Com’è la situazione dei contagi in Campania
È la regione che sta adottando le misure più rigide, perché i positivi aumentano più che altrove: e i test sembrano un po' pochi
Nelle ultime settimane la Campania è diventata la regione italiana dove si registrano più contagi da coronavirus, non solo in rapporto alla popolazione ma anche in numeri assoluti. Il presidente della regione Vincenzo De Luca ha adottato diverse misure negli ultimi giorni che hanno reso la Campania la regione con le restrizioni più rigide, anche perché i dati sul numero dei tamponi e sulla percentuale di quelli che risultano positivi suggerisce che la reale estensione del contagio possa essere significativamente superiore, più di quanto sia normale.
I contagi in Campania hanno iniziato a risalire ad agosto, come nel resto d’Italia, ma dalla metà di settembre sono aumentati a ritmi più alti del resto d’Italia. Negli ultimi giorni anche il Lazio ha fatto registrare numeri simili, ma a rendere un po’ più preoccupante la situazione campana è la questione dei test. Dall’inizio dell’epidemia ha fatto circa 640mila test, uno ogni nove abitanti, mentre per esempio il Lazio, che ha avuto un’evoluzione epidemica simile, ne ha fatti 950mila, uno ogni sei. Tra le regioni italiane, la Campania è quella che ha fatto meno test in rapporto alla popolazione dopo Sicilia, Puglia e Calabria (di poco indietro).
Il sistema di test in Campania sembra avere qualche problema anche se si considera la percentuale di tamponi che risultano positivi sul totale: un indicatore parziale che però può dare un’idea di quanto la diffusione del contagio sia sotto controllo. Se è troppo alta, e quindi molti dei test che si fanno sono positivi, è probabile che la quota di contagiati che sfugge ai controlli sia significativa. Poi è più complicato di così, perché i test bisogna anche organizzarli bene e farli alle categorie di persone giuste: e non è detto che tanti tamponi siano necessariamente una cosa positiva di per sé. Ma in Campania recentemente il tasso di tamponi positivi sul totale è stato nettamente il più alto d’Italia, raggiungendo anche il 6 per cento. Quando supera il 10 per cento, inizia a esserci un problema: è quanto successo in Spagna intorno alla metà di settembre, con i sistemi di sorveglianza in crisi.
Da giorni De Luca ha preso iniziative autonome per cercare di riprendere il controllo della situazione. Da un paio di settimane le mascherine sono obbligatorie ovunque, anche all’aperto, e da alcuni giorni i bar devono chiudere tra le 23 e le 6 (dalle 24 il venerdì e il sabato), e sempre dalle 23 i ristoranti possono accettare gli ultimi clienti.
De Luca ha detto che sono misure necessarie, «altrimenti ci facciamo male». Ma nell’annunciare i provvedimenti, si è lamentato del fatto che la sua regione abbia ricevuto circa il 60 per cento di forniture sanitarie in meno rispetto a Lombardia e Veneto. È giusto che nei mesi di maggiore emergenza il governo abbia aiutato di più le regioni del Nord, ha detto De Luca, ma questa asimmetria si è mantenuta anche in estate, quando la situazione dei contagi è diventata sempre più omogenea.
De Luca ha citato per esempio le mascherine, sostenendo che ne siano state distribuite 123 milioni in Lombardia, 120 milioni in Veneto e soltanto 28 milioni in Campania. Secondo De Luca è successo lo stesso con i tamponi e i ventilatori polmonari, arrivati in 319 unità in Campania contro le 700 della Lombardia e le 610 del Veneto. Ha detto di aver chiesto al commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri un milione di test rapidi per le scuole, che altrimenti non si trovano sul mercato, e 294 ventilatori polmonari, tra le altre cose.
Attualmente in Campania i casi positivi ricoverati sono più che in qualsiasi altra regione italiana nei reparti di terapia intensiva, dove sono 47, mentre quelli negli altri reparti sono 488, dietro soltanto al Lazio (che ne ha 774). Secondo De Luca non c’è un’emergenza, perché i posti in terapia intensiva totali sono 555 e ce ne sono ancora oltre 90 disponibili. Ma Maurizio Di Mauro, direttore dell’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli, ha detto pochi giorni fa che «gli ospedali sono quasi al massimo della loro possibilità di ricettività di pazienti COVID. La domanda di ricoveri sta diventando abbastanza preoccupante anche se riusciamo ancora ad intervenire in tempo» aggiungendo che l’ospedale Domenico Cotugno «è pieno e lo abbiamo quasi totalmente riconvertito».