Le accuse contro le forze speciali australiane in Afghanistan
Per violenze eccessive e senza ragioni apparenti: ora se ne riparla per un controverso video su cui ha indagato ABC
In questi giorni sta circolando parecchio un video in cui si vedono alcuni soldati delle forze speciali australiane che parlano di un loro commilitone che avrebbe ucciso un prigioniero «completamente obbediente», senza esitazione, durante una missione nel nord della provincia di Helmand, in Afghanistan, nel 2012. La testata australiana ABC ha provato a ricostruire la vicenda grazie anche alla testimonianza di un soldato statunitense che era impegnato nella stessa missione, con cui Stati Uniti e Australia lavoravano insieme per fermare il traffico di droga del regime talebano in Afghanistan. Il video sta facendo molto discutere sia per le diverse violazioni attribuite alle forze speciali australiane nel paese, sia per il motivo per cui il prigioniero sarebbe stato ucciso.
Video footage obtained by ABC Investigations shows members of an SAS patrol in Afghanistan talking about the apparent execution of a "totally compliant" prisoner by one of their comrades https://t.co/KI0KbfUbZE
— Mark Willacy (@markwillacy) October 21, 2020
La vicenda riguarda un raid notturno condotto dalle forze speciali australiane nel maggio del 2012 nell’ambito di una più ampia operazione gestita dall’agenzia anti-droga statunitense (DEA). Il soldato statunitense intervistato da ABC – che ha chiesto di essere chiamato col nome di fantasia Josh per evitare ripercussioni – era un mitragliere che si trovava a bordo di un elicottero che avrebbe dovuto dare copertura agli australiani impegnati nell’incursione; Josh era anche incaricato di riportare i soldati alla base di Camp Bastion, da dove erano partiti.
Josh ha raccontato che l’obiettivo era catturare e riportare indietro qualsiasi prigioniero fossero riusciti a prendere. Quella sera la missione sembrava essere andata molto bene per gli australiani: erano stati catturati sette prigionieri, ed erano stati legati con delle corde per evitarne la fuga. Quando arrivò nel punto concordato per recuperare soldati e prigionieri, il pilota dell’elicottero disse che a bordo c’era posto soltanto per sei prigionieri. Josh ha raccontato di aver sentito un attimo di silenzio, poi uno sparo, e un soldato australiano dire: «OK, adesso i prigionieri sono sei».
A quel punto fu «piuttosto chiaro a tutti quelli coinvolti nella missione che [le truppe australiane] avevano appena ucciso uno dei prigionieri», ha spiegato Josh. Sebbene legato e «completamente obbediente», come si sente dire nel video girato il giorno dopo dai soldati australiani, il prigioniero sarebbe stato ucciso comunque, solo per liberare un posto sull’elicottero.
Il filmato in cui i soldati australiani commentano l’uccisione di un uomo catturato proviene dalla videocamera montata sul caschetto del comandante di pattuglia di una missione che si era svolta il giorno seguente nella provincia meridionale dell’Uruzgan. I soldati parlano di una cosa ridicola e «sbagliata da moltissimi punti di vista», descrivono chi ha sparato come un «idiota del cazzo», e dicono di aver temuto che avrebbe sparato anche a loro.
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ABC non ha rivelato l’identità dei soldati coinvolti, ma ha scritto che l’ispettore generale delle Forze di difesa australiane ha interrogato centinaia di testimoni per chiarire le circostanze di queste uccisioni e sta indagando su altri 55 casi di comportamenti sospetti e possibili violazioni da parte delle forze speciali in Afghanistan. Tra le altre cose, il marzo precedente, un altro marine aveva detto di aver visto soldati australiani uccidere un uomo disarmato subito dopo essere atterrati con l’elicottero sul luogo di una missione.
Secondo Josh, l’uccisione del prigioniero a cui ha assistito non fu dovuta alla foga del momento, bensì «una decisione molto consapevole di infrangere le regole della guerra». Ha poi aggiunto che molti suoi commilitoni volevano lavorare con gli australiani perché gli americani «volevano un po’ di azione e gli australiani volevano sparare»: quando si usciva con gli australiani, ha raccontato Josh, si finiva spesso in quelle situazioni.
Un soldato di un altro plotone australiano ha raccontato ad ABC che la DEA era molto insoddisfatta del comportamento di alcune truppe australiane che si erano fatte una pessima reputazione per via del loro atteggiamento inappropriato. Parlando del plotone “November”, un agente della DEA aveva detto al soldato americano che non «avrebbero mai più lavorato con quei tipi del cazzo».
These allegations, if proven to be true, are war crimes.
The individuals responsible must face the full weight of the law for their actions, as must the entire ADF for its failures, cover ups #AusPolhttps://t.co/B9pPNwrvJn
— Senator Jordon Steele-John (@SenatorJordon) October 21, 2020
Nel 2017 ABC aveva pubblicato un reportage chiamato The Afghan Files in cui aveva approfondito la «cultura guerriera» delle forze speciali australiane in Afghanistan ed individuato diversi possibili casi di uccisioni illegali. Il giornalista che aveva avviato l’inchiesta, Daniel Oakes, fu messo sotto indagine assieme al produttore Sam Clark per aver ottenuto informazioni riservate da parte di un funzionario del governo, ma di recente le indagini sono state sospese.
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La guerra in Afghanistan iniziò nell’ottobre 2001 in risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York e a Washington compiuti da al Qaida, che aveva la sua base nel territorio afghano ed era protetta dal regime dei talebani. Da allora decine di migliaia di soldati americani e afghani sono stati uccisi, e secondo una stima di circa un anno fa la guerra è costata agli Stati Uniti più di 930 miliardi di dollari. Dopo quasi vent’anni di conflitto, a inizio 2020 i talebani hanno ottenuto il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan.