I chiarimenti sulle frasi del Papa sulle coppie gay
Una nota della Segreteria di Stato inviata ai nunzi apostolici prova a chiarire come il Papa non avrebbe apportato modifiche alla "dottrina della Chiesa, numerose volte ribadita nel corso degli anni"
Secondo Avvenire la Segreteria di Stato vaticana, «per espresso desiderio del Pontefice», avrebbe inviato un «breve scritto» ai tutti i nunzi apostolici – gli “ambasciatori” della Santa Sede presso ogni stato – con la ricostruzione del contesto in cui sono state pronunciate le parole con cui Papa Francesco aveva detto di essere favorevole alle unioni civili tra persone omosessuali.
Lo scritto non è un commento ufficiale del Vaticano, ma è la prima volta che dalla Santa Sede si fa riferimento, attraverso canali istituzionali, alle dichiarazioni di Papa Francesco contenute nel documentario Francesco, realizzato dal regista Evgeny Afineevsky e presentato in anteprima il 21 ottobre al Festival del cinema di Roma. Nel documentario il Papa, intervistato, dice:
«Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo»
Secondo Avvenire, che è il giornale della Conferenza Episcopale Italiana, la Segreteria di Stato vaticana avrebbe invitato i nunzi apostolici a condividere con i vescovi degli stati in cui svolgono funzione diplomatica la nota sulle parole del Papa, che «hanno suscitato, nei giorni scorsi, diverse reazioni e interpretazioni». Lo scopo della nota sarebbe offrire «alcuni elementi utili, nel desiderio di favorire, per Sua (di papa Francesco, ndr) disposizione, un’adeguata comprensione delle parole del Santo Padre».
La nota ricorda che «oltre un anno fa, rilasciando un’intervista, papa Francesco rispose a due domande distinte in due momenti diversi che nel documentario sono state pubblicate come una sola risposta, senza la dovuta contestualizzazione, il che ha generato confusione». Papa Francesco avrebbe «fatto in primo luogo un riferimento pastorale alla necessità che, all’interno della famiglia, il figlio o la figlia con orientamento omosessuale non siano mai discriminati».
La nota precisa che Francesco avrebbe risposto alla prima domanda con le parole: «Le persone omosessuali hanno diritto a stare in famiglia; sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia. Non si può cacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile per questo». Un’affermazione, si precisa, in linea con l’Esortazione apostolica post-sinodale all’amore nella famiglia Amoris laetitia del 2016, al capoverso n. 250.
La seconda domanda sarebbe invece stata riferita a «una legge argentina di dieci anni fa sui “matrimonios igualitarios de parejas del mismo sexo” (“matrimoni egualitari di coppie dello stesso sesso”) e all’opposizione dell’allora Arcivescovo di Buenos Aires nei suoi confronti». La nota, senza entrare nel merito della risposta del Papa, ricorda che in questo caso avrebbe fatto riferimento «al diritto di queste persone ad avere delle coperture legali», dicendo testualmente: «Quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile; hanno diritto di essere coperti legalmente. Io ho difeso questo».
Infine, la nota fa riferimento a un’intervista del 2014 in cui papa Francesco aveva detto: «Il matrimonio è fra un uomo e una donna. Gli Stati vogliono giustificare le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, spinti dall’esigenza di regolare aspetti economici fra le persone, come ad esempio assicurare l’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di varia natura, di cui non saprei elencare le diverse forme. Bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà».
La Segreteria di Stato conclude che «è pertanto evidente che papa Francesco si sia riferito a determinate disposizioni statali, non certo alla dottrina della Chiesa, numerose volte ribadita nel corso degli anni».