Madrid non sa più che fare con il coronavirus
Nella capitale aumentano casi e ricoveri e, dopo avere rivendicato autonomia nella gestione, ora il governo locale chiede aiuto a quello nazionale
Da circa due mesi la Spagna sta registrando un aumento quasi costante di nuovi casi di coronavirus, e più di recente una crescita preoccupante di nuovi ricoveri, anche nei reparti di terapia intensiva.
La regione spagnola più colpita è oggi la Comunità di Madrid, che tra mercoledì e giovedì ha fatto registrare più di mille nuovi casi e che sta valutando l’introduzione di nuove misure restrittive, tra cui importanti limitazioni agli spostamenti. La situazione per il governo locale, guidato da Isabel Díaz Ayuso, del Partito Popolare (PP, il principale partito di destra spagnolo), è molto critica: dopo avere rivendicato maggiore autonomia dal governo centrale, ora Ayuso ha chiesto aiuto al primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, del PSOE, il principale partito di centrosinistra del paese, riconoscendo di non riuscire a gestire la crisi solo a livello locale.
In Spagna i litigi e le tensioni tra governo centrale e governi regionali erano già stati al centro di grandi discussioni e avevano spinto il governo guidato da Sánchez ad affidare alle regioni un grosso pezzo della gestione dell’epidemia. Alla fine di agosto, Sánchez – che nel momento di picco dell’epidemia era stato l’unico leader dell’Europa occidentale a perdere consensi – aveva detto che il suo governo non si sarebbe più occupato di introdurre il cosiddetto “stato di allarme”, ma lo avrebbe fatto fare alle regioni. Lo “stato di allarme” è una misura prevista dalla Costituzione che permette al governo di adottare misure straordinarie in particolari situazioni di emergenza: la sua introduzione era stata ritenuta necessaria nel momento più grave dell’epidemia, ma per il governo spagnolo aveva avuto un costo politico molto grande.
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Dopo la decisione di Sánchez, però, i problemi per le comunità autonome non si sono ridotti. Finora la gestione regionale dell’epidemia si è dimostrata piuttosto complicata, soprattutto nelle comunità autonome più colpite, tra cui proprio quella di Madrid.
Gli ultimi giorni in particolare sono stati molto difficili per il governo locale di Ayuso, che ha mostrato grande confusione sulle misure da adottare. Mercoledì scorso Antonio Zapatero, viceministro della Salute pubblica della comunità di Madrid, aveva infatti annunciato a sorpresa l’introduzione di misure di “isolamento selettivo”, cioè l’isolamento di alcuni dei comuni della regione più colpiti dall’epidemia (in particolare nel sud). L’annuncio era stato accolto con sorpresa e tra molte polemiche, e il governo regionale l’aveva immediatamente smentito. Giovedì però il ministro della Salute della regione di Madrid, Enrique Ruiz Escudero, ha annunciato nuove misure per limitare gli spostamenti, senza essere troppo specifico, provocando la reazione arrabbiata di diversi sindaci della comunità autonoma. Al momento non è stata presa alcuna decisione definitiva.
Le difficoltà del governo regionale nell’affrontare l’epidemia sono state ammesse anche da membri della stessa coalizione di governo, tra cui il vicepresidente Ignacio Aguado, e da esponenti della comunità medica.
In un’intervista data giovedì al País, per esempio, Santiago Moreno, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Ramón y Cajal di Madrid, si è chiesto come mai non siano state prese per tempo misure restrittive, soprattutto quando i numeri dei nuovi contagi hanno ripreso a salire in maniera preoccupante (nella regione di Madrid è stato reso obbligatorio l’uso della mascherina nei luoghi pubblici solo alla fine di luglio). Moreno ha aggiunto che altre comunità autonome particolarmente colpite dall’epidemia, come l’Aragona e la Catalogna, sono riuscite a migliorare i numeri sui nuovi contagi, grazie all’introduzione di misure decise.
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Il problema è che la gestione dell’epidemia nella comunità di Madrid non riguarda solo la comunità di Madrid: ha effetto anche sul resto della Spagna e in particolare sulle regioni vicine, come per esempio Castiglia-La Mancia, il cui presidente, Emiliano García-Page, si è lamentato parecchio dell’operato di Ayuso. La città di Madrid è infatti al centro di moltissimi flussi di persone, che per diversi motivi passano per la capitale. Come ha sottolineato anche l’epidemiologo Daniel López Acuña, ex direttore delle emergenze dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, «l’eccessivo aumento di nuovi casi è un pericolo non solo per le comunità autonome vicine, ma per tutta la Spagna».
Di fronte all’impossibilità di gestire l’epidemia, il governo regionale di Madrid ha chiesto aiuto a Sánchez, che incontrerà Ayuso lunedì della prossima settimana. Non si sa ancora se nel frattempo verranno adottate nuove misure restrittive, ma il governo regionale potrebbe annunciare qualcosa già nelle prossime ore.