Perché non si gioca Juventus-Napoli?
Il Napoli non è partito per Torino dopo la conferma di due giocatori positivi al coronavirus, ma la Lega non vuole rinviare la partita: un po' di risposte
Domenica sera si sarebbe dovuta giocare Juventus-Napoli, posticipo della terza giornata di Serie A. La gara però non si giocherà, perché sabato il Napoli non è partito per Torino, a seguito della decisione dell’Asl locale di imporre il regime di isolamento fiduciario a tutta la squadra. Poco prima infatti era stata confermata la positività al coronavirus del calciatore Eljif Elmas, che si era aggiunta a quella già annunciata di un altro calciatore, Piotr Zielinski. Nonostante la motivazione sanitaria, sabato la Lega Serie A aveva detto che la partita non sarà rinviata; la Juventus, anch’essa in isolamento fiduciario per la positività di due membri dello staff, ha detto che ci sarà. Non è chiaro cosa succederà adesso: il Napoli potrebbe rischiare una sconfitta per 3-0 a tavolino, anche perché in una nota diffusa domenica pomeriggio la Lega ha ribadito la sua posizione, cioè che ufficialmente la partita si terrà.
In molti si stanno chiedendo come mai la Juventus potrà presentarsi allo stadio domenica sera e il Napoli no, e perché la Lega non abbia voluto rinviare la partita. La vicenda è piuttosto complicata e fa riferimento a una serie di regolamenti e circolari approvati da organi diversi.
Cosa dice la Lega sulla gestione dei casi di positività e il rinvio delle partite
A inizio ottobre la Lega ha annunciato nuove regole sulla gestione dei casi positivi da coronavirus valide per il campionato di Serie A, riempiendo un vuoto normativo che era emerso dopo i molti giocatori del Genoa risultati positivi al tampone. La Lega ha stabilito che a una squadra basta avere a disposizione 13 giocatori disponibili – compreso un portiere – tra quelli a cui è stato assegnato un numero di maglia, e potrà giocare regolarmente. Ha aggiunto che ciascuna squadra di Serie A ha a disposizione la scelta di rinviare una partita, da usare al massimo una volta nell’arco della stagione se dovesse registrare almeno dieci positività fra i suoi calciatori.
Nel comunicato diffuso dalla Lega, però, si dice anche un’altra cosa: cioè che queste regole verranno applicate al campionato in corso «fatti salvi eventuali provvedimenti dalle autorità statali o locali». Nel caso del Napoli, il provvedimento è stato quello dell’Asl, che ha stabilito l’eccezione alle norme della Lega.
Cosa dice il provvedimento dell’Asl
La Gazzetta dello Sport ha ricostruito le comunicazioni avvenute tra il Napoli e le due Asl coinvolte nella vicenda: la Napoli 2 Nord, che comprende Castelvolturno, dove si allena la squadra, e la Napoli 1 Centro, zona di residenza di Piotr Zielinski, uno dei due giocatori risultati positivi.
Dopo la conferma delle positività, ha scritto la Gazzetta, il Napoli ha contattato come da protocollo le due Asl di riferimento per chiedere come procedere. La Asl di Napoli 2 Nord, la prima a rispondere, si è limitata a dire che i contatti stretti dei positivi – quindi calciatori e staff – devono stare in isolamento per 14 giorni e non possono lasciare il territorio nazionale. La Asl Napoli 1 Centro ha parlato dell’obbligo di isolamento fiduciario per tutti i contatti stretti dei positivi, ma allo stesso tempo ha citato una circolare specifica, quella del protocollo con la deroga per il calcio, diffusa del ministero della Salute lo scorso 18 giugno.
La risposta della Asl Napoli 1 Centro potrebbe avere provocato parte della confusione successiva.
Nel testo si specifica infatti che l’isolamento fiduciario dovrà essere rispettato anche «alla luce dell’attuale andamento epidemiologico COVID-19 rispetto al quale è in corso la massima attenzione per contenere la diffusione del contagio»: questa espressione sembra suggerire un regime di isolamento molto rigido, per la particolare situazione epidemiologica dell’Italia, con i contagi in crescita, e della Campania, la regione oggi più colpita in termini assoluti. C’è anche da considerare che il Napoli era entrato in contatto diretto con un focolaio, quello del Genoa, che ora conta 22 persone positive (17 giocatori e 5 membri dello staff): le due squadre avevano giocato contro nella seconda giornata di Serie A, prima della scoperta dei primi positivi nel Genoa.
Dall’altra parte, il riferimento alla circolare del ministero – che prevede regole speciali per l’isolamento fiduciario degli sportivi – sembra suggerire il contrario: cioè la volontà di applicare un isolamento più morbido.
La circolare del ministero della Salute del 18 giugno
La circolare del ministero della Salute citata nella risposta dell’Asl Napoli 1 Centro al Napoli dice in un passaggio:
«per quanto riguarda l’attività agonistica di squadra professionistica, nel caso in cui risulti positivo un giocatore [l’operatore di sanità pubblica] ne dispone l’isolamento ed applica la quarantena di prevenzione che può prevedere che, alla luce del citato parere del 12 giugno 2020 n. 88 del Comitato tecnico scientifico nominato con ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 63 del 3 febbraio 2020, alla quarantena dei contatti stretti possa far seguito, per tutto il “gruppo squadra”, l’esecuzione del test, con oneri a carico delle società sportive, per la ricerca dell’RNA virale, il giorno della gara programmata, successiva all’accertamento del caso confermato di soggetto Covid-19 positivo, in modo da ottenere i risultati dell’ultimo tampone entro 4 ore e consentire l’accesso allo stadio e la disputa della gara solo ai soggetti risultati negativi al test molecolare»
In altre parole la circolare dice che l’autorità sanitaria può prevedere una specie di isolamento “soft” per le squadre professionistiche: cioè che anche le squadre in isolamento fiduciario, a determinate regole, possano giocare le partite. Il “può prevedere” indica che l’autorità sanitaria non è obbligata a procedere in questo senso, ma può farlo. Per esempio la Juventus, nonostante sia stata messa in isolamento fiduciario dopo la positività di due membri dello staff, ha comunicato di poter giocare la partita in programma questa sera.
La Lega ha considerato la citazione della circolare del ministero nella risposta dell’Asl Napoli 1 Centro come la conferma che il Napoli, se avesse voluto, sarebbe potuto partire per Torino, sfruttando quindi il regime di isolamento “soft” previsto dal ministero della Salute per le squadre professionistiche. Secondo questa interpretazione, la non partenza per Torino sarebbe stata una decisione del Napoli, e non un’imposizione dell’Asl dettata da ragioni sanitarie.
Cosa ha fatto quindi il Napoli
Secondo la Gazzetta, dopo avere ricevuto la risposta dell’Asl, il Napoli avrebbe contattato il capo gabinetto della regione Campania, chiedendo chiarimenti. La risposta sarebbe arrivata alle 18.25, con l’indicazione che per i «contatti stretti di persone risultate positive al Covid-19 il regime di isolamento comporta l’obbligo di rimanere nel proprio domicilio, con divieto di allontanarsi per 14 giorni dall’ultimo contatto intercorso». La risposta della regione, diversamente da quella dell’Asl, non cita la circolare del ministero, spingendo quindi la società del Napoli a far tornare indietro i propri giocatori, che erano già sul pullman diretti all’aeroporto di Capodichino.
Juventus-Napoli di questa sera non si giocherà, perché il Napoli non è mai arrivato a Torino, ma considerato che la partita non è stata rinviata, la Juventus si presenterà comunque allo stadio.