Yoshihide Suga sarà il nuovo primo ministro del Giappone
Ha vinto le primarie dei Liberal Democratici e nei prossimi giorni sostituirà ufficialmente il dimissionario Shinzo Abe
Yoshihide Suga, che ha 71 anni ed è uno dei più noti e rispettati politici giapponesi, sarà il nuovo primo ministro del Giappone. La sua nomina avverrà nei prossimi giorni e sarà una formalità: la competizione per succedere a Shinzo Abe, che a fine agosto aveva annunciato le sue dimissioni per motivi di salute, si è svolta con delle primarie interne ai Liberal Democratici, il partito che guida il governo di centrodestra. Suga ha ottenuto i voti di 377 delegati, superando di quasi 300 voti il secondo classificato, l’ex ministro degli Esteri Kishida Fumio.
Nel discorso di ringraziamento dopo la vittoria, Suga ha ringraziato Abe e gli ha offerto un mazzo di fiori, celebrando assieme a lui il risultato del voto. Il New York Times ha sottolineato che la scelta di Suga dimostra che il Giappone rimane un paese dove «la stabilità conta più dell’ideologia», e in cui Suga «è riuscito a imporsi in una classe dirigente legata alle tradizioni e ostile al cambiamento».
"I started from zero as a farmer's son in Akita," Suga says. Get used to hearing this a lot. pic.twitter.com/kNUaYjFDmJ
— Gearoid Reidy リーディー・ガロウド (@GearoidReidy) September 14, 2020
Figlio di un coltivatore di fragole e di una maestra, Suga è in politica da più di trent’anni, passati a scalare le gerarchie del partito: nel 1996 entrò in Parlamento, dieci anni dopo nel governo, e nel 2012 diventò l’influente braccio destro di Abe, assumendo la carica di segretario di governo (cioè il ministro che ha il compito di coordinare l’attività dei suoi colleghi). Dopo le dimissioni di Abe non era considerato fra i principali favoriti, ma ha saputo muoversi bene e ottenere il sostegno di quasi tutte le correnti del partito, nonostante non appartenga apertamente a nessuna di loro.
«Suga rappresenta un fattore di continuità dell’amministrazione Abe», ha detto al Japan Times Daniel M. Smith, un esperto di Giappone che insegna politica comparata ad Harvard: «allo stesso tempo il contrasto è evidente, dato che al contrario di Abe non proviene da una famiglia privilegiata come molti politici dei Liberal Democratici. Inoltre per ora ha evitato dichiarazioni e decisioni controverse che lo identifichino come un nazionalista di destra».
Abe aveva portato avanti una serie di liberalizzazioni e promosso un’ampia concessione di credito per rilanciare i consumi e aumentare l’inflazione, in particolare dopo i danni causati dallo tsunami del 2011. Per molti critici però non ha fatto abbastanza, nonostante il Giappone sia la terza economia mondiale e il tasso di disoccupazione sia molto diminuito: la crescita del PIL è modesta, il tasso di inflazione è rimasto più basso di quanto progettato e il paese ha un enorme debito pubblico. E la pandemia da coronavirus ha portato nuovi problemi, tra cui il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo, per cui Abe si era molto speso. Secondo diversi osservatori il governo Abe aveva ormai esaurito la sua spinta propulsiva, ed era solo questione di tempo prima che subisse un netto rimpasto (i sondaggi continuano a dare i Liberal Democratici in enorme vantaggio rispetto agli altri partiti, in caso di elezioni anticipate).
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