«Che schifo», ha detto Zingaretti della Lega
Il segretario del PD ha commentato con durezza l'astensione dei parlamentari leghisti sulla risoluzione che chiedeva sanzioni contro Lukashenko
Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha commentato così l’astensione dei parlamentari della Lega al Parlamento europeo sulla risoluzione che chiedeva sanzioni alla Bielorussia per la violenta repressione delle proteste contro il presidente Alexander Lukashenko:
A Bruxelles la Lega si è astenuta sulla condanna a un dittatore. Che schifo. #Lukashenko
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) September 17, 2020
Il Parlamento Europeo ha adottato a maggioranza una risoluzione che chiede nuove elezioni presidenziali in Bielorussia. La risoluzione ha ottenuto 574 voti a favore, 37 contrari e 82 astensioni, tra cui quelle dei parlamentari della Lega. Nella risoluzione inoltre non vengono riconosciuti i risultati ufficiali delle «cosiddette elezioni presidenziali» in Bielorussia del 9 agosto di quest’anno. Secondo il Parlamento Europeo queste elezioni si sono svolte in «violazione di tutti gli standard riconosciuti a livello internazionale». Quando il prossimo 5 novembre scadrà il mandato di Lukashenko, il Parlamento europeo non lo riconoscerà più come presidente della Bielorussia.
Nella stessa seduta è stata votata una risoluzione separata con cui il Parlamento Europeo chiede un’indagine internazionale sull’avvelenamento di Alexei Navalny, il principale oppositore di Vladimir Putin, che si sospetta possa essere il mandante dell’avvelenamento. Questa risoluzione è stata approvata giovedì con 532 voti favorevoli, 84 contrari e 72 astensioni. I parlamentari della Lega hanno votato contro la risoluzione.
La scelta della Lega di non schierarsi apertamente contro il presidente della Bielorussia, storica alleata della Russia, né contro i responsabili dell’avvelenamento del principale avversario di Vladimir Putin è stata considerata come una sorta di “favore” alla Russia. Il leader della Lega Matteo Salvini non ha mai fatto mistero della sua vicinanza politica a Putin e tra la Lega e il Cremlino ci sono stati rapporti documentati, come nel caso dell’incontro a Mosca dell’ottobre del 2018 fra Gianluca Savoini, collaboratore di Matteo Salvini e presidente dell’associazione Lombardia-Russia, e alcuni funzionari russi.
Per quell’incontro Savoini è indagato per corruzione internazionale per una sospetta compravendita di petrolio che sarebbe stata negoziata, prima, dopo e durante quell’incontro, fra l’esponente della Lega e i funzionari russi, allo scopo di far arrivare illecitamente milioni di euro al partito dalla Russia.