C’è un problema con il vaccino contro la COVID-19: i ladri
Non sarà solamente complicato verificare l'efficacia, produrre e distribuire i vaccini: occorrerà anche proteggerli da chi proverà a rubarli, scrive il Wall Street Journal
Mentre proseguono i test clinici per verificare l’efficacia e la sicurezza dei vaccini contro il coronavirus, le aziende farmaceutiche coinvolte nel loro sviluppo e le autorità sanitarie stanno elaborando piani non solo per distribuire milioni di dosi in poco tempo, ma anche per tutelarsi da un rischio non trascurabile: i furti.
Anche se saranno necessari alcuni mesi prima di sapere se i vaccini finora sviluppati siano efficaci, le aziende farmaceutiche e di biotecnologie hanno già avviato la produzione di dosi, in modo da essere pronte a distribuirle nel caso di un esito positivo dei loro test. Hanno davanti una sfida logistica senza precedenti e dalla quale potrebbe dipendere la vita di milioni di persone.
Il Wall Street Journal ha raccolto informazioni da Pfizer e Moderna, impegnate nello sviluppo di vaccini ritenuti tra i più promettenti, raccontando come negli Stati Uniti le aziende farmaceutiche e quelle di logistica si stiano organizzando per ridurre i rischi di furti e frodi. Il tema riguarderà anche l’Europa, dove nelle ultime settimane c’è stato un aumento marcato di nuovi positivi, e diverse altre aree del mondo.
La protezione dalla criminalità non è una novità per i produttori di vaccini, che spesso si trovano nelle condizioni di dover garantire la sicurezza per le spedizioni della loro costosa merce. Per il vaccino contro il coronavirus utilizzeranno un sistema in uso già da tempo: far circolare camion riconoscibili dai loro marchi, ma che in realtà non trasportano vaccini, insieme a quelli che contengono effettivamente le dosi da distribuire a cliniche e ospedali. È una soluzione adottata anche in altri settori e, insieme ad altro, contribuisce a ridurre i rischi di subire un furto.
Pfizer inoltre utilizzerà un sistema GPS per tenere traccia in tempo reale delle proprie spedizioni, in modo da rilevare eventuali deviazioni impreviste dei corrieri, che potrebbero indicare un dirottamento per un furto. Per l’azienda farmaceutica questa forma di controllo sarà essenziale perché il suo vaccino – a differenza di quelli che stanno sperimentando altre aziende – deve essere mantenuto a temperature fino a -70 °C. L’azienda ha realizzato particolari contenitori per mantenere le dosi a temperature così basse, ma dovrà gestire con molta attenzione le consegne per assicurarsi che non s’interrompa la catena del freddo a danno dell’efficacia del vaccino.
UPS, uno dei più grandi spedizionieri al mondo, ha annunciato che utilizzerà un proprio sistema di tracciamento per verificare che le confezioni con le dosi raggiungano la destinazione richiesta, senza interventi illeciti. Altre aziende che si occupano di logistica hanno annunciato iniziative simili, anche se ci sono dubbi sulla capacità del sistema di potersi adattare per la consegna di decine di milioni di dosi, e non solo negli Stati Uniti.
Il governo statunitense ha previsto che le consegne siano effettuate con la scorta di agenti federali, per fare da deterrente e per gestire direttamente un eventuale furto. In attesa dell’approvazione e della loro distribuzione, i vaccini già prodotti sono per ora conservati in segreto in alcuni magazzini. L’obiettivo è di poterli impiegare il prima possibile, anche se i ricercatori ritengono che saranno necessari almeno due mesi prima di avere dati affidabili sull’eventuale efficacia dei vaccini sperimentali finora sviluppati.
Esperti di logistica e sicurezza segnalano che la catena di distribuzione potrebbe avere alcuni punti deboli. I lotti sono solitamente consegnati dai produttori a centri di distribuzione, che a loro volta li suddividono in lotti più piccoli da consegnare agli ospedali e alle cliniche. L’ultima fase di distribuzione non ha sempre sistemi di sicurezza adeguati e nel caso di una risorsa che sarà inizialmente scarsa, come un vaccino molto atteso e richiesto, potrebbero sorgere problemi.
I responsabili degli ospedali consultati negli Stati Uniti dal WSJ hanno spiegato di essere concentrati in questa fase sugli ordini per avere dosi sufficienti, e sull’installazione di freezer in grado di raggiungere le temperature necessarie per la loro conservazione, soprattutto nel caso del vaccino di Pfizer. Per il resto, seguiranno le procedure già previste per assicurarsi che le loro farmacie siano protette, riducendo i rischi di eventuali furti.
Chi si occupa di sicurezza nel settore farmaceutico segnala che il rischio sarà più alto nei primi mesi dopo l’approvazione da parte delle autorità sanitarie, quando le dosi saranno relativamente poche rispetto alla grande domanda. Attività illecite e furti potrebbero essere organizzati non solo da singoli o dal crimine organizzato, ma anche da alcuni governi più in difficoltà di altri nell’avere accesso alle dosi.
Secondo il Pharmaceutical Security Institute, un’associazione di categoria, negli ultimi cinque anni i fenomeni connessi al furto e alla contraffazione di prodotti farmaceutici sono aumentati del 70 per cento. Durante una pandemia, che implica spese e investimenti più alti del solito nel settore, fenomeni di questo tipo tendono a verificarsi con maggiore frequenza a danno non solo delle aziende farmaceutiche, ma anche dei loro clienti e della collettività.
I vaccini sperimentali sottoposti a test clinici in tutto il mondo sono circa 50, mentre almeno altri 90 sono in fase di sviluppo tramite test di laboratorio e sugli animali. A oggi 11 vaccini hanno superato le fasi 1 e 2, dedicate per lo più a verificare la sicurezza per i volontari che li assumono, e sono nella fase 3, l’ultima di test condotti su larga scala. Tra le soluzioni ritenute più promettenti ci sono i vaccini di Moderna, Pfizer, AstraZeneca e di Johnson & Johnson. Altri vaccini in fase avanzata di test sono sperimentati in Cina e in Russia, ma ci sono ancora dubbi sulla loro sicurezza ed efficacia.
Le prime approvazioni da parte delle autorità di controllo sui farmaci potrebbero essere emesse entro la fine di quest’anno, ma è opinione diffusa tra ricercatori ed esperti che un vaccino non sarà disponibile per la maggior parte della popolazione prima della prossima primavera. A oggi non è inoltre noto se questi vaccini siano in grado di suscitare una memoria immunitaria nel lungo periodo, particolare che potrebbe influire sulla loro capacità di ridurre la diffusione della pandemia.