Chi vuole essere la nuova Tesla
Alcune startup di auto stanno provando a emulare il successo di Elon Musk, con risultati a volte piuttosto goffi (una si chiama "Nikola", e sembra nei guai)
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un’indagine preliminare su Nikola, un’azienda di camion e fuoristrada elettrici, per aver ingannato investitori e azionisti facendo promesse esagerate sulla sua tecnologia, secondo il Wall Street Journal. L’indagine del Dipartimento sarebbe la seconda dopo quella della SEC, l’agenzia governativa americana che vigila sulla Borsa, e arriva dopo che la settimana scorsa un gruppo di investitori ha pubblicato un report di 67 pagine in cui definisce Nikola una “complessa truffa”.
Il gruppo di investitori si chiama Hindenburg Research e fa “short selling”, una pratica che consiste nello scommettere contro un’azienda per ottenere guadagni quando il suo titolo in Borsa crolla. Hindenburg Research dunque ha un interesse nel cercare i punti deboli nel business di Nikola; l’azienda ha smentito tutte le accuse, ma nonostante questo le sue azioni sono calate di molti punti negli ultimi giorni. Trevor Milton, il fondatore e CEO di Nikola, si è dimesso oggi dal suo ruolo di capo del consiglio di amministrazione. È stato immediatamente sostituito con Stephen Girsky, ex vicepresidente di General Motors.
Fondata nel 2014, Nikola ha ottenuto in pochi anni grande successo tra gli investitori, e ha raccolto moltissimi finanziamenti fino alla quotazione in Borsa nel giugno di quest’anno. Oggi Nikola vale circa 12 miliardi di dollari, vuole espandersi nel settore dell’energia e produrre anche auto a idrogeno. L’azienda ha presentato quattro modelli di tir elettrici, alcuni dei quali dovrebbero essere prodotti in collaborazione con General Motors, e un modello di pickup elettrico. Finora, tuttavia, Nikola non ha prodotto per il mercato nemmeno un veicolo. Non è necessariamente un segnale preoccupante – per mettere su da zero un’azienda automobilistica innovativa ci vuole tempo – ma ci sono alcuni segni di difficoltà.
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Qualche giorno fa, per esempio, Nikola ha ammesso che un video promozionale fatto circolare nel 2018 – in cui un tir elettrico viaggiava lungo una strada in mezzo al deserto – in realtà era falso: il tir non andava da solo, la strada era in lieve discesa. Il Financial Times ha pubblicato un articolo in cui scrive che “la vaghezza della tecnologia di Nikola ha generato paragoni con Theranos”, la startup di biotecnologie che nel 2018 fallì perché i suoi prodotti innovativi in realtà non esistevano o non funzionavano. In altri passaggi però l’articolo cita fonti secondo cui certe tecnologie di Nikola potrebbero essere solide, come quelle relative all’idrogeno. Mary Barra, amministratrice delegata di General Motors, questa settimana ha detto che non vuole sciogliere l’accordo con Nikola.
Nikola è un’azienda interessante perché fa parte di un piccolo gruppo di startup del settore automobilistico che da qualche anno cercano metodi non convenzionali – e a volte goffi – per ripetere il successo di Tesla, l’azienda di automobili elettriche guidata da Elon Musk: nel caso di Nikola, l’ispirazione è esplicita fin dal nome. Musk è riuscito a creare automobili elettriche di lusso e di buon successo commerciale pur non avendo esperienza nel settore e nonostante enormi difficoltà tecniche, che per anni hanno reso difficile la produzione di massa. Questo da solo non è un grande risultato: ormai tutte le grandi case automobilistiche hanno prodotto o hanno in produzione automobili elettriche, anche di alta gamma.
Il risultato più notevole di Tesla è stato farsi considerare, dal pubblico e dai mercati, come un’azienda tecnologica e non automobilistica, che in Borsa gode della fiducia e dell’entusiasmo generati di solito da aziende come Apple e Google. Tesla oggi ha un valore di mercato superiore a quello di Toyota, anche se ha venduto nel 2019 soltanto 367.200 automobili contro i 10,46 milioni di Toyota.
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Un’altra azienda che cerca di emulare Tesla è Evergrande. L’Evergrande Group è un ricchissimo conglomerato cinese che si occupa soprattutto di mercato immobiliare, e che nel 2017 aveva investito due miliardi di dollari in Faraday Future, al tempo una delle startup di automobili elettriche più promettenti. L’affare con Faraday Future finì con un brutto scontro con Jia Yueting, il miliardario fondatore di Faraday, che in pochi mesi aveva bruciato 800 milioni di dollari dati da Evergrande in investimenti sbagliati.
Ma Evergrande ha deciso di continuare ugualmente a produrre automobili elettriche. Ha investito nel settore altri tre miliardi di dollari e ad agosto di quest’anno ha annunciato che è pronta a mettere sul mercato sei nuovi modelli di automobili elettriche a marchio Evergrande. Questa settimana un gruppo di investitori che comprende l’azienda tecnologica cinese Tencent e il miliardario Jack Ma, fondatore ed ex amministratore delegato di Alibaba, hanno detto che compreranno 500 milioni di dollari di azioni di Evergrande New Energy Vehicle Group, la controllata che si occupa delle auto elettriche e che nel 2019 ha perso 620 milioni di dollari.