L’Uruguay vuole crescere, meglio se con gli argentini
Per contrastare il calo demografico il governo ha reso più facile agli stranieri prendere la residenza fiscale, e dal paese vicino sono arrivati in migliaia
Negli ultimi mesi il governo dell’Uruguay, guidato dal presidente conservatore Luis Lacalle Pou, ha approvato una serie di misure per rendere più facili le procedure per prendere la residenza fiscale nel paese. Le misure erano già state annunciate all’inizio dell’anno, quando Lacalle Pou, che si è insediato ufficialmente solo a marzo, aveva presentato un piano per attirare cittadini stranieri, soprattutto argentini, con l’obiettivo di aumentare la popolazione uruguaiana, che da oltre trent’anni è ferma a tre milioni di persone ed è sempre più anziana. Anche per le conseguenze dell’epidemia da coronavirus, ha scritto l’Economist, sembra che il piano di Lacalle Pou stia funzionando.
Non è la prima volta che l’Uruguay cerca di aumentare la sua popolazione. Nel 2011 l’allora presidente uruguaiano José Mujica aveva parlato di «un paese in via d’estinzione», soprattutto se confrontato con gli altri stati dell’America Latina, che avevano indici di crescita molto superiori. L’Uruguay era arrivato ad avere tre milioni di abitanti solo nel 1985, anno in cui i paesi della regione con una popolazione simile erano Nicaragua, con 3,7 milioni, e Costa Rica, 2,7 milioni; oggi, passati 35 anni, l’Uruguay ha aumentato di poco la sua popolazione, raggiungendo i 3,4 milioni di abitanti, diversamente da Nicaragua e Costa Rica, che sono arrivati rispettivamente a 6,4 e 5 milioni di abitanti.
Negli ultimi anni la questione è diventata sempre più prioritaria per i governi uruguaiani, soprattutto perché nel frattempo la popolazione è invecchiata e si è fatta più pressante la necessità di maggiori entrate fiscali per poter pagare le pensioni e l’intero sistema di welfare, uno dei più generosi della regione.
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Per questo l’attuale governo in carica ha approvato misure per attirare cittadini provenienti da altri paesi, soprattutto offrendo regimi fiscali favorevoli.
A metà giugno, tre mesi dopo essersi insediato, il presidente Lacalle Pou ha emanato un decreto che riduce il valore dei beni immobili che una persona deve possedere per poter accedere alla residenza (da 1,7 milioni a 380mila dollari); riduce l’investimento minimo richiesto agli imprenditori (da 5,5 a 1,7 milioni di dollari); e prevede che gli stranieri non debbano più trascorrere sei mesi all’anno in Uruguay prima di poter chiedere la residenza: il soggiorno minimo viene fissato a 60 giorni. Ulteriori misure sono state adottate ad agosto.
Oltre alle agevolazioni introdotte dal governo, le richieste di prendere la residenza in Uruguay potrebbero essere state stimolate anche dalla gestione della pandemia da coronavirus da parte del governo uruguaiano, considerata molto buona. L’Uruguay fa moltissimi tamponi, se rapportati alla popolazione, e ha l’indice di mortalità più basso del Sud America: secondo alcune persone citate dall’Economist, i timori provocati dal coronavirus avrebbero spinto molti stranieri, soprattutto argentini, a spostarsi in Uruguay.
L’immigrazione argentina è vista di buon occhio dal governo uruguaiano, sia per i legami storici e culturali esistenti tra i due paesi, sia perché è per lo più formata da persone che si spostano in Uruguay con l’intenzione di avviare nuove attività imprenditoriali. Allo stesso tempo, l’Uruguay è visto come destinazione attraente da molti argentini, soprattutto per la maggiore stabilità economica e la minore conflittualità politica rispetto al loro paese di provenienza.
Un motivo che negli ultimi mesi ha spinto molti argentini benestanti a chiedere la residenza in Uruguay sembra essere inoltre legato alle politiche adottate dal nuovo governo argentino guidato dal presidente peronista Alberto Fernández, della coalizione di centrosinistra Frente de Todos. Negli ultimi mesi, il governo argentino ha imposto nuove tasse sui redditi più alti, spaventando soprattutto i possessori di grandi fortune. Fernández ha cercato di fermare l’esodo di argentini diretti in Uruguay emanando un decreto che stabiliva che gli argentini che volevano trasferirsi all’estero per ragioni legate al pagamento delle tasse avrebbero dovuto vivere nel nuovo paese per almeno sei mesi all’anno e avrebbero potuto trascorrere in Argentina solo 90 giorni all’anno.
Nonostante queste restrizioni, e nonostante le limitazioni agli spostamenti adottate contro l’epidemia da coronavirus, dall’inizio dell’anno ad oggi circa 20mila argentini hanno chiesto di prendere la residenza in Uruguay, e il numero potrebbe salire ancora parecchio prima della fine del 2020. L’aumento del numero delle richieste è stato riconosciuto anche da José Luis Curbelo, diplomatico uruguaiano, che ha raccontato come il governo stia facendo fatica a rispondere rapidamente a tutte le richieste di nuova residenza, e stia cercando di concludere almeno un centinaio di pratiche a settimana.