La Turchia ha riaperto una spiaggia a Cipro
È quella molto nota di Varosha, un tempo frequentata da personaggi famosi e chiusa dai tempi dall'invasione turca: non tutti però l'hanno presa bene
Per la prima volta in 46 anni è stata riaperta la spiaggia di Varosha, nella città cipriota di Famagosta, che negli anni Settanta era diventata molto famosa in tutto il mondo perché meta turistica di personaggi del mondo dello spettacolo, tra cui Liz Taylor, Richard Burton e Brigitte Bardot. La spiaggia di Varosha, che prende il nome dall’omonimo quartiere, fu completamente chiusa nel 1974, quando i soldati turchi invasero Cipro e ne occuparono la parte settentrionale, dividendo l’isola in due. È stata la stessa Turchia a decidere giovedì la riapertura, provocando la reazione furiosa del governo greco cipriota, l’unico riconosciuto internazionalmente, ma anche un certo fastidio tra i turchi ciprioti che vedono sempre meno di buon occhio le interferenze turche.
La spiaggia di Varosha, così come la città di Famagosta, si trova nella Repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta soltanto dalla Turchia e considerata illegittima dal resto della comunità internazionale. Nella parte sud dell’isola c’è invece la Repubblica di Cipro, stato di influenza greco cipriota che fa parte dell’Unione Europea. I due governi ciprioti parlano da anni di riunificare l’isola, ma per il momento i negoziati non hanno portato a nulla.
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Giovedì centinaia di persone sono andate in spiaggia, passando da un cancello sorvegliato dalla polizia turco cipriota: hanno camminato in una zona che era rimasta inaccessibile per quasi mezzo secolo, e dove ancora oggi non è possibile allontanarsi dalla strada principale a causa dei nastri messi dalle autorità ai lati degli edifici abbandonati. Alcune delle persone che hanno visitato la spiaggia hanno parlato di un «momento storico», ma molti, tra cui diversi turchi ciprioti, hanno criticato la decisione del governo turco.
Giovedì diversi ex residenti di Varosha – greco ciprioti costretti a lasciare le proprie case durante l’invasione turca del 1974 – hanno organizzato una protesta vicino a un checkpoint utilizzato come punto di passaggio tra la parte greca e la parte turca dell’isola. Simos Ioannou, sindaco greco cipriota di Famagosta (considerato un sindaco “in esilio”), ha detto: «Come si fa a non essere scioccati da quello che si è visto oggi? Varosha dovrebbe essere riconsegnata ai suoi legittimi proprietari. Prendere una decisione simile è voler fare pressione psicologica».
La decisione della Turchia non è piaciuta nemmeno a Mustafa Akinci, presidente della Repubblica turca di Cipro del Nord, che da diverso tempo chiede maggiore autonomia dal governo turco. Akinci ha detto che la mossa turca è una «vergogna per la nostra democrazia» e un tentativo di influenzare le elezioni presidenziali che si terranno domenica a Cipro Nord.
Nicos Anastasiades, presidente della Repubblica di Cipro, ha definito la riapertura di Varosha «illegale», e ha detto che la denuncerà al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Secondo Anastasiades, infatti, sarebbe una violazione del diritto internazionale, e andrebbe contro una risoluzione dell’ONU che definisce «inammissibile» che il quartiere venga occupato da altri che non siano gli abitanti legittimi del luogo, cioè le persone che furono cacciate nel 1974. Altre condanne sono arrivate dalla Russia, che è considerata molto vicina al governo greco cipriota, dal segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, e dal capo della diplomazia europea, Joseph Borrell.
Secondo alcuni analisti, la riapertura della spiaggia di Varosha potrebbe avere due conseguenze: diventare un ulteriore ostacolo ai negoziati sulla riunificazione, perché potrebbe dare più importanza nei colloqui alla Turchia, che non vuole rinunciare alla sua presenza sull’isola ed è poco disposta al compromesso; e potrebbe peggiorare i rapporti già molto tesi tra Turchia e Grecia, che da tempo stanno litigando tra le altre cose sullo sfruttamento delle risorse nel Mediterraneo orientale.
Il governo greco è stato molto duro verso la Turchia, minacciando di portare la questione al Consiglio Europeo in programma il 16 e il 17 ottobre. La Grecia e la Repubblica di Cipro potrebbero tentare di convincere gli altri paesi dell’Unione Europea ad approvare sanzioni contro la Turchia, come avevano già provato a fare la scorsa settimana rispetto alla disputa sulle risorse nel Mediterraneo orientale. Allora Cipro aveva tentato di legare le sanzioni alla Turchia con quelle al regime bielorusso di Alexander Lukashenko, ma l’Unione Europea non aveva ceduto (la versione lunga della storia è spiegata qui).