Cosa succede se Trump dichiara vittoria prima dei risultati finali
I primi spogli potrebbero dare al presidente un vantaggio iniziale, e lui potrebbe decidere di approfittarne: cosa faranno le tv e i social network
Una delle possibilità più temute durante la notte elettorale americana è il cosiddetto «red mirage»: lo scenario in cui il conteggio iniziale in molti stati – basato più sul voto di persona che su quello per posta – dia in vantaggio Donald Trump, fornendo al presidente abbastanza margine per dichiarare vittoria prematuramente e mettere così pressione sugli scrutatori e sui tribunali, dovessero in qualche modo essere coinvolti nelle controversie successive al voto.
L’ipotesi è nota da tempo, e se ne parla perché quest’anno le schede inviate via posta o in anticipo sono tantissime (quasi 100 milioni di americani hanno già votato, sono oltre i due terzi di tutti i voti espressi nel 2016) e in molti stati il loro conteggio può cominciare soltanto il giorno delle elezioni, oppure dopo la chiusura dei seggi. Al contrario di quanto accaduto in passato, poi, quest’anno i Democratici si sono avvalsi del voto per posta molto più dei Repubblicani: un po’ perché più interessati a proteggersi dal rischio di contagio (che Trump ha invece minimizzato per l’intera campagna elettorale) e un po’ perché Trump ha insistito a lungo, senza prove, nel descrivere il voto per posta come pericoloso e a rischio di brogli.
Normalmente contare i voti ricevuti via posta richiede più tempo dei voti espressi ai seggi – alcuni arriveranno perfino nei prossimi giorni – e quindi è possibile che in alcuni stati Trump risulterà in vantaggio all’inizio dello spoglio, e che soltanto in seguito il conteggio si stabilizzerà in favore del candidato democratico Joe Biden. È già successo in passato in alcune elezioni locali, come nel 2018 per un seggio al Senato in Arizona. Quella volta Trump scrisse su Twitter che l’unico risultato valido doveva essere quello della notte delle elezioni, ma alla fine fu la candidata del Partito Democratico a vincere e diventare senatrice.
È possibile quindi che, apparendo momentaneamente in vantaggio, Trump decida di dichiarare vittoria a conteggio ancora in corso, creando le condizioni per un’enorme confusione e denunciando i successivi aggiustamenti dei risultati come frutto di brogli. Il sito di politica americana Axios ha scritto che, privatamente, Trump ha discusso con i suoi alleati l’ipotesi «di salire su un palco durante la notte elettorale e dichiarare di aver vinto». Per farlo, scrive Axios, Trump si aspetta di avere vinto o di avere un vantaggio consistente in alcuni stati considerati in bilico, come Ohio, Florida, North Carolina, Texas, Iowa, Arizona e Georgia. A quel punto, dopo aver dichiarato vittoria, la campagna elettorale di Trump vorrebbe denunciare come brogli tutti i risultati che arriveranno dopo la notte elettorale: in molti stati come per esempio la Pennsylvania, che è decisivo, ci si aspetta che il conteggio duri qualche giorno, e la Corte Suprema ha concesso che siano contate anche le schede arrivate via posta fino a tre giorni dopo la chiusura dei seggi.
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Trump ha negato di voler dichiarare vittoria prematuramente, ma come è noto ha trascorso gli ultimi mesi denunciando brogli elettorali molto improbabili e molte persone che fanno parte dell’amministrazione o della campagna elettorale, pur senza citare la possibilità di un annuncio di vittoria prematuro, hanno fatto cenno al «red mirage». Jason Miller, consigliere di alto grado della campagna elettorale, ha detto pochi giorni fa che «il presidente Trump sarà avanti nella notte elettorale, probabilmente avrà 280 voti elettorali o ci andrà vicino e [i Democratici] cercheranno di rubarglieli dopo il voto». I voti elettorali necessari per vincere la presidenza sono 270.
Here's Jason Miller claiming that counting all the ballots = stealing the election: pic.twitter.com/FMApbmVlRa
— The Recount (@therecount) November 1, 2020
Kayleigh McEnany, la portavoce della Casa Bianca, durante un’intervista a Fox News ha negato che Trump dichiarerà vittoria prematuramente, ma ha detto anche che «gli americani hanno il diritto di conoscere il nome del vincitore durante la notte elettorale», aggiungendo «abbiamo visto molti casi di brogli» (non è vero).
