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  • Mercoledì 14 ottobre 2020

Le nuove restrizioni per il coronavirus in Europa

La Repubblica Ceca ha chiuso scuole e bar, nei Paesi Bassi anche i ristoranti, mentre in Francia oggi Macron ha annunciato il coprifuoco

Parigi, 14 settembre 2020 (Kiran Ridley/Getty Images)
Parigi, 14 settembre 2020 (Kiran Ridley/Getty Images)

Dopo Francia, Spagna e Inghilterra anche Repubblica Ceca e Paesi Bassi hanno approvato nuove restrizioni per cercare di fermare l’aumento di casi di contagio da coronavirus. In Francia il presidente Emmanuel Macron ha annunciato un coprifuoco di 4 settimane che inizierà sabato e che riguarderà Parigi e altre 8 aree metropolitane. Martin Hirsch, il direttore generale del consorzio pubblico degli ospedali universitari di Parigi (APHP) ha detto che entro la fine di questa settimana nella capitale francese i letti in terapia intensiva potrebbero essere occupati al 90 per cento.

Repubblica Ceca
La Repubblica Ceca martedì ha deciso di chiudere scuole e bar fino al 3 novembre, mentre i ristoranti potranno vendere solo cibo da asporto fino alle 20. Inoltre è vietato il consumo di alcolici in pubblico. Rimarranno chiusi anche i i dormitori universitari e le lezioni per tutte le classi scolastiche si svolgeranno da remoto. L’uso della mascherina, già obbligatorio all’interno dei negozi e dei mezzi pubblici, sarà esteso anche alle fermate dei tram e ai binari dei treni. In Repubblica Ceca, sia all’aperto che al chiuso, varrà come in Inghilterra la “regola del 6”, cioè il divieto di incontrare più di sei persone di diversi gruppi familiari.

La Repubblica Ceca è uno dei paesi in Europa che devono affrontare la situazione più critica. Lunedì scorso è stato registrato l’incremento giornaliero di morti più alto dall’inizio dell’epidemia (55), e il 9 ottobre il record di aumento giornaliero dei casi di contagio (8.617). Nella sua relazione del 13 ottobre l’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie dell’Unione Europea ha detto che i nuovi casi di coronavirus confermati nella Repubblica Ceca negli ultimi 14 giorni sono stati 55.538, un numero superiore ai 42.032 della vicina Germania, la cui popolazione è otto volte più grande.

Germania
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha partecipato a una riunione di otto ore con i leader dei 16 stati federali tedeschi, al termine della quale ha annunciato che potrebbero arrivare nuove «restrizioni considerevoli» dei contatti tra le persone entro la prossima settimana. Alcune restrizioni saranno prese nelle zone in cui il contagio supererà i 35 casi alla settimana ogni 100mila abitanti, altre maggiori dove supereranno i 50 casi settimanali per 100mila abitanti. Merkel ha spiegato che «ci troviamo già in una fase di crescita esponenziale, come mostrano i numeri», ha aggiunto che questa è una fase «decisiva» nella lotta alla pandemia e ha chiesto ai più giovani di evitare le feste «per avere una vita migliore domani o dopodomani».

Paesi Bassi
Nei Paesi Bassi per quattro settimane a partire dal 14 ottobre rimarranno chiusi bar, ristoranti e coffee shop. Saranno permessi solo i servizi d’asporto. Inoltre i negozi di alimentari non potranno vendere alcolici dopo le 20. Le scuole continueranno a essere aperte, ma il governo ha chiesto a chi ne ha la possibilità di lavorare da casa e di utilizzare i mezzi pubblici solo per i viaggi essenziali. Nei Paesi Bassi nell’ultima settimana i casi di contagio sono arrivati a 44mila, con un aumento del 60 per cento rispetto alla settimana precedente. Martedì è stato accertato un aumento di quasi 7.400 nuovo casi di contagio, il più alto dall’inizio dell’epidemia. Il primo ministro Mark Rutte ha detto che se il numero di casi di contagio dovesse aumentare a questo ritmo, presto il sistema sanitario non potrà più garantire il 75 per cento delle cure ospedaliere ordinarie.

Regno Unito
Nel Regno Unito le restrizioni prese dal governo centrale britannico si applicano direttamente soltanto all’Inghilterra. Scozia, Galles e Irlanda del Nord sono responsabili delle proprie politiche di salute pubblica e decidono autonomamente le misure da adottare per l’emergenza sanitaria.

