Il corso “Scrivere per ragazzi” della scuola Belleville
Comincia il 26 ottobre e sarà tenuto da Beatrice Masini, scrittrice ed editor
Tra le novità dell’autunno 2020 la Scuola di scrittura Belleville di Milano propone il laboratorio “Scrivere per ragazzi”, che guiderà i partecipanti alla scoperta di temi, generi, registri, punti di vista capaci di affascinare i lettori più giovani. Si leggeranno brani di alcuni degli autori che hanno segnato il genere negli ultimi decenni – Andrew Clements, Natalie Babbitt, Marie-Aude Murail, Jerry Spinelli, Anne Fine, David Almond – e ci si dedicherà a scrivere e a commentare insieme i testi dei partecipanti.
Beatrice Masini, insegnante del laboratorio, è direttrice di divisione per Bompiani. È stata publisher di Fabbri e Rizzoli ragazzi e ha tradotto cinque volumi della saga di Harry Potter di J. K. Rowling, pubblicata da Salani. Ha scritto numerosi libri per ragazzi, tra cui Olga in punta di piedi (Einaudi 2008), Fango su e fango giù (Salani 2009) e Bambini nel bosco (Fanucci 2010), candidato al Premio Strega. Con Tentativi di botanica degli affetti (Bompiani 2013) ha vinto il Premio Campiello – Selezione Giuria dei Letterati. Ha ottenuto il Premio Andersen – il più importante riconoscimento italiano dedicato alla narrativa per ragazzi – sia come autrice che come traduttrice.
Belleville ha intervistato Beatrice Masini in occasione della presentazione del laboratorio che si terrà in diretta streaming lunedì 19 ottobre alle 18.30.
Scrivere delle buone storie per ragazzi quasi sempre comporta uno sforzo di immedesimazione. Come si racconta dal punto di vista di un protagonista giovane?
«L’impegno più grande è cercare di pensare ed esprimersi come un bambino o un ragazzo, però senza bamboleggiare o scimmiottare gerghi. La memoria della propria infanzia aiuta molto, e molto fa anche l’ascolto di bambini veri. Il punto d’equilibrio è una voce semplice ma vivida, credibile ma accurata».
Tanti classici per ragazzi sono diventati classici per tutte le età. Che cosa rende universali queste storie?
«Forse è vero anche il contrario: ci sono classici e basta che sono finiti anche sugli scaffali dei ragazzi – penso all’avventura di London e Stevenson, o alla fantascienza di Verne. Hanno il potere di condurci in altri mondi, di spostare il nostro orizzonte, di farci sentire partecipi anche se i protagonisti sono molto diversi da noi. L’immedesimazione è una delle molle più forti del successo dei libri contemporanei per ragazzi, ma si sta benissimo anche dentro un romanzo in cui succedono cose impossibili o inarrivabili, anzi, proprio per quello».
Spesso si legge molto da ragazzi e poco (o niente) da grandi. Da cosa dipende, secondo te?
«Molto spesso la lettura da bambini è un’esperienza condivisa con un grande che ci vuole bene o ci presta attenzione. Dunque da piccoli leggiamo anche per simpatia, per complicità. Leggiamo insieme. Se poi questa faccenda ci piace molto andiamo avanti da soli, però ci sono tanti bambini e ragazzi che avrebbero ancora bisogno di un po’ di quella complicità, e invece non la trovano più: anche se leggere è un atto solitario, parlare di libri e scambiarseli è una forma di comunicazione appassionante».