Gli incendi in Amazzonia sono peggiori che nel 2019, ma se ne parla molto meno: perché?
La pandemia è solo una risposta parziale: per esempio, quest'anno mancano immagini o dati falsi che diventino virali sui social
Anche quest’anno in Brasile, soprattutto nella Foresta Amazzonica, ci sono grandi e gravi incendi. La situazione è peggiore di quella già gravissima di un anno fa, che era stata considerata secondo certi parametri la peggiore stagione degli incendi degli ultimi dieci anni. Eppure, al contrario di quanto accadde l’anno scorso, quest’anno sui giornali, nei telegiornali e sui social network si parla pochissimo di questi incendi. È in parte colpa della pandemia da coronavirus, ma ci sono anche altre possibili ragioni.
La pandemia
Il coronavirus è la prima possibile causa, certo. La pandemia è un evento straordinario e storico, e tutto quello che la riguarda si prende da mesi pagine e pagine sui giornali e minuti nei telegiornali, togliendone ad altre notizie. Inoltre il Brasile è uno dei paesi in cui la pandemia ha avuto le conseguenze più gravi, con quasi 5 milioni di casi di contagio confermati e con più di 140mila morti. In breve, quindi, è possibile che un giornalista inviato o anche solo assegnato alla copertura delle notizie dal Brasile abbia avuto molto da fare con la pandemia, finendo per dedicare meno tempo agli incendi.
È un po’ quello che è successo con gli incendi in Australia di fine 2019 e inizio 2020, rapidamente messi in secondo piano – nonostante in certi casi ancora attivi e pericolosi – dall’arrivo di preoccupanti notizie su quello che ancora chiamavamo “nuovo coronavirus“. Il tutto nonostante le gravi conseguenze di quegli incendi e quanto potrebbe accadere nuovamente a breve, visto che laggiù sta per iniziare una nuova estate.
Tuttavia, non si può nemmeno dire che siccome c’è una pandemia non si parla di altre notizie. Ripensando ai grandi e drammatici avvenimenti di questi ultimi mesi, per esempio, a molti potrebbe tornare in mente l’enorme esplosione di Beirut, in Libano. Oppure, sempre per parlare di incendi, chiunque abbia bazzicato almeno un po’ i siti statunitensi ha notato quanto si è parlato degli incendi in California e, più in generale, nella costa occidentale degli Stati Uniti. Senza contare che le persone sui social network anche in questi mesi si sono appassionate come sempre a una causa “virale” dopo l’altra.
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La lingua
Una prima potenziale ragione è che gli Stati Uniti non sono il Brasile. Se succede qualcosa negli Stati Uniti ci sono più giornalisti a raccontarlo, più persone di lingua inglese a esserne testimoni, e più persone che da tutto il mondo vanno sui siti di news americani per leggerne. In parte, è un discorso che vale anche per l’Australia e i suoi incendi. Se fossero avvenuti in uno stato dell’Africa subsahariana che molti faticherebbero anche solo a individuare su una mappa, se ne sarebbe certamente parlato di meno. Restando in Sudamerica, per esempio, si parla comunque molto di più degli incendi in Brasile che di quelli, a volte altrettanto preoccupanti, in Bolivia, Colombia o Venezuela.
Manca un’immagine virale (meglio se falsa?)
A questa ragione se ne collega un’altra, che ne è in parte dipendente. Quasi sempre, perché si parli di qualcosa, serve che ci siano una o più immagini particolarmente forti o comunque di particolarmente grande diffusione. Qualcosa che venga rilanciato da celebrities e influencer sui social, che faccia parlare e discutere. Per gli incendi californiani c’erano le immagini in cui San Francisco sembrava la città di Blade Runner 2049; per gli incendi australiani c’erano state altre foto d’effetto, come quelle che mostravano animali in difficoltà o come quella che, in realtà, non era una foto. Cercando oggi “Amazon fire” (“incendio amazzonia”) su Google, i risultati più recenti che compaiono hanno a che fare con il Fire, uno dei dispositivi di Amazon; non con l’Amazzonia.
L’anno scorso durante gli incendi in Amazzonia erano circolate moltissimo sui social immagini impressionanti che però non mostravano gli incendi in Amazzonia, dati fuorvianti sulle dimensioni degli incendi, informazioni false sull’Amazzonia in sé (come che produca “il 20 per cento dell’ossigeno globale”) che avevano creato grandi preoccupazioni. Le notizie false funzionano, come sapete.
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La ripetizione
È anche vero che, seppur ovviamente molto grave, la storia degli incendi in Brasile di quest’anno è bene o male la stessa storia degli incendi in Brasile di un anno fa. Questo fatto non la rende meno preoccupante – anzi – ma la rende da un certo punto di vista meno raccontabile, visto che tutti siamo più attratti dalle cose nuove piuttosto che da quelle già sentite. Gli incendi peggiori di quest’anno, nella percezione di molti, sono stati quelli in Australia (o al massimo in California). Così come qualche anno fa erano stati quelli in Grecia o in Portogallo.
Il fatto che l’Amazzonia bruci sempre fa sì che smetta di essere una notizia. Tanto che giusto qualche settimana fa, dopo giorni in cui si era parlato soprattutto di incendi statunitensi, Il Post titolò “Anche il Brasile ha problemi con gli incendi” per parlare di quanto stava succedendo nel Pantanal, una vastissima pianura alluvionale nella parte centro-occidentale del paese.