Perché alcuni ristoranti ce l’hanno con The Fork
Il motivo è The Fork Pay, un sistema dell'app per pagare il conto: certi ristoratori non vogliono che sia obbligatorio
Il 30 settembre la FIPE, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, ha pubblicato un comunicato in cui parla di una crescente «protesta tra i ristoratori» vista l’intenzione, da parte della piattaforma di prenotazioni The Fork, di rendere obbligatorio per tutti i ristoranti che ci collaborano l’utilizzo di The Fork Pay, un servizio per pagare il conto direttamente dall’app The Fork. La FIPE, che fa parte di Confcommercio, dice che The Fork Pay non presenta per i ristoranti «alcun vantaggio ma solo maggiori costi».
The Fork è una piattaforma di prenotazione, via sito e via app, di ristoranti. È stata creata in Francia nel 2007, dal 2014 fa parte di TripAdvisor e a fine 2019 era presente in 17 paesi e oltre 60mila ristoranti. La sua app è stata scaricata 19 milioni di volte e nel 2019 i ristoranti con cui collaborava in Italia erano più di 18mila (alcuni dei quali potrebbero aver smesso di farlo, oppure chiuso, nei mesi della pandemia).
The Fork Pay – una possibilità che sul sito italiano dell’azienda era già stata presentata a giugno – è un’opzione che permette agli utenti che hanno prenotato (spesso con sconti o offerte) e poi cenato in un ristorante partner di The Fork di pagare il conto direttamente con il loro smartphone, attraverso l’app di The Fork. Nel presentare The Fork Pay a giugno, il sito dell’azienda spiegava ai ristoratori (cioè i “Partner di The Fork”):
Se sei un Partner di TheFork, gli oneri di TheFork PAY sono pari a 1,25% dell’importo che l’utente pagherà attraverso TheFork PAY + 0.50€ (IVA esclusa) per ogni transazione effettuata. Gli oneri sono uguali per ogni carta di credito (europea e non europea) e saranno dedotti direttamente da ogni pagamento accreditato sul tuo conto bancario. La soluzione può portare tantissimi vantaggi al tuo ristorante. Più sicurezza (sanitaria e nei pagamenti), oneri uguali o inferiori senza bisogno di nessun nuovo dispositivo, servizi più rapidi ed efficienti, maggiore soddisfazione dei clienti e più mance.
Il 30 settembre, probabilmente dopo aver ricevuto comunicazioni in tal senso da The Fork, la FIPE ha pubblicato un comunicato stampa in cui dice che a partire dal 7 ottobre (una data non presente in nessun comunicato ufficiale di The Fork, e non confermata ma nemmeno smentita dal suo ufficio stampa) «i ristoranti che utilizzano la piattaforma di prenotazioni on line saranno obbligati ad accettare The Fork Pay» e aggiunge:
«Peccato però che le condizioni di pagamento non presentino alcun vantaggio ma solo maggiori costi per i ristoranti: da un lato sono previste commissioni medie del 3 per cento, ben più alte rispetto a quelle delle carte di credito e dei bancomat. Dall’altro prima di vedersi accreditare gli incassi sui conti correnti, i ristoratori sono costretti ad attendere diversi giorni».
A proposito dei “diversi giorni” di cui parla la FIPE, sul sito di The Fork è scritto, da giugno, che l’accredito di un pagamento fatto con The Fork Pay arriverà sul conto corrente del ristorante «in un periodo compreso tra i due e i quattro giorni lavorativi dal momento della transazione».
Per quanto riguarda invece le “commissioni medie del 3 per cento” si tratta di una stima fatta dalla FIPE. The Fork parlava di oneri «pari a 1,25 per cento dell’importo» pagato dall’utente più «0.50€ (IVA esclusa)». The Fork sostiene inoltre che il sistema serva a ridurre i contatti tra persone, velocizzare i pagamenti e che «sebbene non sia tradizione in Italia, il fatto che l’app te lo chieda esplicitamente può incitare il cliente a lasciare una mancia». The Fork lo sostiene partendo da test che ha fatto su 30 ristoranti con cui collabora, secondo i quali «circa il 20 per cento dei pagamenti fatti con TheFork PAY includono una mancia». Come ha spiegato Wired, al momento le commissioni previste per i pagamenti con bancomat o carte di credito «si aggirano mediamente tra l’1 per cento e il 2,5 per cento».
– Leggi anche: Cosa sono i “cashback”
Nel comunicato di FIPE sono riportate anche alcune parole del suo vicepresidente vicario Aldo Cursano, che ha detto: «Le nuove condizioni imposte da The Fork sono assolutamente irricevibili: invece di aumentare la liquidità a disposizione delle imprese e ridurre i costi, fanno l’esatto contrario. Si tratta insomma di balzelli insostenibili, che arrivano in un momento di particolare difficoltà per migliaia di ristoratori».
Almir Ambeskovic, membro del board di The Fork, ha spiegato che al momento l’azienda «preferisce non rilasciare dichiarazioni ai media in quanto sta lavorando per un incontro con la FIPE al fine di chiarire al settore i dettagli del funzionamento di TheFork Pay e i suoi benefici nello spirito di collaborazione che ha sempre distinto i rapporti con l’associazione», e che l’azienda «è sempre a favore dei ristoranti poiché il suo stesso modello di business si basa sul successo dei ristoranti Partner».