche la missione di osservatori internazionali guidata dall’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.