In Brasile va sempre peggio con gli incendi in Amazzonia
Sono aumentati del 13 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2019, quando se ne parlava già con preoccupazione
La situazione degli incendi nella foresta Amazzonica è peggiore di quella di un anno fa, quando se n’era parlato ampiamente e con toni allarmati sui giornali. Giovedì l’Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale (Inpe) ha pubblicato delle analisi basate sulle immagini satellitari secondo cui quest’anno gli incendi in Brasile sono aumentati del 13 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2019: la situazione è la più grave degli ultimi dieci anni.
Ad agosto i satelliti della NASA su cui si appoggia l’Inpe per i suoi rilevamenti avevano avuto un guasto tecnico e gli incendi registrati in quel periodo, pari a 29.307, potrebbero essere stati molto di più. A settembre i satelliti hanno registrato 32.017 focolai nell’intera foresta Amazzonica, che si estende su nove paesi ma per più della metà in Brasile: è un aumento del 61 per cento rispetto al settembre 2019. Stando a dati raccolti dalla NASA, al momento in Amazzonia ci sono 28.892 incendi attivi.
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I dati dell’Inpe mostrano che nel 2019 il picco di incendi era avvenuto ad agosto ed era poi diminuito a settembre; quest’anno però è stato più intenso e sia ad agosto che a settembre è stato raggiunto o superato il picco dell’agosto 2019. «È già peggio dell’anno scorso e potrebbe aggravarsi se la siccità continua. Siamo in balìa della pioggia», ha detto Ane Alencar, direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca per l’ambiente amazzonico (IPAM). La siccità infatti è più preoccupante che nel 2019; secondo gli scienziati sarebbe in parte dovuta al riscaldamento nell’oceano Atlantico settentrionale tropicale che allontana l’umidità dal Sud America.
In Brasile, gli incendi di settembre hanno bruciato non solo zone già deforestate e destinate al pascolo ma anche foresta vergine. Circa il 62 per cento degli incendi erano nelle foreste, contro il 15 per cento di agosto. La situazione è preoccupante anche nel Pantanal, la più vasta pianura alluvionale al mondo che ospita una numerosa comunità di giaguari, dove quest’anno ci sono stati più incendi di sempre che ne hanno bruciato il 23 per cento del territorio.
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L’attenzione al problema è stata richiamata martedì da Joe Biden, candidato Democratico alla presidenza degli Stati Uniti, durante il dibattito contro l’avversario Donald Trump. Secondo Biden, la comunità internazionale dovrebbe raccogliere 20 miliardi di euro e offrirli al Brasile perché smetta di «distruggere la foresta», parlando anche di «conseguenze economiche significative» se non avesse accettato. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, populista e di destra, aveva definito il commento di Biden «disastroso e gratuito» e «una minaccia codarda» alla sovranità del Brasile.
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Già l’anno scorso la situazione era stata molto preoccupante tanto che i paesi del G7 avevano offerto aiuti economici pari a 17,9 milioni di euro al Brasile e agli altri paesi sudamericani colpiti dagli incendi nella foresta amazzonica. Bolsonaro però aveva deciso di non accettarli. Sotto la sua presidenza, iniziata nel 2018, la deforestazione è aumentata notevolmente rispetto agli anni precedenti. Nel 2018 e nel 2019 a causa della deforestazione, degli incendi e di altre cause erano stati distrutti più di 1,3 milioni di ettari di foresta primaria brasiliana, più di un terzo del totale mondiale. C’entravano in parte le politiche favorevoli alla deforestazione di Bolsonaro, interessato soprattutto allo sviluppo economico della zona e che aveva da subito ridotto le sanzioni, gli avvertimenti e i sequestri operati dalle autorità brasiliane verso le società che partecipano alla deforestazione violando le regole vigenti.
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L’Amazzonia è la più grande foresta tropicale al mondo, con una superficie totale di circa 5,5 milioni di chilometri quadrati, oltre la metà dei quali in territorio brasiliano. È uno degli ecosistemi più ricchi al mondo, ed è fondamentale per un sacco di cose: dalla rimozione di anidride carbonica nell’atmosfera al suo ruolo centrale nel rilascio di vapore acqueo, che determina poi la quantità di piogge e di conseguenza un sacco di altre cose, dalle correnti oceaniche alle temperature globali.
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Negli ultimi vent’anni il Brasile si era impegnato con una certa determinazione a salvaguardare l’Amazzonia dalla deforestazione, e soprattutto negli ultimi anni ci era in parte riuscito.
— Jair M. Bolsonaro (@jairbolsonaro) September 30, 2020