La Francia rivuole il Parlamento Europeo
Le sedute plenarie nella sede di Strasburgo sono state sospese per il coronavirus, ma i parlamentari e i funzionari francesi si sono un po' arrabbiati
A inizio settembre il presidente del Parlamento Europeo, l’italiano David Sassoli, ha sospeso la sessione plenaria del Parlamento che era prevista a Strasburgo, in Francia, a causa dei timori legati alla pandemia da coronavirus. La riunione si è tenuta a Bruxelles, in Belgio, l’altra sede del Parlamento, dove si svolge per esempio il lavoro delle commissioni (e dove si erano già tenute le plenarie nel picco della pandemia). Sassoli ha promesso di riconsiderare la decisione per il prossimo mese, ma nel frattempo il suo annuncio ha provocato la reazione arrabbiata del governo francese, che ha parlato di una violazione dei trattati europei.
La Francia rivuole il Parlamento Europeo a Strasburgo, ma a condividere la sua posizione potrebbero essere rimasti in pochi.
L’esistenza di due sedi del Parlamento Europeo fu decisa fin dai primi anni dell’Unione Europea – negli anni Cinquanta, quando ancora l’organizzazione non si chiamava così – soprattutto per volontà della Francia, ma non solo. L’idea di indicare Strasburgo come sede ufficiale del Parlamento dipese dal fatto che la città era stata a lungo contesa tra Francia e Germania, e in tempi di pace avrebbe potuto diventare un simbolo di unione e collaborazione per l’intero continente. Fu una scelta di grande valore politico e simbolico, visto che tutte le altre importanti istituzioni europee trovarono sede a Bruxelles.
Oggi però le cose sono cambiate. Come hanno scritto Quantin Ariès e Michael Birnbaum sul Washington Post, in tempi recenti la sede a Strasburgo «è diventata il simbolo degli eccessi europei».
Ogni mese, per partecipare alla sessione plenaria che si tiene in Francia, centinaia di persone – europarlamentari, funzionari, lobbisti, giornalisti, tra gli altri – si spostano da Bruxelles e dalle altre città europee verso Strasburgo, spendendo moltissimi soldi e impiegando parecchio tempo. Arrivano il martedì e se ne vanno il giovedì, tra molte difficoltà. Per dirne una: Strasburgo è collegata malissimo con diverse grandi città europee, e le varie combinazioni di treni e aerei per raggiungerla sono spesso argomento di estese conversazioni e dibattiti tra i suoi frequentatori più abituali (e sono anche un modo per rompere il ghiaccio con le nuove conoscenze, si dice).
Durante la pandemia l’enorme edificio che ospita l’aula e gli edifici di parlamentari e funzionari ha ospitato un centro per il tracciamento dei contatti dell’epidemia, mentre la mensa ha preparato pasti caldi poi distribuiti alle persone più in difficoltà.
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In più di un’occasione, il Parlamento Europeo ha espresso a larga maggioranza la sua volontà di avere una sola sede: quella di Bruxelles. Il fatto è che la sede di Strasburgo è prevista dai trattati europei, i quali possono essere modificati solo con l’unanimità dei paesi membri dell’Unione: ed è molto improbabile che la Francia decida di cambiare idea, per almeno due ragioni.
I’m glad Strasbourg is cancelled but:
IT IS NOT THE WISH OF THE PARLIAMENT TO RETURN TO STRASBOURG
The @Europarl_EN has consistently voted with large majority to abolish the unneccesary travel and adopt a single seat.
Your statement,@EP_president, should at least reflect this! https://t.co/FtPwgiirJC
— Jeroen Lenaers (@jeroen_lenaers) September 8, 2020
Dopo la decisione di Sassoli, l’europarlamentare olandese Jeroen Lenaers ha sottolineato come non sia volontà del Parlamento tornare a Strasburgo in futuro
La prima è una ragione di orgoglio. Anche se oggi i motivi che portarono alla formalizzazione della sede di Strasburgo non sono più così pressanti, il fatto di avere un’istituzione importante come il Parlamento Europeo sul proprio territorio continua a dare alla Francia un certo prestigio. È una cosa rilevante soprattutto per il governo francese, che aspira da sempre ad avere un ruolo centrale e di leadership nell’Unione Europea.
La seconda è una ragione economica. Nei due o tre giorni al mese in cui gli europarlamentari sono chiamati a partecipare alla sessione plenaria del Parlamento Europeo, Strasburgo in un certo senso si trasforma. Gli hotel si riempiono e i costi degli appartamenti privati messi a disposizione per affitti brevi aumentano a dismisura, vengono organizzate cene nei ristoranti migliori della città e catering per accompagnare eventi più o meno ufficiali, e il lavoro dei tassisti si moltiplica. Esiste quindi un indotto rilevante derivante dalle attività del Parlamento Europeo a cui l’amministrazione di Strasburgo, e di conseguenza il governo francese, non vuole rinunciare.
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La giustificazione del coronavirus data da Sassoli per spiegare la sospensione dell’ultima sessione plenaria a Strasburgo non è bastata per convincere europarlamentari e funzionari francesi. Christophe Grudler, membro del Parlamento Europeo, ha sostenuto che la sospensione per il coronavirus fosse comprensibile, ma ha aggiunto che «decidere unilateralmente di trasferire la stessa sessione a Bruxelles, dove i rischi sanitari sono più alti che a Strasburgo, è completamente senza senso».
Alla sessione plenaria che si è conclusa giovedì, comunque, moltissimi europarlamentari hanno partecipato online.