I dati della settimana sul coronavirus in Italia
Negli ultimi sette giorni i contagi sono stati più del doppio della settimana precedente, e iniziano a vedersi gli effetti sui decessi e i ricoveri
Negli ultimi sette giorni in Italia sono stati registrati 43.204 casi di contagio da coronavirus, più del doppio della settimana precedente. È un aumento molto preoccupante e che si distingue drasticamente dai dati registrati in questa seconda fase dell’epidemia, come del resto dimostrato dall’inasprimento delle misure restrittive nazionali e locali e dalla generale trasformazione del clima generale, dopo la relativa tranquillità estiva. In termini assoluti, i contagi registrati questa settimana hanno praticamente raggiunto quelli delle peggiori settimane di fine marzo: in realtà sappiamo che allora i contagiati reali erano fino a 10 volte quelli accertati, mentre quelli che ora sfuggono al monitoraggio sono molti meno. Questo non vuol dire che la situazione sia tranquilla o che non ci sia da preoccuparsi, anzi: soltanto che siamo in una fase diversa.
Si dice spesso che l’aumento dei decessi è in ritardo rispetto a quello dei contagi di qualche settimana: e i dati sembrano confermarlo. Negli ultimi sette giorni le persone con il coronavirus che sono morte sono state 289, il 75 per cento in più della settimana precedente. Un incremento che non si era ancora visto negli ultimi mesi: anche se i decessi avevano cominciato ad aumentare intorno a inizio settembre, era stata finora una crescita molto più graduale.
Lo stesso vale per gli ospedali: questa settimana i ricoverati sono aumentati molto più di quanto avessero fatto nelle settimane precedenti. Quelli in terapia intensiva sono il 63 per cento in più di quelli di una settimana fa: e non a caso da qualche giorno arrivano i primi segnali di affaticamenti e sovraccarichi negli ospedali, che pure sono stati probabilmente il punto della catena della risposta sanitaria all’emergenza che più era stato migliorato da marzo a oggi, perlomeno nel Nord Italia.
Il tasso di positività dei tamponi, cioè la percentuale di tamponi che risultano positivi sul totale di quelli fatti, ha superato il 5 per cento a livello nazionale. Abbiamo spiegato estesamente come interpretare questo indicatore in questo articolo, perché è importante e sempre più citato, anche se è necessario contestualizzarlo. Non bisogna usarlo come metro assoluto, ma il fatto che stia crescendo – e in certe regioni è sopra al 9 per cento – non è un buon segno, perché significa che i sistemi di tracciamento dei contatti e di sorveglianza non riescono più a smaltire tutto il lavoro. Quindi nei test ci si concentra sempre di più sulle persone sintomatiche, e gli asintomatici – che si pensa siano un grande vettore del contagio – sfuggono al monitoraggio.
– Leggi anche: Il tasso di positività dei tamponi, spiegato
In numeri assoluti, questa settimana la Lombardia è tornata a far registrare un altissimo numero di contagi: 8.842, di gran lunga più di ogni altra regione italiana, e soprattutto il 214 per cento in più rispetto alla settimana precedente. Anche Umbria, Piemonte e Toscana hanno avuto aumenti preoccupanti, rispettivamente del 172, 130 e 122 per cento, mentre in Campania sono aumentati del 60 per cento.
Ma rapportando i contagi delle ultime due settimane alla popolazione, si vede che le regioni che hanno registrato più casi ogni 100mila abitanti sono la Valle d’Aosta, con 253, seguita dalla Liguria con 206, dall’Umbria con 171, dal Piemonte con 153 e dalla Campania con 149. La Lombardia è a 116.
Ad aumentare significativamente sono stati anche i test, che sono stati il 18 per cento in più della settimana precedente.