Le cose si complicano perché, anche se Trump non dovesse annunciare la propria vittoria complessiva, potrebbe farlo con alcuni stati in bilico. In questo avranno un ruolo importante le televisioni e i social network. Normalmente, infatti, durante la notte elettorale le principali reti televisive “assegnano” i singoli stati, attribuendo la vittoria a un candidato quando sono sicuri che quel candidato abbia vinto, anche a scrutinio in corso. Queste attribuzioni di solito si fanno sulla base del conteggio dei voti, ma anche sulla base di proiezioni statistiche, exit poll, reportage sul campo. Tra le reti televisive americane, ABC, CBS, CNN e NBC partecipano al National Election Pool (NEP), un accordo di condivisione degli exit poll fatto dalla società Edison Research. Fox News e Associated Press, invece, sono uscite da NEP nel 2016 e anziché usare gli exit poll fanno sondaggi telefonici nei giorni precedenti alle elezioni. Quest’anno, siccome ottenere gli exit poll è più difficile a causa della pandemia da coronavirus, anche Edison ha aumentato il numero delle chiamate telefoniche agli elettori.
Tutti i dirigenti e i presentatori delle principali reti televisive hanno detto che stavolta l’obiettivo è privilegiare l’accuratezza sulla velocità (di solito essere la prima rete ad assegnare uno stato è piuttosto prestigioso, se la previsione è corretta). Secondo Reuters, ABC News e CBS News hanno creato delle unità di giornalisti per valutare la possibilità di interferenze sul processo elettorale. NBC News rispetto al 2016 ha raddoppiato il team che si occupa di valutare i risultati. E in generale l’idea è di essere più trasparenti possibile con gli spettatori. Steve Kornacki, giornalista politico e presentatore di MSNBC ha detto che la sua intenzione durante la notte elettorale è ripetere spesso agli spettatori «questi risultati riguardano il voto anticipato, questi altri il voto via posta», in maniera tale che tutti possano farsi un’idea chiara di quello che sta succedendo. Inoltre l’obiettivo è quello di fare un «fact checking aggressivo dei tentativi di distorcere l’andamento delle elezioni», come ha detto a Hollywood Reporter Noah Oppenheim, il presidente di NBC News.
Anche AP ha un “decision desk” che dovrebbe assegnare oltre 7.000 risultati nazionali e locali, e ha spiegato in un articolo che a queste elezioni intende essere più trasparente del solito sulle decisioni. Il giudizio di AP è importante perché l’agenzia di stampa non pubblica proiezioni o previsioni, ma annuncia soltanto la vittoria finale, e lo fa con molta autorevolezza: nelle contestate elezioni del 2000, quando tutte le reti televisive prima assegnarono la Florida al candidato democratico Al Gore e poi cambiarono idea e la assegnarono al repubblicano George W. Bush — tanto che Gore prima telefonò a Bush per congratularsi e poi si rimangiò la parola — AP fu l’unica a non sbilanciarsi.
Fox News, che ha una linea politica decisamente trumpiana, almeno in teoria è favorevole a questi princìpi di cautela. In realtà, ha scritto su Twitter Brian Stelter, giornalista di CNN e autore di un libro sul tema, Fox News sta dando ai suoi spettatori, in maggioranza trumpiani, l’impressione che il presidente sia molto più vicino alla vittoria di quanto non dicano i sondaggi.
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Nonostante tutte le precauzioni, però, se Trump metterà in atto il piano presentato da Axios e «salirà su un palco» per dichiarare vittoria prematuramente tutte le tv non potranno fare altro che mandare in onda il video in diretta, probabilmente a reti unificate, come ha scritto ancora Stelter in un pezzo su CNN in cui intervista molti presentatori e manager delle reti.
Poi ci sono i social network. Facebook e Twitter hanno creato dei team per seguire le elezioni e hanno previsto delle contromosse per evitare che un candidato possa usare le loro piattaforme per cercare di manipolare il risultato. Se un candidato dovesse dichiarare vittoria prematuramente, sia Facebook sia Twitter intendono inserire un avvertimento visibile all’interno del post. Quello di Facebook sarà: «Si stanno ancora contando i voti. Le proiezioni per il vincitore delle elezioni presidenziali del 2020 non sono ancora disponibili». L’avvertimento linkerà alla pagina dei risultati ufficiali di Reuters e del National Election Pool. Ci sarà un avviso simile anche su Instagram.
Twitter intende inviare un avvertimento che dice: «Le fonti ufficiali danno il risultato di questa elezione in maniera differente», oppure «Le fonti ufficiali potrebbero non aver fornito risultati su questa elezione quando è stato fatto il tweet». Secondo il social network, affinché un risultato possa essere considerato ufficiale è necessario che sia annunciato da un funzionario pubblico oppure che sia dichiarato da almeno due dei sette network nazionali.
We may label Tweets, starting on election night, that make claims about election results before they’re officially called.
We’ll be prioritizing the presidential election and other highly contested races where there may be significant issues with misleading information. pic.twitter.com/BExhZdVMnB
— Support (@Support) November 2, 2020
YouTube non ha creato un team dedicato alle elezioni ma ha detto di aver investito molto nei sistemi necessari a rimuovere i video manipolati e a dare priorità ai contenuti autorevoli. Considerata tuttavia la natura dei social network, quasi impossibili da controllare, e le difficoltà che hanno incontrato nel definire i contenuti pericolosi, non è ancora chiaro quanto tutte queste misure saranno efficaci.