«Quiere usted una Nueva Constitución?»
È la domanda che moltissimi cileni aspettavano dall'inizio delle proteste dello scorso anno, e che troveranno su una delle due schede dello storico referendum di oggi per cambiare la Costituzione
Domenica 25 ottobre in Cile si vota per decidere se scrivere e adottare una nuova Costituzione o mantenere quella attuale, risalente al 1980 e redatta durante la dittatura militare del generale Augusto Pinochet. È un voto molto importante, perché la richiesta di una nuova Costituzione è diventata sempre più centrale durante le proteste antigovernative iniziate a Santiago, la capitale del Cile, nell’ottobre dello scorso anno e continuate nonostante le restrizioni imposte per la pandemia da coronavirus. È anche la prima volta nella storia del Cile che si propone tramite referendum un cambio di Costituzione.
Le schede del referendum sono due. La prima contiene una domanda secca: «Quiere usted una Nueva Constitución?», «Vuole una nuova Costituzione?». Le opzioni sono «apruebo» e «rechazo», rispettivamente «approvo» e «rifiuto». Indipendentemente dalla risposta data sulla prima scheda, gli elettori potranno rispondere alla domanda presente sulla seconda, con cui si deciderà che tipo di organo dovrà farsi carico eventualmente della scrittura della nuova Costituzione. Le opzioni sono: un’assemblea mista composta da membri eletti direttamente e parlamentari, oppure un’assemblea costituzionale composta solo da membri eletti direttamente (in questo secondo caso sarà garantita la parità di genere).
In entrambi i casi, comunque, sarà riservato un certo numero di seggi alle popolazioni indigene, anche se il Congresso cileno non ha ancora stabilito quanti.
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Se dovesse vincere l’opzione del «rechazo», la Costituzione del 1980 continuerà a essere vigente. Se dovesse vincere «apruebo» – opzione che nei giorni scorsi veniva data largamente favorita – allora si attiverà un processo ben preciso e già pianificato, che inizierà l’11 aprile 2021 con le elezioni per decidere chi saranno i membri direttamente eletti che faranno parte dell’assemblea incaricata di redigere la nuova Costituzione. È previsto che l’assemblea si insedi nel maggio 2021, e che entro la seconda metà del 2022 si tenga un referendum sul testo della nuova Costituzione.
I manifestanti che nel corso dell’ultimo anno hanno partecipato alle proteste contro il governo cileno, guidato dal presidente conservatore Sebastián Piñera, si sono detti favorevoli a un cambio della Costituzione: sostengono che la Costituzione del 1980, scritta da un regime militare autoritario, contribuisca ancora oggi a mantenere le profonde disuguaglianze che caratterizzano il Cile, e a impedire qualsiasi cambiamento strutturale di un sistema che favorisce l’intero apparato privato rispetto al pubblico (per esempio nei settori dell’istruzione e della sanità).
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Nella coalizione di governo, di centrodestra, ci sono posizioni diverse sul referendum. La Unión Demócrata Independiente (UDI), partito di destra fondato da uno dei redattori della Costituzione del 1980, Jaime Guzmán, si è schierato per non cambiare la Costituzione, sostenendo che la vittoria del Sì sarebbe «un salto nel vuoto» che potrebbe minare la crescita del Cile, che prima dell’inizio delle proteste era considerato uno dei paesi più stabili dell’America Latina. Renovación Nacional, il partito di Piñera, si è dimostrato invece molto più diviso, con alcuni esponenti che hanno detto di voler votare per un cambio di Costituzione e altri che si esprimeranno per mantenere quella attuale.
Per il referendum di oggi è stato adottato un preciso protocollo anti-COVID-19. Tra le altre cose, sono stati allestiti nuovi spazi per il voto, in modo da evitare il più possibile assembramenti, ci sarà una fascia oraria dove i seggi saranno accessibili solo a persone di oltre 60 anni e sarà possibile per gli elettori portarsi la penna da casa: sarà inoltre obbligatorio l’uso della mascherina e igienizzarsi le mani prima e dopo avere votato.