I dati della settimana sul coronavirus in Italia
Per la seconda volta consecutiva i contagi sono raddoppiati: e anche ricoveri e decessi continuano a peggiorare a un ritmo molto rapido
I contagi da coronavirus accertati in Italia negli ultimi sette giorni sono stati 84.125, il 95% in più di quelli registrati la settimana precedente. Per la seconda volta di fila, insomma, i casi settimanali raddoppiano: a conferma che l’epidemia è entrata molto rapidamente in quella fase nuova e molto preoccupante – la cosiddetta “seconda ondata” – che per tutto settembre era stata osservata in altri paesi europei come Francia e Spagna.
Il ritmo a cui si è diffuso il contagio nelle ultime due settimane è evidentemente insostenibile per il sistema sanitario: di questo passo, pian piano manderebbe in crisi i vari pezzi del meccanismo di gestione dell’epidemia. Lo ha già fatto con il contact tracing, il tracciamento e l’isolamento dei contatti dei positivi, che è saltato in molte regioni italiane e sta per farlo in altre, perché occorrerebbe molto – davvero molto – più personale per le necessarie indagini epidemiologiche su un numero così elevato di casi quotidiani. Ma se il contact tracing è il primo anello a saltare, c’è grande preoccupazione per quello che succederà ad altri pezzi della risposta al coronavirus che subiscono gli effetti dell’aumento dei contagi con un po’ di ritardo: i medici di famiglia, gli ospedali, e soprattutto le terapie intensive.
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I decessi, che a lungo erano cresciuti più gradualmente rispetto al ritmo dei contagi, sono più che raddoppiati negli ultimi 7 giorni rispetto alla settimana precedente: sono stati 596. Altri due dati – il numero e il rapporto con la settimana precedente – assai preoccupante.
I ricoveri ordinari sono aumentati del 67%, quelli in terapia intensiva del 70%. La settimana precedente l’incremento era stato rispettivamente del 48 e del 64%. Le notizie dei reparti intensivi in affanno si sono accumulate negli ultimi giorni, con l’impressione generale che la situazione sia destinata a peggiorare ancora prima che si vedano gli eventuali effetti delle misure restrittive adottate nell’ultima settimana.
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Un altro dato che non dà buoni segnali è il tasso di positività dei tamponi: cioè quanti risultano positivi sul totale di quelli fatti. È un indicatore parziale, e non va preso come parametro assoluto per valutare l’andamento dell’epidemia e lo stato di salute del monitoraggio: ma è comunque importante e il suo andamento medio segnala diverse cose.
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La principale è che i test si stanno concentrando sempre più su persone con sintomi e che probabilmente ci stiamo perdendo per strada gli asintomatici. Lo si capisce perché su 100 tamponi quelli che risultano positivi aumentano, in percentuale: perché l’insieme delle persone che sottoponiamo ai test si avvicina sempre di più all’insieme di persone che probabilmente hanno il coronavirus. L’altra cosa che suggerisce l’andamento di questo indicatore è che l’aumento dei casi non dipende dall’aumento dei test: altrimenti il tasso resterebbe costante, o scenderebbe. Questi concetti, e il modo corretto di interpretare il tasso di positività dei tamponi, è spiegato più estesamente qui.
A livello regionale, gli ultimi giorni sono andati molto male per la Lombardia, tornata di gran lunga la regione che ha registrato più casi ma soprattutto una di quelle con l’incremento maggiore rispetto alla settimana prima: ha superato i 20mila, il 126% in più rispetto ai sette giorni precedenti. La Campania è la seconda regione, con 10.253 casi confermati, il 93% in più; il Piemonte ne ha accertati 8.594, il 121% in più; il Lazio ne ha registrati 7.620, il 134% in più.
Rapportando i contagi notificati negli ultimi 15 giorni con la popolazione, la situazione peggiore è in Valle d’Aosta, che ne ha contati quasi 665 ogni 100mila abitanti. Nettamente di più di tutte le altre regioni: la seconda è la Liguria, con 394, seguita dalla provincia autonoma di Bolzano e dall’Umbria con 335. Piemonte, Lombardia, Toscana, Campania e Basilicata hanno una penetrazione nella popolazione accertata simile, tra 268 e 286 casi ogni 100mila abitanti.
I dati regionali non coincidono esattamente con quelli provinciali (è evidente nel caso della Valle d’Aosta) perché vengono aggiornati con tempistiche un po’ diverse.
Anche questa settimana si è raggiunto il record dei tamponi settimanali, che per la prima volta hanno superato il milione, che hanno interessato 656mila nuove persone che finora non erano state sottoposte al test.