Il gruppo Iren fa sul serio con l’economia circolare
A settembre ha presentato un piano da 3,7 miliardi di euro di investimenti per essere la multiservizi più sostenibile in Italia
Sui giornali e nei discorsi dei politici si cita sempre più spesso il concetto di economia circolare, o circular economy in inglese, un modello economico che per essere più sostenibile cerca di utilizzare il più possibile i materiali di scarto. L’economia circolare è, ad esempio, una delle componenti principali del Green Deal europeo, il piano della Commissione Europea per rendere più sostenibili e meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei.
Molte aziende poi si stanno trasformando per adottare sempre di più modelli economici circolari. E c’è chi si propone quasi di superarla, parlando di multicircle economy: il gruppo Iren, una delle più importanti società multiservizi italiane, a settembre ha presentato un piano industriale quinquennale per diventare la multiservizi più sostenibile del paese.
Le multiservizi sono quelle aziende che forniscono due o più servizi pubblici, come la gestione dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti, della fornitura dell’elettricità o del gas, o anche il trasporto urbano e l’illuminazione pubblica. Questi settori si prestano benissimo all’applicazione dei principi dell’economia circolare e nel caso delle multiservizi il passaggio a questo modello è particolarmente immediato perché sono aziende che già si occupano di settori diversi ma facilmente integrabili.
Per questo Iren parla appunto di multicircle economy, un modello più completo di economia circolare perché permette una maggiore integrazione tra le sue parti. Detto in un altro modo: per un’azienda che si occupa di un unico settore, trasformare in risorse i propri prodotti di scarto può essere complesso e, anche nel caso sia possibile, poco efficiente; per un gruppo che invece riunisce in sé diverse attività, l’applicazione dei principi dell’economia circolare è molto più semplice.
Il piano quinquennale di Iren prevede un investimento raddoppiato rispetto a quello presentato nel 2015: 3,7 miliardi di euro, di cui 2 miliardi destinati alla realizzazione del modello di multicircle economy. Tra le cose che Iren progetta di fare c’è un impianto di produzione di pallet da scarti di legno a Vercelli. Sarà il primo impianto in Italia, e uno dei primi in Europa, a utilizzare per la produzione dei pallet esclusivamente rifiuti legnosi prodotti sul territorio. Solitamente gli impianti di produzione di pallet utilizzano la cosiddetta “materia prima seconda”, cioè un materiale già frutto di una prima lavorazione. Nell’impianto di Vercelli invece entreranno i rifiuti di legno provenienti dalle raccolte differenziate e ne uscirà un prodotto già pronto per essere messo sul mercato. Secondo le stime di Iren, l’impianto eviterà il taglio annuo di 115mila alberi.
In base allo stesso principio, nello scorso gennaio Iren ha acquisito, per 16 milioni di euro, l’80 per cento di I.Blu, una società specializzata nella trasformazione delle plastiche, diventando così la società leader tra gli operatori nazionali nel trattamento del materiale e contemporaneamente una delle aziende più radicate nel territorio per la raccolta del rifiuto. I.Blu ha due impianti di selezione e riciclo delle plastiche, uno a San Giorgio di Nogaro (in Friuli Venezia Giulia) e l’altro a Cadelbosco (in Emilia-Romagna). Un terzo impianto, a Costa di Rovigo (Veneto), trasforma il cosiddetto plasmix (la plastica di scarto) in polimeri che possono essere utilizzati in prodotti per l’edilizia, lo stampaggio e nell’industria siderurgica.
Altri due esempi di multicircle economy che Iren sta portando avanti riguardano le attività di due depuratori, quelli di Roncocesi e di Mancasale, entrambi in provincia di Reggio Emilia, ed entrambi gestiti da Iren. In questo caso la rigenerazione riguarda due diversi tipi di trattamento e riutilizzo dei fanghi di depurazione.
A Roncocesi è stato installato un impianto in grado di effettuare la trasformazione (upgrading, in gergo tecnico) del gas prodotto dal trattamento del fango di depurazione in un carburante rinnovabile, il cosiddetto biometano. L’upgrading rimuove le componenti indesiderate presenti nel gas prodotto dal fango (vapore acqueo, anidride carbonica e altre sostanze non utili ai fini energetici) e permette di ottenere un gas con almeno il 95 per cento di metano e con caratteristiche qualitative che lo rendono conforme all’immissione in rete, essendo del tutto simile al gas naturale. Così Iren trasforma, sempre all’interno delle attività del suo gruppo, lo smaltimento del rifiuto, in questo caso le acque reflue, in fornitura di energia.
L’impianto di depurazione di Mancasale, considerato un’eccellenza a livello nazionale, invece riutilizza le acque reflue per l’irrigazione dei campi agricoli. Il depuratore riceve le acque di scarico (civili e industriali) dalla città di Reggio Emilia: dopo averle sottoposte al trattamento di depurazione tradizionale, le filtra attraverso la sabbia e le miscela con acqua ossigenata e raggi ultravioletti. L’impianto produce dai 4 ai 5 milioni di metri cubi all’anno di acqua utilizzata per l’irrigazione dei campi. Le acque che arrivano dal trattamento del depuratore, distribuite da Iren, hanno caratteristiche idonee per le coltivazioni agricole di qualità, tipiche del territorio emiliano.