Negli Stati Uniti si protesta ancora per Breonna Taylor
Dopo la notizia che nessun poliziotto è stato incriminato per la morte della 26enne afroamericana; a Louisville, la sua città, 2 agenti sono stati feriti
Mercoledì due poliziotti sono stati feriti con colpi d’arma da fuoco durante nuove proteste a Louisville, in Kentucky, Stati Uniti, organizzate perché nessun poliziotto era stato incriminato per omicidio per la morte di Breonna Taylor, una ragazza afroamericana di 26 anni uccisa per errore dalla polizia sei mesi fa, durante una sparatoria nel suo appartamento.
In giornata infatti un gran giurì (un tipo di giuria dell’ordinamento americano chiamata a stabilire se le prove raccolte siano sufficienti per iniziare un processo penale contro qualcuno) aveva incriminato soltanto Brett Hankison, un ex detective, per tre capi di imputazione per condotta pericolosa, per aver messo in pericolo la vita di tre persone che abitavano vicino a Taylor sparando proiettili finiti nei loro appartamenti. Gli altri due poliziotti presenti all’irruzione non erano stati incriminati.
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Le proteste sono iniziate subito dopo l’annuncio della decisione del gran giurì: c’era chi urlava di rabbia e chi piangeva, racconta il New York Times. Per circa 10 minuti 150 persone hanno bloccato una strada, poi è arrivata una dozzina di poliziotti che ha seguito la marcia dei manifestanti durata due ore. A quel punto è stata bloccata da un gruppo di agenti in tenuta antisommossa che, dopo qualche minuto, hanno caricato i manifestanti per farli indietreggiare usando sfollagente e gas urticante. Un poliziotto intanto annunciava che la protesta era stata dichiarata illegale e invitava le persone ad andarsene.
Il capo della polizia di Louisville, Robert J. Schroeder, ha detto che è stata arrestata una persona sospettata di aver sparato ai due agenti, che non si trovano in pericolo di vita. Il ferimento degli agenti è avvenuto durante una diretta video della polizia metropolitana di Louisville, dove si vedono dei proiettili contro gli agenti e una voce che urla “poliziotto a terra”. Il video non mostra il ferimento, si sentono solo le urla e si vedono i proiettili: un portavoce della polizia ha detto che gli agenti feriti si trovavano a qualche isolato di distanza. Durante le proteste sono state arrestate 46 persone.
First standoff between police and protesters. pic.twitter.com/zkz6Xydg8Q
— John Eligon (@jeligon) September 23, 2020
Breonna Taylor, come George Floyd, è uno dei simboli delle manifestazioni che da più di 100 giorni si tengono negli Stati Uniti contro il razzismo e la violenza della polizia e anche mercoledì le proteste non sono rimaste circoscritte a Louisville, ma si sono allargate in altre città statunitensi: Los Angeles (California), St. Paul (Minnesota), Dallas (Texas), Atlanta (Georgia), Seattle (Washington) e Portland (Oregon). A New York migliaia di manifestanti sono scesi in strada e a Brooklyn un gruppo ha fermato il traffico sul ponte di Manhattan; lo stesso è successo a Chicago, in Illinois, dove un quartiere è stato bloccato per un’ora mentre la gente cantava “vogliamo giustizia, la vogliamo ora»; a Norfolk, in Virginia, c’era un cartello con scritto “Le Breonna sono ovunque”, mentre a Milwaukee, in Wisconsin, c’è stata una contenuta veglia di 50 persone davanti a un murale di Taylor.
Breonna Taylor morì il 13 marzo del 2020, quando i tre agenti Jonathan Mattingly, Brett Hankison e Myles Cosgrove fecero irruzione nel suo appartamento, convinti di arrestare uno spacciatore di droga. Raccontarono poi di essersi presentati come poliziotti prima di entrare ma il fidanzato di Taylor, Kenneth Walker, e altri 11 testimoni, sostengono di non aver udito la loro presentazione. Per questo, quando entrarono, Walker sparò pensando che si trattasse di un ladro, e nella sparatoria successiva Taylor fu colpita dai proiettili della polizia. Hankinson venne licenziato per aver «mostrato un’estrema indifferenza al valore della vita umana» per aver sparato dieci proiettili, alcuni finiti negli appartamenti vicini, dove vivevano, tra gli altri, una donna incinta, con il marito e un figlio di 5 anni. Nessuno dei suoi proiettili colpì Taylor, che venne uccisa dagli spari degli altri due; in tutto i tre agenti spararono 32 proiettili. Dieci giorni fa la città di Louisville aveva patteggiato il versamento di 12 milioni di dollari alla famiglia di Taylor.
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