I leader di Alba Dorata sono stati condannati a 13 anni di carcere
La scorsa settimana il tribunale di Atene aveva stabilito che il partito neonazista greco aveva agito come un’associazione criminale
Mercoledì sei leader del partito neonazista greco Alba Dorata, fra cui il fondatore Nikolaos Michaloliakos, sono stati condannati a 13 anni di carcere dal tribunale di Atene che la scorsa settimana aveva stabilito che il partito aveva agito come un’organizzazione criminale. Altri ex parlamentari del partito sono stati condannati a pene dai cinque ai sette anni, sempre per aver fatto parte di un gruppo considerato criminale.
Nei prossimi giorni il tribunale di Atene dovrà decidere se sospendere la pena in attesa del processo d’appello. Giorgos Roupakias, un altro membro del partito, che nel settembre 2013 aveva accoltellato e ucciso il rapper di sinistra Pavlos Fyssas, è stato condannato all’ergastolo, più una pena aggiuntiva di 10 anni per aver fatto parte di un gruppo criminale.
Alba Dorata è un partito politico greco di estrema destra – dalle idee neonaziste e xenofobe – che esiste dal novembre del 1993, ma che è diventato rilevante dopo la crisi finanziaria del 2008, riuscendo anche a risultare il terzo partito del paese nelle elezioni del 2015. Prima del verdetto circa 10mila persone si erano riunite fuori dal tribunale di Atene per manifestare e chiedere la condanna dei leader di Alba Dorata.
Le indagini nei confronti di Alba Dorata erano state avviate dopo l’omicidio di Pavlos Fyssas, che Roupakias aveva confessato di aver commesso. Al termine delle indagini, il procuratore greco Isidoros Doyiakos aveva formulato una richiesta contenuta in un fascicolo di circa 700 pagine contro membri del partito – eletti o no in Parlamento – e accusati di usare Alba Dorata come strumento politico per portare avanti attività illecite.
Il processo era iniziato nel 2015 con 68 imputati, tra cui 18 parlamentari del partito. Tra gli altri c’era il leader del partito Michaloliakos, che i giudici hanno ritenuto colpevole di «costituzione e appartenenza a un’organizzazione criminale», mentre gli altri imputati, membri o sostenitori del partito, sono stati giudicati colpevoli per la loro «appartenenza a un’organizzazione criminale».