L’ONU ha 75 anni
Il 24 ottobre del 1945 entrò in vigore la Carta delle Nazioni Unite, che sancì la nascita dell'organizzazione nata per difendere la pace nel mondo
Il 24 ottobre è considerato il giorno ufficiale della nascita delle Nazioni Unite (ONU), l’organizzazione internazionale creata nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, per favorire la collaborazione tra le nazioni ed evitare l’inizio di un nuovo grande conflitto. Da allora sono passati 75 anni: oggi l’ONU conta tra i suoi membri 193 paesi su un totale di 196 considerati sovrani (Città del Vaticano e la Palestina sono osservatori permanenti mentre Taiwan è un ex stato membro) e ha un budget complessivo di 56 miliardi di dollari, versati su base in parte obbligata, in parte volontaria, dai paesi membri.
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Per festeggiare l’anniversario sono stati organizzati numerosi eventi – che si sono svolti virtualmente a causa della pandemia da coronavirus – e iniziative, come esposizioni artistiche e fotografiche, la selezione di 75 documenti significativi che hanno fatto la storia dell’organizzazione e un sondaggio globale su quali siano le priorità della comunità internazionale nell’affrontare la pandemia.
Anche se adesso le Nazioni Unite sembrano una presenza costante, la loro nascita non fu affatto scontata. La Società delle Nazioni, un’organizzazione simile creata 25 anni prima, aveva completamente fallito il proprio obiettivo principale: impedire l’inizio di una nuova guerra mondiale. Le ambizioni e le rivalità dei singoli stati si erano dimostrati ostacoli troppo difficili da superare e il fatto che gli Stati Uniti – i principali promotori della Società delle Nazioni – avessero deciso di non entrare a farne parte privò l’organizzazione del peso necessario per influire sugli altri stati membri.
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Alla fine della Seconda guerra mondiale, ci volevano quindi grande idealismo e convinzione per ripetere l’esperimento: ce li misero un gruppo di intellettuali, attivisti e politici animati da buone intenzioni insieme a personaggi di stato più vicini alla “realpolitik”, il pragmatismo politico.
Secondo alcuni storici, il primo documento che sancì la nascita delle Nazioni Unite fu la Dichiarazione Atlantica, formulata da Stati Uniti e Regno Unito nell’agosto del 1941, circa due anni dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale. Nei mesi successivi i suoi contenuti furono ripetuti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite, un documento firmato dalle principali potenze in guerra contro l’Asse (l’alleanza tra Germania, Italia, Giappone e altri paesi), cioè Stati Uniti, Regno Unito, Unione Sovietica e Cina, più altri 26 paesi. Fu la prima volta in cui venne impiegato il termine “Nazioni Unite”, che per tutta la guerra divenne spesso un sinonimo delle forze Alleate.
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Le due dichiarazioni contenevano una serie di principi che sarebbero considerati ambiziosi e utopistici anche oggi. La guerra, c’era scritto, non avrebbe dovuto portare ad allargamenti territoriali per nessuno dei belligeranti, alla fine delle ostilità i popoli avrebbero avuto diritto all’autodeterminazione e al rispetto dei propri diritti umani e politici. Le dichiarazioni avevano anche contenuti più prosaici, come ad esempio l’impegno a combattere contro l’Asse senza firmare accordi separati – era quello il punto fondamentale per i principali belligeranti: stabilire chiaramente che non ci sarebbe dovuta essere alcuna pace separata fino alla vittoria.
Nelle dichiarazioni c’era anche una certa dose di ipocrisia da parte di molti dei firmatari. Il Regno Unito, ad esempio, governava all’epoca quasi un terzo del mondo e aveva sotto di sé decine di popoli a cui non era mai stato chiesto cosa pensassero del governo britannico. L’Unione Sovietica aveva milioni di cittadini imprigionati nei gulag e stava procedendo proprio in quegli anni a spostare milioni di propri cittadini di etnie ritenute “infedeli” da un angolo all’altro del paese.
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Negli anni successivi, mentre la guerra era ancora in corso, Stati Uniti, Regno Unito, Cina e Russia continuarono le trattative e stabilirono la necessità di sostituire la vecchia Società delle Nazioni con un nuovo organismo, più dinamico ed efficiente. Le caratteristiche dell’ONU furono decise durante una serie di conferenze tra il 1943 e il 1945, che cercarono di evitare le debolezze che avevano fatto crollare la Società delle Nazioni.
Tra queste ci fu la nascita del Consiglio di sicurezza, che riservava alle cinque potenze vincitrici – Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Cina e Russia – una posizione di preminenza e il diritto di veto su qualunque iniziativa dell’organizzazione. Ora il Consiglio è composto da 15 stati: i 5 permanenti e 10 eletti a rotazione dall’Assemblea generale dell’ONU, che raccoglie tutti i paesi membri. Da anni si chiede che venga smantellato, ma la proposta non ha il sostegno dei 5 membri permanenti.
Tornando alle ultime settimane di guerra in Europa, nell’aprile del 1945 i paesi che avevano aderito alla Dichiarazione delle Nazioni Unite si riunirono a San Francisco per decidere sull’istituzione di un’organizzazione che li rappresentasse. Si accordarono sulla Carta delle Nazioni Unite che, come la Costituzione di uno stato nazionale, costituisce il fondamento dell’ONU e stabilirono che il nuovo documento sarebbe entrato in vigore il 24 ottobre di quell’anno. Il 6 gennaio del 1946 a Londra si celebrò la prima Assemblea Generale della nuova organizzazione. La bandiera venne adottata il 7 dicembre del 1946 e rappresenta la mappa del mondo circondata da ramoscelli di ulivo; è disegnata in bianco su sfondo azzurro, considerato il colore opposto al rosso, quello della guerra.
Sono passati 70 anni e finora non si è mai arrivati a una terza guerra mondiale, anche se storici, opinionisti e analisti politici non sono unanimi nello stabilire quanto abbia pesato in questo il lavoro dell’ONU. Nel frattempo, l’organizzazione ha allargato le proprie competenze: è impegnata nell’eradicazione di malattie, della maltrunitizione, della povertà e delle discriminazioni, si fa portavoce delle istanze dei più deboli ed emarginati e collabora con numerosi programmi, fondi e agenzie specializzate nei diritti dei rifugiati, nei diritti dell’infanzia, delle donne e nella lotta all’AIDS.