In Antartide due ghiacciai si stanno rompendo
Pine Island e Thwaites contribuiscono da soli con il loro scioglimento al 5 per cento dell’innalzamento dei mari
Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences ha rilevato che due enormi ghiacciai che si trovano nel mare di Amundsen, nella parte occidentale della Calotta glaciale antartica, si stanno progressivamente riducendo e rompendo a velocità sempre maggiore. Secondo lo studio, i ghiacciai Pine Island e Thwaites contribuiscono da soli con il loro scioglimento già a circa il 5 per cento dell’innalzamento globale delle acque dei mari, un fenomeno che negli ultimi anni è stato molto accelerato per via del riscaldamento globale. Un’ulteriore riduzione dei ghiacci potrebbe avere effetti pericolosi non solo per l’integrità stagionale del resto dei ghiacciai antartici, ma anche sul livello delle acque nel resto del pianeta.
La riduzione della calotta glaciale in Antartide riguarda principalmente la Penisola antartica, che si protende verso il Sudamerica, e la zona dell’Antartide occidentale, dove si trovano i due ghiacciai. In queste due aree il ghiaccio si scioglie più velocemente sia a causa della temperatura dell’aria, più alta del solito, sia perché le acque marine che vi passano sotto sono più calde di quanto fossero fino a qualche anno fa.
Di norma gli strati di ghiaccio agiscono come un “tappo”, mantenendo stabili sia i ghiacciai che coprono la parte continentale, sia quelli che la circondano, ed evitando che scivolino verso il mare. Questi strati di ghiaccio, però, a poco a poco si stanno sciogliendo e così la calotta si trova senza la sua barriera di protezione naturale. Le immagini satellitari analizzate nello studio hanno evidenziato il distaccamento di grosse porzioni di ghiaccio e mostrato che ancora più porzioni di calotta rischiano di staccarsi e collassare nel mare.
Questo significa che per via del riscaldamento globale nei prossimi anni il livello delle acque potrebbe innalzarsi ulteriormente e con conseguenze enormi, se si pensa che anche pochi centimetri in più possono causare seri problemi nelle aree dove le coste sono basse e più esposte alle maree.
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Isabella Velicogna, professoressa della University of California e glaciologa esperta dell’innalzamento dei mari, ha detto al Washington Post che l’accelerazione del processo di riduzione dei due ghiacciai in Antartide «non è una buona notizia».
Lo studio ha evidenziato che il processo di riduzione dei ghiacci del Pine Island si era avviato nel 1999 e che si è velocizzato a partire dal 2016. Gli scienziati hanno calcolato che negli ultimi quattro anni la parte centrale e quella occidentale del ghiacciaio sono diminuite del 30 per cento, passando da circa 3.900 chilometri quadrati a circa 2.600: per dare un’idea, è stata persa una porzione di ghiaccio grande più o meno come la città di Los Angeles.
Secondo gli esperti, però, la situazione del ghiacciaio Thwaites è ancora più critica. Come aveva già ipotizzato uno studio uscito su Science nel 2009, infatti, la riduzione dei ghiacci del Thwaites potrebbe provocare il collasso di una parte ancora più ampia della calotta glaciale antartica, che contiene abbastanza ghiaccio da poter provocare – sciogliendosi completamente – un innalzamento delle acque di oltre tre metri.
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La notevole riduzione e la perdita di ghiaccio nell’Antartide è un fenomeno riscontrato già da alcuni anni: secondo i dati dell’Organizzazione meteorologica mondiale, negli ultimi cinquant’anni le temperature medie dell’Antartide sono cresciute di almeno 3°C e l’87 per cento dei ghiacciai vicini alla costa occidentale si è rimpicciolito, in particolare negli ultimi 12 anni. Tra le altre cose, nel 2018 lo studio più autorevole uscito fino a quel momento aveva dimostrato che l’Antartide aveva già perso tremila miliardi di tonnellate di ghiaccio nel giro di 25 anni. Inoltre, nel febbraio di quest’anno per la prima volta in Antartide si è registrata una temperatura superiore ai 20°C.
Se alla riduzione della calotta glaciale antartica si somma il fatto che anche i ghiacciai artici non se la passano bene, la situazione globale desta notevoli preoccupazioni.
Tra il 30 luglio e il 4 agosto scorsi nella parte canadese del mar glaciale Artico è collassata la Milne Ice Shelf, una piattaforma di ghiaccio grande due volte la città di Bergamo, mentre il 14 settembre dalla calotta di ghiaccio più intatta della Groenlandia, la N79 (Nioghalvfjerdsfjorden), si è staccata una porzione di ghiaccio grande quanto Piacenza. In entrambi i casi, secondo gli esperti del Geological Survey di Danimarca e Groenlandia, la «progressiva disintegrazione» dei ghiacciai artici è dovuta alle temperature che in queste aree negli ultimi anni sono state «incredibilmente alte».
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