L’isola di Niue potrebbe avanzare di 23 ore
Uno stato nell'oceano Pacifico sta discutendo se adeguarsi al fuso orario della vicina Nuova Zelanda, saltando la linea che divide l'oggi dal domani
L’isola di Niue – uno stato insulare nell’oceano Pacifico – sta valutando se cambiare il proprio fuso orario, portandolo in avanti di 23 ore. La proposta è stata fatta dal parlamentare di opposizione Terry Coe per facilitare gli spostamenti e i rapporti con la Nuova Zelanda: i due paesi sono geograficamente vicini, hanno relazioni continue ma sono separati da 23 ore di fuso orario, cosa che complica la vita ai turisti e ai lavoratori che si spostano tra le due isole. La proposta è stata bocciata dal parlamento ma il primo ministro Dalton Tagelagi ha detto in un’intervista al Guardian che il governo vuole «mantenerla viva» per il futuro: «Ci stiamo lavorando. Il governo se ne sta occupando, sta parlando con le compagnie aeree e con altre nazioni per capire cosa cambierebbe».
Niue si trova nell’oceano Pacifico meridionale tra le isole di Tonga, Samoa e Cook. Ha una superficie di circa 260 chilometri quadrati e meno di 2000 abitanti. Pur essendo indipendente è governata in “libera associazione” con la Nuova Zelanda: le decisioni di politica interna vengono prese in modo autonomo, ma la Nuova Zelanda si occupa della difesa dell’isola e degli affari esteri. La costituzione del paese, approvata nel 1974, stabilisce inoltre che gli abitanti di Niue abbiano anche la cittadinanza neozelandese.
La foresta tropicale, le barriere coralline e le numerose specie di pesci sono la sua maggiore ricchezza e attirano turisti che provengono in maggior parte dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. L’economia si basa soprattutto sul turismo, ma l’isola sopravvive principalmente grazie agli aiuti della Nuova Zelanda. Viste le scarse possibilità offerte, gran parte degli abitanti di Niue si è trasferita in Nuova Zelanda o ci va a lavorare, facendo avanti e indietro. Da Niue ad Auckland ci vogliono circa 3 ore e mezzo di aereo ma, a seconda di dove si parta, ci si ritrova 23 ore indietro o avanti, cosa che provoca molta confusione ai turisti, perché nel viaggio si attraversa la linea internazionale del cambio data.
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La linea internazionale del cambio data è una linea immaginaria che si trova esattamente all’opposto del meridiano di Greenwich (il meridiano da cui si parte a contare le ore e i fusi orari) e venne introdotta nel 1884 tramite un accordo internazionale alla Conferenza Internazionale sui Meridiani. Divide convenzionalmente l’oggi dal domani: se la si attraversa andando verso est si deve sottrarre un giorno, se si attraversa andando verso ovest, invece, lo si deve aggiungere.
Nessun trattato ufficiale fissa l’esatto percorso della linea: segue in gran parte il meridiano 180° che passa quasi interamente in mezzo all’oceano Pacifico. I pochi paesi attraversati dalla linea del cambio data sono liberi di scegliere unilateralmente che data seguire, modificando così la direzione della linea immaginaria. Come ha spiegato David Mumford, che si occupa di pubblicare gli atlanti Collins, «il Paese decide da solo. Quindi si tratta solo di pubblicizzarlo, informare la comunità internazionale e i cartografi». Parlando di come viene modificata la linea ha detto: «Noi teniamo d’occhio i cambiamenti di fuso orario proposti. Una volta decisi, aggiorniamo i nostri atlanti».
Un simile problema di fuso orario riguardava anche altre isole della zona e comportava alcune problematiche finanziarie ed economiche: per esempio quando a Samoa era venerdì in Australia e in Nuova Zelanda era già sabato, un giorno festivo. Nel 2011 il primo ministro dell’isola di Samoa, Tuilaepa Sailele Malielegaoi, sottolineando che «oltre il 90% degli abitanti di Samoa vive in Nuova Zelanda e Australia», aveva deciso di spostare la linea internazionale del cambio data ad est della propria isola, adeguando così il fuso orario dell’isola di Samoa a quello neozelandese. Lo spostamento secondo il primo ministro era avvenuto senza grossi problemi. Lo stesso avvenne a Tokelau, che voleva adeguarsi al fuso orario dei paesi con cui aveva maggiori legami commerciali, come Nuova Zelanda, Australia e Cina, e per farlo saltarono un giorno. Per cambiare il fuso orario, entrambe le isole persero un giorno.
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Dalton Tagelagi, eletto nel giugno 2020 come primo ministro dell’isola di Niue, si è detto a favore della possibilità di cambiare il fuso orario anche nella propria isola, a patto di «soppesare benefici e difficoltà». Terry Coe, il parlamentare che aveva fatto la proposta, sostiene che mantenere il fuso orario com’è ora rende più complicato l’equilibrio tra lavoro e vita privata di chi ha parenti in Nuova Zelanda, e non aiuta con gli orari di lavoro. Nonostante il primo ministro sia a favore dell’iniziativa non c’è ancora un accordo nel parlamento di Niue, quindi per ora l’isola non cambierà il proprio fuso orario.