A Putin il caso Navalny può costare un gasdotto
Il Nord Stream 2 per la Russia è un affare economico e una leva politica: ora molti chiedono ad Angela Merkel di tirarsi indietro
L’avvelenamento di Alexei Navalny, il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin, sta provocando un intenso dibattito soprattutto in Germania sull’opportunità di continuare ad appoggiare il progetto Nord Stream 2. Il Nord Stream 2 è un gasdotto in via di costruzione che dovrebbe portare il gas russo direttamente in Germania passando per il mar Baltico: è stato fortemente voluto dal regime di Putin ed è stato sostenuto dal governo tedesco, in particolare dalla cancelliera Angela Merkel. Da qualche settimana, però, sono aumentate le pressioni su Merkel per abbandonare il progetto come ritorsione per l’avvelenamento di Navalny, crimine di cui viene accusato – direttamente o indirettamente – proprio il regime russo.
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«L’unica lingua che Putin capisce è quella del gas naturale», ha detto Norbert Röttgen, presidente della commissione Esteri del parlamento tedesco. Continuare a sostenere il Nord Stream 2, ha aggiunto Röttgen, «incoraggerà Putin a proseguire con queste politiche, perché ancora una volta avrà la conferma di non avere nulla da temere dagli europei». Navalny è stato avvelenato con il novichok, un agente nervino mortale sviluppato in Unione Sovietica negli anni Settanta e già utilizzato per l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal, di cui sono stati accusati agenti dell’intelligence militare russa.
Il Nord Stream 2 è uno dei progetti infrastrutturali più grandi e importanti in costruzione in Europa: è un gasdotto che, una volta terminato, sarà lungo 1.230 chilometri e collegherà la costa russa vicino a San Pietroburgo alla Germania. Fin dall’inizio diversi paesi europei si sono opposti al progetto, tra cui l’Italia, e anche gli Stati Uniti sono contrari perché timorosi di un ulteriore rafforzamento della posizione di Putin. Come hanno osservato diversi esperti, infatti, da un punto di vista dei rifornimenti le due parti non avrebbero davvero bisogno di un nuovo gasdotto: il Nord Stream 2 non solo replica il percorso di un gasdotto che esiste già, il Nord Stream 1, ma si aggiunge a infrastrutture simili che attraversano paesi come l’Ucraina e che al momento non vengono sfruttate alla loro massima capacità. Il punto quindi è un altro.
Per Putin, che è a capo della politica energetica russa, il gas naturale non è solo una risorsa con cui fare profitti, ma è anche e soprattutto uno strumento politico grazie al quale aumentare la propria influenza all’estero: «La grande questione non è quanto gas arriva in Europa, ma come ci arriva», ha scritto sul New York Times il giornalista Andrew Kramer, esperto di Russia.
Negli ultimi anni il governo russo ha usato l’esportazione di gas naturale come strumento politico in diverse occasioni. Nei paesi ex sovietici e in quelli dell’Europa orientale attraversati dai gasdotti che trasportano il gas russo, ai governi locali che hanno approvato politiche filo-russe è stata garantita una parte dei profitti derivanti dalla vendita del gas in Europa. Quando però un leader locale ha mostrato di volersi avvicinare all’Occidente, allontanandosi dalla Russia, le cose sono cambiate e il governo russo lo ha punito aumentando il prezzo di vendita del gas o riducendo le forniture, come successo in due occasioni in Ucraina dopo l’allontanamento dal potere del presidente filorusso Viktor Yanukovych.
Quando il Nord Stream 2 sarà completato, ha scritto Kramer, la Russia potrà disporre di un nuovo potente strumento politico: un sistema di esportazione delle proprie risorse che potrà seguire vie diverse, con molti rubinetti da aprire e chiudere secondo la propria volontà e a proprio vantaggio, e con la possibilità di decidere se privilegiare i gasdotti che attraversano diversi paesi dell’Europa orientale e dello spazio ex sovietico o quelli che arrivano direttamente in Europa occidentale.
Da parte sua, anche il governo tedesco ha mostrato finora di volere la costruzione del Nord Stream 2, nonostante le molte critiche.
La cancelliera Merkel ha sostenuto che il suo appoggio al gasdotto è parte di una più ampia politica di dialogo avviata dalla Germania con Russia e Cina, due paesi verso i quali negli ultimi anni si sono consolidati approcci piuttosto rigidi e di chiusura. Chi appoggia il Nord Stream 2 dice che la Russia è più dipendente dalla vendita del gas naturale di quanto la Germania lo sia dalle forniture: questo potrebbe rafforzare la capacità del governo tedesco di influenzare le politiche russe, e limitare comportamenti criminali come gli attacchi del regime contro i dissidenti. Inoltre, diversi politici del partito di Merkel sostengono che grandi quantità di gas naturale potrebbero aiutare la Germania ad allontanarsi definitivamente dall’energia nucleare, obiettivo promesso da Merkel dopo il disastro della centrale di Fukushima in Giappone.
Ancora prima delle pressioni generate dall’avvelenamento di Navalny, il Nord Stream 2 era stato molto criticato da diversi governi, che lo consideravano una specie di regalo a Putin.
Negli Stati Uniti, per esempio, l’opposizione al progetto si era sviluppata in entrambi gli schieramenti politici e la sua cancellazione era stata sostenuta sia dal presidente Donald Trump che dal suo sfidante alle elezioni di novembre, il Democratico Joe Biden. Gli Stati Uniti avevano già approvato sanzioni per bloccare il progetto, che tra le altre cose avevano costretto la società svizzera Allseas a ritirarsi dai lavori. Anche in Europa il progetto era stato molto criticato. Come detto, il Nord Stream 2 è stato pensato per essere un’alternativa soprattutto alle linee di gasdotti che passano per l’Ucraina, paese che quindi potrebbe perdere parecchi soldi con il completamento del progetto. Il governo tedesco era stato accusato di portare avanti una politica contraddittoria, visto che era stata proprio Angela Merkel a costruire un consenso ampio all’interno dell’Unione Europea a favore dell’imposizione di sanzioni contro la Russia dopo l’annessione russa della Crimea, nel 2014.
Con l’avvelenamento di Navalny, e il rifiuto del governo russo di avviare indagini serie per individuare i responsabili, le pressioni su Merkel sono aumentate. Diversi parlamentari tedeschi, anche del partito di Merkel, hanno cominciato a chiedere di abbandonare il progetto e trovare soluzioni alternative al gas russo. La leader dei Verdi in parlamento, Katrin Göring-Eckardt, ha detto che «il Nord Stream 2 non è più qualcosa che noi, insieme alla Russia, possiamo portare avanti», mentre il leader del partito liberale FDP, Christian Lindner, ha aggiunto che «un regime che organizza omicidi tramite avvelenamento non è un partner per grandi progetti condivisi – e questo include progetti come gasdotti e oleodotti».
Per quanto le pressioni stiano crescendo, però, per il momento la posizione del governo tedesco non è cambiata.