Madrid è in “stato di allarme”
Il governo spagnolo ha imposto un secondo parziale lockdown alla capitale, scontrandosi di nuovo con il governo regionale
Il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sánchez, ha annunciato che il suo governo imporrà lo “stato di allarme” alla comunità autonoma di Madrid con l’obiettivo di contenere l’epidemia da coronavirus. Lo “stato di allarme” è riconosciuto dalla Costituzione spagnola e permette al governo – sia centrale che regionale, a seconda di chi lo attiva – di limitare alcune libertà fondamentali in situazioni di particolare emergenza. Nel caso specifico, l’applicazione dello “stato di allarme” consentirà al governo Sánchez di reintrodurre le restrizioni precedentemente adottate dallo stesso esecutivo per la regione di Madrid, ma di fatto annullate da una successiva sentenza della Corte suprema di giustizia, la massima autorità giuridica della regione.
Le nuove misure prevedono un parziale lockdown di Madrid e di altre nove città della comunità autonoma – Fuenlabrada, Parla, Alcobendas, Torrejón de Ardoz, Getafe, Alcorcón, Leganés, Móstoles e Alcalá de Henares – da cui da oggi non sarà più possibile entrare e uscire se non per motivi essenziali (lavoro, scuola e salute, tra gli altri: ma i giornali spagnoli dicono che le eccezioni al divieto sono parecchie). Inoltre prevedono aggregazioni con non più di sei persone, riduzione della capienza di negozi e locali, chiusura anticipata di bar e ristoranti alle 23, e limitazione del partecipanti alle funzioni religiose.
La decisione di attivare lo “stato di allarme” è stata presa durante un Consiglio dei ministri straordinario del governo Sánchez, che si è tenuto venerdì mattina.
Il Consiglio era stato convocato per cercare di risolvere una complicata disputa con la comunità autonoma di Madrid, la regione spagnola oggi più colpita dal coronavirus, governata dalla presidente Isabel Díaz Ayuso, del Partito Popolare, il principale partito di centrodestra e di opposizione del paese.
Negli ultimi giorni Sánchez e Ayuso si erano scontrati in diverse occasioni sulle misure da adottare per la regione di Madrid: dopo avere rivendicato maggiore autonomia rispetto alla sanità – che in Spagna è competenza delle regioni – la comunità di Madrid aveva chiesto aiuto al governo centrale per far fronte a un aumento significativo di nuovi casi. Le due parti non si erano però accordate sulle misure da adottare, e il 2 ottobre erano entrate in vigore le limitazioni agli spostamenti per Madrid e altri nove comuni della regione, che erano state imposte da Sánchez. Il governo regionale, scontento della decisione di quello centrale, si era appellato alla Corte suprema di giustizia di Madrid, che l’8 ottobre aveva stabilito che non ci fossero le basi legali per introdurre limitazioni alle libertà personali degli spagnoli.
In risposta alla sentenza, Sánchez aveva detto che se il governo regionale non avesse chiesto di applicare lo “stato di allerta”, lo avrebbe fatto il governo centrale di Madrid, scenario che si è realizzato venerdì. Lo “stato di allerta” durerà quindici giorni, poi per essere prolungato dovrà essere approvato dal parlamento nazionale.