Come stanno andando i reati in Italia
Nel primo semestre dell'anno furti e rapine sono calati, ma sono in forte aumento i crimini informatici
Una delle conseguenze delle restrizioni imposte per contenere la diffusione dei contagi da coronavirus durante il periodo della cosiddetta prima ondata dell’epidemia è che in Italia, nel primo semestre del 2020, reati come furti e rapine sono diminuiti. Secondo i dati raccolti nel Report della direzione centrale della Polizia criminale, che dipende dal dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, i crimini denunciati sono calati in totale del 32,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Allo stesso tempo, sono cresciute le segnalazioni di reati come usura e contrabbando, ma soprattutto sono molto aumentate le denunce a fronte dei crimini informatici.
Il rapporto della Polizia criminale ha evidenziato che dal gennaio al maggio del 2020 sono stati denunciati 645.203 reati contro i 953.002 che erano stati registrati nello stesso periodo dell’anno scorso. In pratica, nel primo semestre del 2020 si sono ridotte di molto le attività criminali che sono direttamente collegate alle limitazioni sugli spostamenti, come rapine, scippi e borseggi. Peraltro, nel solo periodo di marzo e aprile 2020, quando il governo italiano aveva imposto il lockdown nazionale, i reati registrati erano diminuiti del 54,3 per cento.
Il Sole24Ore ha ricostruito in maniera più dettagliata i dati raccolti dal Servizio di analisi criminale, che fa capo alla direzione centrale della Polizia criminale: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in Italia le rapine in banca sono calate del 53,1 per cento, mentre quelle negli esercizi commerciali del 31,9 per cento. Anche i furti sono diminuiti: del 51,9 per cento i furti con destrezza, quelli in cui il ladro agisce con velocità e senza che chi subisce il furto si accorga di nulla – che erano molto frequenti nelle località turistiche, come a Rimini e provincia – e del 39,4 per cento i furti in casa.
A partire da inizio maggio, quando le restrizioni sono state gradualmente allentate e ha avuto inizio la cosiddetta “Fase 2” della gestione dell’epidemia, hanno cominciato a crescere nuovamente anche le denunce dei reati, sebbene con numeri sempre inferiori rispetto all’anno scorso. Un dato che invece è aumentato rispetto all’anno precedente è quello relativo ai crimini informatici, che nei primi sei mesi del 2020 sono cresciuti del 23,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019.
Tra i reati di questo tipo ci sono i furti dell’identità digitale e le clonazioni di carte di credito, ma anche l’accesso abusivo a sistemi informatici e frodi telematiche di vario tipo. Come ha raccontato al Sole24Ore il direttore del Servizio di analisi criminale, Stefano Delfini, il ricorso sempre più frequente allo smart working e alla didattica a distanza «hanno spostato una parte della delittuosità sulla rete».
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Un caso piuttosto frequente è quello di malintenzionati che si fingono operatori del servizio clienti delle banche e contattano per telefono il cliente con la scusa di verificare un’operazione effettuata tramite il servizio di home banking oppure segnalare una presunta truffa: i sedicenti operatori chiedono quindi ai clienti dati o credenziali che normalmente le banche non chiederebbero e, aggirandoli, finiscono col sottrarre denaro dai loro conti. Frodi informatiche come queste si verificano sempre più spesso e vengono di solito denunciate, ha spiegato Delfini, perché comportano quasi sempre un potenziale danno economico per la persona che le subisce.
Un caso recente di truffa informatica, per fare un esempio, è quello che ha colpito un’azienda di Trento attiva nel settore siderurgico. In questo caso gli hacker sono riusciti a introdursi nella casella di posta elettronica dell’azienda e a far partire e-mail fraudolente senza che l’azienda se ne accorgesse. Con queste mail, i truffatori si sono infilati in una trattativa tra l’azienda e un cliente bosniaco che doveva comprare un costoso macchinario, e hanno contraffatto i dati bancari necessari per il pagamento con bonifico: i circa 600mila euro che avrebbe dovuto incassare l’azienda trentina sono così stati trasmessi su vari conti correnti riconducibili ai truffatori anziché su quello della società.
Secondo quanto ha ricostruito il Sole24Ore, le province dove nella prima metà dell’anno sono state più diffuse denunce per truffe e frodi informatiche sono quelle di Trieste, Gorizia, Belluno e Milano. Le segnalazioni per questo tipo di reati sono in crescita in quasi tutta Italia, e per esempio nella provincia di Monza e Brianza sono aumentate del 124 per cento.
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Tra le altre cose, la crisi di liquidità dovuta all’emergenza della pandemia ha fatto aumentare anche i reati di usura, che rispetto all’anno scorso sono cresciuti del 9,8 per cento. Secondo Delfini, uno dei fenomeni critici da osservare è proprio quello che in gergo viene chiamato il “welfare criminale di prossimità”, che si verifica appunto quando «la criminalità organizzata cerca di arrivare prima dello Stato» per dare ai cittadini misure alternative al reddito.
Nel primo semestre del 2020 sono aumentati anche i reati di associazione per spaccio di stupefacenti (+ 5,9 per cento) e quelli relativi al contrabbando, che secondo la Polizia criminale in alcuni casi hanno riguardato anche dispositivi di protezione individuale e gel igienizzante (+ 6,7 per cento). Anche l’aumento degli incendi (+ 2,4 per cento), spesso di natura dolosa, può essere una «spia di altri illeciti, ad esempio legati allo smaltimento illegale dei rifiuti medici e ospedalieri», ha spiegato Delfini.
Rispetto al 2019 sono calati anche gli omicidi e i reati legati allo sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile. Tuttavia, l’associazione italiana D.i.Re, che riunisce 80 centri antiviolenza in Italia, ha evidenziato che durante il lockdown c’è stato un aumento del 73 per cento delle telefonate al numero verde 1522 – la linea dedicata alle segnalazioni di violenza e stalking – e Delfini ha spiegato che a partire da maggio hanno cominciato a crescere anche le denunce di violenze su donne o minori. Secondo D.i.Re, l’emergenza dovuta alla diffusione della COVID-19 «ha soltanto esacerbato» una situazione che in Italia c’era già.
Una cosa da tenere in considerazione, inoltre, è che la tendenza dei cittadini a denunciare i reati varia a seconda del tipo di crimine e del territorio, oltre che in base alla sensibilità personale. Per questa ragione, Delfini ha spiegato che c’è «una parte di attività criminale, che definiamo “numero oscuro”, che non viene segnalata nonostante gli sforzi messi in campo per farla emergere». A questo proposito, la Polizia criminale ha messo in atto una serie di campagne di sensibilizzazione sul territorio per presidiare e individuare i casi di maltrattamenti verso anziani e minori.
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