L’Unione Europea ha detto di non riconoscere l’insediamento di Alexander Lukashenko alla presidenza della Bielorussia
L’Unione Europea ha ribadito che non riconosce i risultati delle elezioni presidenziali bielorusse dello scorso 9 agosto e ha detto che la cerimonia di insediamento del presidente Alexander Lukashenko al suo sesto mandato manca di «legittimità democratica» e contraddice «la volontà di gran parte della popolazione bielorussa, espressa in numerose proteste pacifiche e senza precedenti dopo le elezioni». Per l’Unione Europea il giuramento del presidente, avvenuto durante una cerimonia che non era stata annunciata e a cui non ha potuto assistere la stampa, serve «solo ad acuire ulteriormente la crisi politica in Bielorussia».
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L’Unione Europea torna quindi a chiedere «nuove elezioni inclusive, trasparenti e credibili», da tenersi sotto la supervisione dell’OSCE, chiede che cessino le repressioni e la violenza contro i manifestanti e che vengano rilasciate immediatamente, e senza condizioni, tutte le persone incarcerate per motivi politici. In conclusione l’Unione Europea chiarisce che, alla luce della situazione attuale, «sta riesaminando le sue relazioni con la Bielorussia».
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Lo scorso 17 settembre il Parlamento Europeo aveva adottato a maggioranza una risoluzione che chiedeva nuove elezioni presidenziali in Bielorussia. La risoluzione aveva ottenuto 574 voti a favore, 37 contrari e 82 astensioni. Nella risoluzione inoltre non venivano riconosciuti i risultati ufficiali delle «cosiddette elezioni presidenziali» del 9 agosto. Secondo il Parlamento Europeo queste elezioni si erano svolte in «violazione di tutti gli standard riconosciuti a livello internazionale».