I test rapidi per il coronavirus a scuola
Il ministero della Salute ha dato parere favorevole: sono in arrivo 5 milioni di kit per identificare più velocemente i positivi, ma con qualche cautela
Il ministero della Salute ha dato parere favorevole all’impiego dei test antigenici rapidi in ambito scolastico, per rilevare eventuali infezioni da coronavirus tra il personale e tra gli studenti. L’adozione di questo sistema dovrebbe consentire di rilevare più rapidamente un’infezione in presenza di un caso sospetto, predisponendo le attività di isolamento e riducendo il rischio che possano essere contagiate altre persone. Il commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, ha avviato un bando per la fornitura di 5 milioni di kit per effettuare i test, che si chiuderà il prossimo 8 ottobre. Non ci sono per ora molti dettagli su come saranno distribuiti e assegnati tra le Regioni.
Le scuole hanno riaperto in buona parte delle Regioni da un paio di settimane, tra grandi precauzioni e timori di un aumento dei contagi dovuto alla permanenza in ambienti chiusi di studenti e insegnanti per diverse ore al giorno. Sono stati segnalati casi di individui positivi in alcune classi, con la conseguente sospensione delle lezioni, ma nel complesso non si è finora assistito a un aumento significativo dei casi. Secondo gli esperti del ministero della Salute, la possibilità di utilizzare test rapidi negli istituti scolastici dovrebbe consentire di tenere meglio sotto controllo la situazione, riducendo i rischi di focolai.
Test
A oggi esistono tre principali tipologie di test contro il coronavirus:
• il test molecolare (PCR), il più diffuso e che colloquialmente chiamiamo “il tampone”, che va alla ricerca del materiale genetico del coronavirus partendo da un campione di muco e saliva prelevato in profondità dal setto nasale;
• il test sierologico, che serve per identificare gli anticorpi nel sangue sviluppati durante un’infezione da coronavirus;
• il test antigenico, che va alla ricerca di alcune proteine virali (antigeni) partendo da un campione prelevato sempre tramite tampone.
Mentre il test molecolare richiede diverse ore per essere svolto, con la necessità di processare il tampone in un laboratorio, il test antigenico può essere svolto in una forma rapida, ottenendo un risultato dopo appena 15 minuti dal prelievo. Per questo motivo il test viene spesso chiamato “tampone rapido” e viene impiegato in particolari contesti dove è necessario testare molte persone, come per esempio nei porti e negli aeroporti.
Alitalia, per esempio, ha avviato dalla scorsa settimana una sperimentazione su alcuni voli tra Milano Linate e Roma Fiumicino, sui quali si può salire solamente dopo avere certificato la propria negatività nelle precedenti 72 ore. I passeggeri possono sottoporsi a un test antigenico rapido gratuito in aeroporto: se risultano positivi non possono imbarcarsi, devono rimanere in isolamento e si devono sottoporre al classico tampone per un’ulteriore conferma.
Precisione e affidabilità
I test antigenici sono infatti meno precisi del tradizionale tampone. Nel caso in cui un individuo abbia una bassa carica virale, per esempio, c’è un maggior rischio di avere un falso negativo e questo potrebbe comportare di perdere qualche caso, se nella fase iniziale di incubazione. Questi test devono inoltre essere sempre confermati con un test molecolare, per escludere il rischio di un falso positivo, seppure abbastanza remoto stando agli esperimenti svolti finora per valutarne l’affidabilità. Nessun test è del resto perfetto al punto da offrire risultati sempre certi.
Secondo il ministero della Salute, nei contesti in cui sono già stati impiegati, i test antigenici rapidi hanno consentito di rilevare “un rilevante numero di contagiati, probabilmente con alte cariche virali, che non sarebbero stati individuati in altro modo”. Per questo ne viene consigliato l’utilizzo anche in contesti diversi rispetto a quelli di porti e aeroporti dove sono stati finora sperimentati.
Scuola
In una circolare ministeriale da poco pubblicata, si dice che i test rapidi utilizzati nelle scuole potrebbero “accelerare la diagnosi di casi sospetti di COVID-19”. L’idea è che il loro impiego possa contribuire a effettuare diagnosi più rapide, soprattutto nel periodo autunnale e invernale, dove capita di frequente che ci siano studenti con la febbre e sindromi simili all’influenza, i cui sintomi potrebbero essere confusi con quelli della malattia causata dal coronavirus.
Finora per i casi sospetti gli istituti scolastici dovevano provvedere a richiedere una verifica tramite tampone, con tutte le difficoltà del caso dovute alla minore accessibilità a questo tipo di test e ai tempi più lunghi per avere un risultato. Con i test rapidi dovrebbe diventare più semplice l’identificazione dei casi, il loro isolamento e l’attività di tracciamento dei contatti.