Le finali NBA non sono mai state viste da così poca gente
La terza gara tra Lakers e Miami è stata la meno vista da quando si tiene conto degli ascolti: rispetto all'anno scorso manca la metà dei telespettatori
Come per gli altri campionati sportivi professionistici che hanno deciso di riprendere la stagione interrotta a causa della pandemia, per la NBA non è stato facile arrivare a disputare le finali nella bolla del Disney World di Orlando. Nel suo caso a maggior ragione dopo le proteste delle comunità afroamericane negli Stati Uniti, che a fine agosto avevano portato allo sciopero dei giocatori nel mezzo dei playoff. Alla fine, però, il miglior campionato di basket al mondo è arrivato alle finali, di norma uno degli eventi sportivi più attesi e spettacolari dell’anno, e nemmeno delle finali qualunque.
La presenza dei Los Angeles Lakers di LeBron James, una delle più grandi istituzioni del basket nordamericano, tornati in finale dieci anni dopo l’ultima volta, sembrava potesse contenere le diffuse perdite degli ascolti televisivi che lo sport professionistico sta affrontando dalla pandemia: una perdita non ancora inquadrata nelle sue ragioni, ma molto probabilmente legata all’assenza del pubblico e allo strano contesto in cui si gioca. Nel caso della NBA, inoltre, l’audience televisivo delle finali si trovava in fase calante già da tre anni consecutivi. Ma nemmeno le prospettive di una finale tra Lakers e Miami Heat sono servite a qualcosa.
Le prime quattro gare giocate hanno stabilito i record negativi di ascolti negli ultimi trent’anni, ovvero da quando le finali vengono trasmesse in diretta e si hanno dati completi a riguardo. Le prime tre gare, trasmesse da ESPN su ABC in inglese e su ESPN Deportes in spagnolo, sono state le meno viste di sempre in televisione negli Stati Uniti: gara 1 è stata vista da 7,41 milioni di persone, gara 2 da 6,07 milioni e gara 3 da 5,94 milioni di spettatori (appena il 3,1 per cento di share). Prima di quest’anno la gara meno seguita delle finali NBA era la quarta nella serie del 2003 tra San Antonio Spurs e New Jersey Nets, che all’epoca totalizzò 8,06 milioni di telespettatori. Il confronto tra gli spettatori della prima gara a Orlando con quella delle finali dello scorso anno aiuta a farsi un’idea del tracollo: Warriors-Raptors fu vista infatti da 15,1 milioni di persone, circa il doppio.
Nelle settimane precedenti il tema del calo degli ascolti nella NBA era stato tirato in ballo dall’ennesimo scontro tra i giocatori e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che rispondendo alle numerose manifestazioni di solidarietà intraprese dalla lega nei confronti del movimento Black Lives Matter aveva detto: «Non sono al corrente delle proteste, ma so che il loro rating televisivo va molto male, perché la gente si è un po’ stufata di questa NBA. Sfortunatamente è diventata una sorta di organizzazione politica, non credo sia una cosa positiva per lo sport né per il paese».
L’effetto delle parole di Trump sugli ascolti delle finali non si può quantificare ma è probabile abbia in parte influito, a maggior ragione considerando il periodo elettorale entrato nel vivo in vista del voto del 3 novembre. Il commissario della NBA, Adam Silver, ha tuttavia fatto sapere che dal prossimo anno i cosiddetti messaggi di giustizia sociale visibili un po’ ovunque durante gli ultimi playoff verranno rimossi quasi completamente dai palazzetti.
Finora l’unica cosa che certamente ha danneggiato le finali è che a ottobre si sono concentrati tanti maggiori eventi sportivi, coincidenza che ha creato una competizione televisiva senza precedenti. Di norma, infatti, il calendario sportivo nordamericano evita le sovrapposizioni tra i maggiori campionati, i quali iniziano grossomodo quando qualcos’altro finisce.
Quest’anno le finali NBA sono iniziate il primo ottobre, a pochi giorni dal termine della Stanley Cup della NHL e in contemporanea con l’inizio della stagione regolare del football NFL — il campionato sportivo più seguito in America — e con i playoff della Major League Baseball che prevedono partite ogni giorno fino alle finali di fine mese. Anche questi eventi, tuttavia, stanno registrando un evidente calo negli ascolti: la quarta giornata della NFL è stata vista dal 10 per cento di spettatori in meno rispetto all’anno passato, e la sua media risulta già inferiore di due milioni a quella del 2019. In NBA, intanto, l’interesse è stato timidamente riacceso dalla vittoria di Miami in gara 3, che ha creato nuove aspettative per la gara successiva, vista da 7,54 milioni di persone e vinta dai Lakers, che ora sono a un passo dalla vittoria.