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  • Domenica 13 settembre 2020

Ricomincia la scuola, non tutta

A sei mesi dalle ultime lezioni in presenza, riaprono gli istituti di gran parte d'Italia, tra ritardi, preoccupazioni e cose che mancano

(ANSA/TINO ROMANO)
(ANSA/TINO ROMANO)

Lunedì, a distanza di oltre sei mesi dalle ultime lezioni in presenza, riapriranno le scuole della maggior parte delle regioni italiane, con la messa in pratica delle linee guida e dei protocolli decisi dal governo nelle scorse settimane, dopo mesi di preoccupazioni e discussioni legate alla pandemia da coronavirus. Le lezioni però non ricominceranno lunedì in tutta Italia: in Friuli Venezia Giulia riprenderanno mercoledì, in Sardegna martedì 22 settembre e in Puglia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Campania soltanto mercoledì 24 (il governatore campano Vincenzo De Luca, in realtà, ha detto di non essere sicuro nemmeno di questa data). Le lezioni erano poi ricominciate già la scorsa settimana in provincia di Bolzano.

Ma da giorni si accumulano le critiche e gli avvertimenti che segnalano che una buona parte delle scuole non è in realtà pronta per ricominciare. I problemi sono tanti: uno dei più noti è che gran parte dei banchi monoposto per favorire il distanziamento fisico voluti dal ministero dell’Istruzione, e acquistati e distribuiti dal commissario straordinario Domenico Arcuri, non sono ancora arrivati. Non è chiaro quanti dei 2,5 milioni di banchi previsti siano già stati consegnati, ma siamo nell’ordine di alcune migliaia e sappiamo che si andrà avanti con le consegne almeno per tutto ottobre. Nel frattempo, le scuole dovranno organizzarsi diversamente.

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Arcuri ha invece assicurato che entro lunedì arriveranno in tutte le scuole decine di milioni di mascherine da dare agli studenti, che dovranno indossarle in tutti i momenti tranne che quando sono seduti al banco. Negli ultimi giorni erano arrivate diverse lamentele da parte di amministratori locali e istituti che si lamentavano di non averle ancora ricevute. Sabato poi la ministra dell’Istruzione Azzolina ha specificato che gli studenti e gli insegnanti che lo vorranno potranno tenerle sempre, e non soltanto quando non sono al banco o alla cattedra come richiesto dalle linee guida.

Ma i problemi non riguardano soltanto le attrezzature: uno dei più grossi è che moltissimi supplenti sono ancora da nominare. È in una certa misura normale, e dipende dal fatto che in Italia, e soprattutto in certe regioni e per certe materie, mancano migliaia di insegnanti di ruolo e le graduatorie da cui pescare sono in esaurimento da tempo, perché non aggiornate da nuovi concorsi. Ci sono stati, come sempre, grandi ritardi ed errori nella compilazione e nella pubblicazione delle graduatorie, che in molti casi devono ancora essere completate. Nei primi giorni di scuola quindi parte dei supplenti non sarà ancora stata nominata dagli Uffici Scolastici Territoriali, che provvederanno a lezioni iniziate.

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«Non possiamo immaginare che la scuola sia esattamente come lo scorso anno. L’importante, in questo momento, è tornare in aula. Dovremo rinunciare a qualcosina, ma anche negli anni passati non era una scuola perfetta» ha detto sabato Azzolina intervenendo a un evento online del Corriere della Sera.

È stato inoltre confermato uno degli aspetti più discussi dei protocolli decisi dal governo, quello che prevede che la temperatura sia misurata agli studenti dai genitori, a casa, invece che all’ingresso a scuola. In un’intervista a Repubblica, il ministro della Salute Roberto Speranza ne ha spiegato il motivo: se uno studente va a scuola in autobus o con i mezzi pubblici, è importante che rimanga a casa in caso di febbre, e quindi la temperatura va verificata prima del suo arrivo a scuola.

Per quanto riguarda le altre linee guida, uno dei punti su cui si era maggiormente discusso tra governo e regioni era la capienza massima dei mezzi pubblici: inizialmente i protocolli prevedevano che fosse intorno al 50 per cento, ma questo era stato giudicato insostenibile dagli amministratori locali, perché avrebbe richiesto un potenziamento eccessivo della rete dei trasporti. Alla fine il governo ha acconsentito che gli autobus possano essere riempiti interamente per viaggi sotto ai 15 minuti, e soltanto all’80 per cento per quelli più lunghi. Sarà ovviamente obbligatoria la mascherina e, per quanto possibile, il distanziamento.

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Sul protocollo da seguire in caso uno studente manifesti sintomi compatibili con la COVID-19, il governo ha deciso che se succede a scuola lo studente deve essere isolato e mandato il prima possibile a casa, accompagnato dai genitori. Se succede a casa, non deve andare a scuola. Se invece uno studente risulterà positivo al test, scatterà l’isolamento per 14 giorni per i suoi contatti stretti, e quindi per l’intera classe e i suoi insegnanti.

Il 20 e il 21 settembre migliaia di scuole in tutta Italia saranno usate come seggi, per le elezioni amministrative in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia e per il referendum costituzionale. Vuol dire che le scuole apriranno e saranno chiuse subito dopo per alcuni giorni: almeno da sabato 19 per la preparazione dei locali per le votazioni, e spesso fino a mercoledì per la sanificazione al termine degli scrutini.