Lunedì il primo ministro britannico Boris Johnson aveva annunciato alla Camera dei Comuni le nuove restrizioni decise dal governo per cercare di controllare la diffusione di contagi dopo il grande aumento giornaliero dei casi dei giorni precedenti. L’Inghilterra è stata divisa in tre aree a seconda del rischio di contagio, che può essere valutato come medio, alto e molto alto. Nelle aree in cui i livelli di contagio sono relativamente bassi restano in vigore le misure decise dal governo il 22 settembre, cioè “la regola del 6” (il divieto di incontrare più di sei persone di diversi gruppi familiari, sia all’aperto che al chiuso), la chiusura alle 22 di ristoranti e pub, l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine anche sui taxi e del rispetto del distanziamento fisico.

Nelle zone che sono considerate a rischio alto è inoltre vietato alle persone di diversi gruppi familiari di incontrarsi sia in casa che in bar e ristoranti. Per le aree ad alto rischio (tra cui rientra Liverpool), oltre al rispetto delle norme disposte per le aree a rischio minore, è prevista la chiusura di bar, pub, palestre e sale da gioco, mentre i ristoranti dovranno chiudere alle 22. In queste aree è inoltre vietato ai residenti di avere interazioni sociali con persone che non facciano parte del proprio nucleo abitativo.

In Irlanda del Nord dal 16 ottobre chiuderanno per quattro settimane pub e ristoranti, tranne quelli che fanno consegne a domicilio e servizi d’asporto. Da lunedì 19 chiuderanno anche tutte le scuole per due settimane (prolungando di una settimana la tradizionale pausa scolastica di fine ottobre). Supermercati e negozi non potranno vendere alcolici dopo le venti.

In Irlanda del Nord nell’ultima settimana sono stati accertati  334 contagi ogni 100mila abitanti, uno dei valori più alti d’Europa. La città di Derry e l’area della provincia di Strabane nell’ultima settimana hanno registrato 970 contagi ogni 100mila persone, molto più di Liverpool, la città più colpita in Inghilterra, che nello stesso periodo ha avuto 634 casi ogni 100mila abitanti.ù

Il Galles mercoledì ha vietato alle persone che vivono nelle zone considerate a maggior rischio di contagio di Inghilterra, Irlanda del Nord e Scozia di entrare nella nazione. Già da qualche giorno chi vive nelle aree a più alto rischio di contagio del Galles non può spostarsi in altre parti del paese a meno di motivi di stretta necessità, ma fino al 14 ottobre chi viveva nelle aree dell’Inghilterra in cui sono applicate le restrizioni più rigide poteva comunque raggiungere il Galles, nonostante il primo ministro gallese Mark Drakeford avesse annunciato di aver chiesto al premier britannico Boris Johnson di prevedere il blocco degli spostamenti, ottenendo però un rifiuto. Drakeford ha dichiarato inoltre che è in corso una “pianificazione dettagliata” per stabilire nuove restrizioni in Galles.

Spagna
Il 9 ottobre il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sánchez, aveva annunciato che il suo governo avrebbe imposto lo “stato di allarme” alla comunità autonoma di Madrid con l’obiettivo di contenere l’epidemia. Lo “stato di allarme” è riconosciuto dalla Costituzione spagnola e permette al governo – sia centrale che regionale, a seconda di chi lo attiva – di limitare alcune libertà fondamentali in situazioni di particolare emergenza. Nel caso specifico, l’applicazione dello “stato di allarme” ha consentito al governo Sánchez di reintrodurre le restrizioni precedentemente adottate dallo stesso esecutivo per la regione di Madrid, ma di fatto annullate da una successiva sentenza della Corte suprema di giustizia, la massima autorità giuridica della regione.

Le nuove misure prevedono un parziale lockdown di Madrid e di altre nove città della comunità autonoma – Fuenlabrada, Parla, Alcobendas, Torrejón de Ardoz, Getafe, Alcorcón, Leganés, Móstoles e Alcalá de Henares – da cui dal 9 ottobre non è più possibile entrare e uscire se non per motivi essenziali (lavoro, scuola e salute, tra gli altri: ma i giornali spagnoli dicono che le eccezioni al divieto sono parecchie). Inoltre prevedono aggregazioni con non più di sei persone, riduzione della capienza di negozi e locali, chiusura anticipata di bar e ristoranti alle 23, e limitazione del partecipanti alle funzioni religiose.