L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato condannato in appello a 6 anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito
L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato condannato in appello a 6 anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito, nell’ambito di uno dei processi legati all’inchiesta chiamata “Mafia Capitale”. Per Alemanno è stata confermata la stessa condanna ricevuta in primo grado, nonostante il procuratore generale Pietro Catalani avesse chiesto ai giudici che all’ex sindaco fosse contestato solo il reato di corruzione e non quello di finanziamento illecito.
Alemanno era accusato di aver ricevuto 298.500 euro da Salvatore Buzzi – uno dei principali imputati nel processo su Mafia Capitale – in cambio di indicazioni su alcune nomine di Ama (la società che gestisce i rifiuti a Roma), di alcuni grossi appalti e dell’intermediazione per ottenere crediti che Buzzi aveva con la pubblica amministrazione di Roma. Buzzi e Massimo Carminati, l’altro principale imputato del processo, erano stati condannati in appello per associazione mafiosa, ma nell’ottobre del 2019 la Corte di Cassazione aveva riqualificato questo reato in associazione per delinquere semplice, facendo cadere molte delle accuse che erano state contestate ai due.
Alemanno ha commentato la nuova condanna dicendosi «sconcertato perché questa sentenza di appello pur di condannarmi smentisce una decisione della Cassazione secondo cui i miei coimputati sono stati riconosciuti colpevoli di traffico di influenze. A questo punto io sono “un corrotto senza corruttore”. Evidentemente mi sono corrotto da solo. Proclamo la mia innocenza come ho fatto dal primo giorno. Faremo ricorso in Cassazione. Sono sconcertato».