Il gran successo in borsa di Snowflake
È un'azienda che si occupa di "cloud" e ha fatto il più ricco debutto a Wall Street per una società di software: c'entrano la pandemia e Warren Buffett
Snowflake, una startup tecnologica americana che si occupa di gestione dei dati su cloud, ha fatto mercoledì il più ricco debutto in borsa della storia per un’azienda di software. Prima di cominciare le vendite a Wall Street, Snowflake aveva fissato il prezzo delle sue azioni a 120 dollari l’una, ma la richiesta è stata così alta che poche ore dopo l’apertura dei mercati si vendevano a 319 dollari. Alla fine della giornata il prezzo delle azioni era 253 dollari, più del doppio della richiesta iniziale. Snowflake, che a febbraio di quest’anno era stata valutata 12,4 miliardi di dollari, mercoledì sera ne valeva più di 80.
Cos’è Snowflake
In inglese si dice che Snowflake fa “warehousing”: significa che il suo software consente alle aziende di gestire la mole sempre più grande di dati prodotti e di usarli in modo più efficiente. In particolare, Snowflake è specializzato nel settore cloud. La maggior parte delle aziende ormai non conserva più i dati su computer di proprietà, ma li affida a servizi che li rendono disponibili e più accessibili attraverso internet. I principali fornitori di servizi di cloud nel mondo sono Amazon, Google, Microsoft e Oracle.
Spesso, tuttavia, un’azienda affida i propri dati a più fornitori, per approfittare di servizi diversi e di prezzi più vantaggiosi. In un’azienda grande può capitare che una parte dei dati sia sul cloud di Oracle e un’altra su quello di Amazon, come succede per esempio a Zoom, la società di videochiamate (Zoom non è un cliente di Snowflake). Questo può provocare confusione e frammentazione, e Snowflake sostiene che il suo software serva a risolvere questo problema: funziona con le varie piattaforme e consente di tenere tutto organizzato ed efficiente, oltre che di fare analisi sofisticate su tutti questi dati.
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Perché ha avuto tutto questo successo in borsa
Il cloud andava di moda già da tempo, ma dopo la pandemia è uno dei settori con le prospettive di crescita migliori. Attraverso internet, il cloud rende i dati, i documenti e i file di un’azienda disponibili a tutti i computer che ne hanno bisogno, e questo facilita enormemente il lavoro da remoto. Senza il cloud, per molte aziende il lockdown di questa primavera sarebbe stato un disastro, e adesso che il lavoro da remoto diventa sempre più comune – e che si temono nuovi lockdown – chiunque abbia un prodotto che funzioni bene con il cloud fa ottimi affari (in generale li sta facendo chiunque si occupi di tecnologia: il listino americano Nasdaq, quello che ospita le aziende tecnologiche, è cresciuto del 23 per cento dall’inizio dell’anno). Nell’ultimo anno fiscale le vendite di Snowflake sono aumentate del 174 per cento, e nel trimestre più recente sono raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
L’entusiasmo nei confronti di Snowflake è stato accresciuto anche dal fatto che Warren Buffett, il famoso investitore americano, ha deciso prima ancora dell’apertura dei mercati di comprare 250 milioni di dollari di azioni della società (dunque le ha comprate al prezzo fissato inizialmente, 120 dollari l’una). Buffett è noto per essere generalmente scettico sulle aziende tecnologiche, e soprattutto non investiva in una IPO, cioè in un debutto in borsa, da qualche decennio. L’ultima volta era stato nel 1956 con Ford. La sua decisione di investire su Snowflake, dunque, è in un certo senso straordinaria ed è stata vista come un segnale di approvazione della solidità e del valore dell’azienda.
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Le cose possono continuare così?
Dopo il gran successo di mercoledì, il giorno del debutto, giovedì il titolo in borsa di Snowflake è calato dell’11 per cento circa. Secondo gli analisti, dopo una crescita così notevole è inevitabile che ci siano degli assestamenti. Altre aziende che hanno suscitato grande entusiasmo al loro debutto in borsa, come Facebook nel 2012, hanno poi subìto mesi di calo dei prezzi delle loro azioni prima di ricominciare a crescere. Secondo l’analista del Wall Street Journal Dan Gallagher, una quotazione così importante “fissa molto in alto l’asticella per la compagnia, che pure finora ha fatto molto bene”.
Secondo Gallagher, i fondamentali di Snowflake sono solidi. L’azienda, che è stata fondata nel 2012, non ha ancora fatto profitti, ma questo è normale per molte startup tecnologiche e, scrive Gallagher, è mitigato dall’alto tasso di crescita e dai molti miliardi raccolti con la quotazione. La valutazione della borsa rimane tuttavia “stratosferica”, e Snowflake dovrà continuare a crescere a ritmo molto elevato per non perdere di valore in borsa.