Cosa sappiamo della morte di Maria Paola Gaglione
Una ventenne era in moto a Caivano con il compagno, un uomo transgender, e il fratello li avrebbe speronati perché contrario alla loro relazione
Nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 settembre a Caivano, in provincia di Napoli, Maria Paola Gaglione è morta dopo essere caduta da un motorino e forse a causa dello scontro con un altro scooter: lei, ventenne, si trovava sul motorino insieme al compagno, Ciro Migliore, un uomo transgender; sul secondo motorino si trovava il fratello di Gaglione, Michele. Secondo la procura di Nola, lo scontro non sarebbe stato un incidente: Michele Gaglione avrebbe inseguito e forse volontariamente speronato il motorino su cui viaggiava la sorella perché contrario alla sua relazione con Migliore che, nello scontro, è stato ferito: ha una frattura a un braccio, oltre a contusioni ed escoriazioni.
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Michele Antonio Gaglione, 30 anni, è stato arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dai “futili motivi” e oggi è fissata l’udienza di convalida del fermo. Le indagini sono condotte dalla pm Patrizia Mucciacito e coordinate dal procuratore Laura Triassi. In un primo momento, i magistrati avevano ipotizzato l’accusa di “morte in conseguenza di un altro reato”, poi modificata in omicidio preterintenzionale aggravato.
Su Repubblica di oggi c’è un’intervista a Ciro Migliore. Ha spiegato che lui e Maria Paola Gaglione stavano insieme da tre anni, e che da un mese erano andati a vivere ad Acerra per allontanarsi dalla famiglia di lei che si opponeva alla loro relazione: «Dicevano che eravamo due donne. Io però non sono una donna. Per loro invece sì. Li ho sentiti perfino dire che avrebbero preferito che la figlia morisse, piuttosto che stare con uno come me. Un masculillo».
Sulla dinamica di quanto accaduto, Migliore ha detto: «Eravamo in scooter, Maria Paola ed io. Appena sono uscito dal vicolo, me lo sono trovato davanti. (il fratello della ragazza, Michele, ndr) (…) Ci ha inseguito e gridava verso di me: “Ti devo uccidere, ti devo uccidere”. Maria Paola allora gli diceva: “Ci sono anche io sul motorino”. A lui non interessava. Quando siamo caduti, mi sono avvicinato a lei per soccorrerla, ma lui mi ha picchiato». Secondo quanto scrivono i giornali, il motorino con Maria Paola Gaglione e Ciro Migliore sarebbe caduto dopo lo speronamento contro la recinzione di un campo, e la donna – che non indossava il casco, scrive la Stampa – avrebbe battuto la testa contro una colonnina di cemento morendo sul colpo.
La madre di Migliore in un post su Facebook ha scritto che il figlio aveva subito diverse minacce in passato. Sempre su Repubblica di oggi ha spiegato: «Mio figlio è stato sempre minacciato. Una volta sono venuti in cinque a casa nostra, il padre, il figlio e altri. Dicevano che se Ciro si prendeva la figlia dovevo morire anche io, che mi avrebbero fatto chiudere la baracca dove vendo le sigarette per vivere. Sono sola, non ho un marito e devo andare avanti».
L’avvocato di Michele Gaglione, Domenico Paolella, ha per ora smentito la ricostruzione: «Non mi risulta abbia speronato lo scooter, voleva solo parlare con la sorella, e quando li visti cadere ha chiamato lui il 118 e i carabinieri. È disperato». Su diversi giornali è stato poi intervistato il prete del Parco Verde di Caivano, don Maurizio Patriciello, il quale dice che la famiglia di Maria Paola e Michele Gaglione «non vedeva di buon occhio» la relazione di lei, ma che «si stava abituando all’idea». Il prete aggiunge che secondo lui «Michele era uscito per convincere la sorella Maria Paola a rientrare a casa: ma non l’ha speronata, è stato un incidente».
Gabriele Piazzoni, segretario di Arcigay, ha dichiarato che «nel dramma che è costato la vita a Maria Paola Gaglione ci sono tutte le tracce di una violenza strutturale». I movimenti femministi e che lavorano per i diritti delle persone LGBTQI+ hanno parlato di violenza maschile contro le donne e di violenza di genere, denunciando tra l’altro i titoli di molti giornali e tv che hanno parlato di una relazione omosessuale riferendosi a Ciro al femminile. In generale molti sono tornati a chiedere l’approvazione del disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia presentato dal deputato del Partito Democratico Alessandro Zan, che estende le protezioni attualmente in vigore per le etnie e l’orientamento religioso – previste dalla cosiddetta legge Mancino del 1993 – all’orientamento sessuale.
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