Il golf è una vera scienza, secondo quest’uomo
Bryson DeChambeau ha 27 anni e una laurea in fisica, e ha vinto lo US Open grazie a un approccio estremamente analitico: con lui questo sport potrebbe cambiare
Da quando lo statunitense Bryson DeChambeau ha raggiunto i più alti livelli del golf americano, ogni torneo che gioca suscita sempre più curiosità. Con la vittoria del suo primo torneo major, il prestigioso US Open di inizio settembre, si sta facendo conoscere dai meno appassionati anche al di fuori degli Stati Uniti. In effetti DeChambeau è un golfista speciale: non somiglia agli altri professionisti, ha dei metodi tutti suoi e anche per questo viene visto con un certo scetticismo. Ma la vittoria dello US Open lo ha portato di diritto ai più alti livelli del golf, e ora il golf dovrà fare i conti anche con lui.
DeChambeau è un ragazzo californiano di ventisette anni, laureato in fisica alla Southern Methodist University di Dallas, con una grande passione per il golf che è abituato ad affrontare in modo estremamente analitico. Nel 2015 emerse dal sottobosco del circuito statunitense vincendo nello stesso anno i campionati nazionali amatoriali e il campionato universitario NCAA, diventando il quinto golfista nella storia a riuscirci: ce l’avevano fatta anche Tiger Woods, Phil Mickelson e Jack Nicklaus, i migliori di sempre. L’anno dopo potè quindi partecipare all’Augusta Masters — uno dei quattro tornei major — per i quali si prese sei mesi di pausa dallo studio. Arrivò ventunesimo, uno dei migliori risultati mai raggiunti da un golfista amatoriale.
Da quando è entrato nel circuito professionistico del PGA Tour ha scosso l’ambiente. Negli ultimi tre anni, vincendo sette tornei del circuito, ha potuto anche rivelare al grande pubblico in cosa consista il suo approccio analitico alla disciplina. Per esempio, si è presentato in campo con compasso e goniometro per capire meglio la direzione dei tiri e le pendenze delle superfici, fino a quando l’organizzazione PGA non glielo ha impedito; ha sperimentato in gara il cosiddetto side-saddle putting, un modo buffo e diverso di eseguire il colpo più tecnico del golf; ha immerso le palline nella epsomite – il solfato di magnesio, noto anche come sale inglese – per determinare il loro centro di gravità. E tutti ora sanno anche che, da quando ha 17 anni, segue lo sviluppo e la costruzione delle mazze che usa, disegnate tutte della stessa misura personalizzata (95.3 centimetri).
«Sono un anticonformista totale, cerco il modo scientificamente più efficiente per mettere la pallina da golf nella buca». Fra calcoli e appunti scritti nei suoi taccuini durante le partite, può impiegare svariati minuti a effettuare un colpo, cosa che un anno fa in New Jersey infastidì anche l’allora numero uno del ranking mondiale Brooks Koepka, che lo invitò a darsi una mossa. Di recente sembra abbia trovato un modo per velocizzare i suoi colpi, ma sempre a modo suo.
Nei novanta giorni passati in casa durante la pandemia, DeChambeau si è allenato in modo specifico fino a mettere su una decina di chili concentrati nella parte superiore del corpo, il tutto per migliorare quanto più possibile lo swing – il movimento che i golfisti fanno quando colpiscono la pallina facendola alzare dal suolo – e di conseguenza ampliare la lunghezza dei colpi per arrivare il più vicino possibile alla buca. Alla ripresa delle attività si è ripresentato irriconoscibile, così come i suoi colpi. Nel PGA Tour di tre anni fa arrivava al massimo a 269 metri di distanza, nelle gare di quest’anno ha raggiunto i 293 metri e i 200 chilometri orari di velocità data alla pallina, tanto che nei campi pratica più piccoli ora viene fatto indietreggiare di una decina di metri.
Secondo il suo preparatore fisico, Greg Roskopf, ha aumentato il suo peso di venti chili da quando è diventato professionista: «Sembra un sollevatore di pesi, ma ha la flessibilità di un giocatore di golf». In questo modo DeChambeau è arrivato a vincere lo US Open, e in molti ora si chiedono se possa aver anticipato un golf diverso, giocato ad alti livelli da atleti più grossi e allenati, caratterizzato da colpi potenti e più lunghi della media attuale. Per lui, però, l’aumento di massa muscolare è soltanto un altro esperimento: «Il mio obiettivo è diventare il più forte possibile, a prescindere dal peso. Continuerò a insistere su velocità e forza nello swing per vedere cosa succede».