L’Unione Europea dovrebbe farsi amica la Groenlandia
Un'alleanza commerciale più forte rallenterebbe la corsa di Stati Uniti e Cina per accaparrarsi le grandi risorse del paese, scrive Politico
Nel 2019 i principali media statunitensi avevano raccontato che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, voleva comprare la Groenlandia. Malgrado non sia mai stata in vendita, la Groenlandia ha da sempre stretti legami con gli Stati Uniti e ultimamente anche la Cina si è mostrata interessata a estendere la propria influenza nel paese per via delle risorse naturali del territorio. A livello politico la Groenlandia dipende dalla Danimarca e pertanto riceve fondi dall’Unione Europea. Secondo Politico, sarebbe proprio l’Unione Europea a dover rafforzare le proprie relazioni economiche con la Groenlandia: un’alleanza ancora più stabile consoliderebbe l’autonomia economica dell’Unione Europea e darebbe notevoli benefici anche alla Groenlandia.
La Groenlandia è l’isola più grande del mondo. Si trova tra l’oceano Artico e quello Atlantico e ha un’estensione pari a sei volte quella della Germania; le sue terre sono in larga parte coperte dal ghiaccio e sono abitate da circa 56mila persone, per la maggior parte Inuit. Sebbene politicamente appartenga alla Danimarca, la Groenlandia si autogoverna con grande autonomia, soprattutto per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse.
Facendo parte dei cosiddetti paesi e territori d’oltremare, che hanno un legame di dipendenza da uno dei paesi europei e sottoscritto accordi di cooperazione con l’Unione Europea, la Groenlandia gode di particolari diritti e aiuti economici: in particolare, ogni anno riceve circa 32 milioni di euro in fondi destinati per lo più all’istruzione e a progetti di sviluppo sostenibile. Nel 1985 la Groenlandia era uscita dalla Comunità Economica Europea dopo una disputa sui diritti in materia di pesca; tuttavia, oltre ai fondi destinati ai Paesi e territori d’oltremare, riceve altri soldi dall’Unione Europea in cambio dell’accesso ad alcune aree per poter pescare.
Uno dei motivi per cui la Groenlandia è vista con interesse sempre maggiore dai paesi stranieri è proprio lo sfruttamento dei territori e delle materie prime. A causa della pandemia mondiale da coronavirus, infatti, la fornitura di minerali strategici e risorse essenziali a paesi come quelli europei potrebbe essere più complessa.
Per questo, secondo Politico, l’Unione Europea dovrebbe mantenere buoni rapporti con la Groenlandia e destinare ancora più fondi per la ricerca di minerali rari. Stabilire «un’alleanza industriale» per l’estrazione di materie prime essenziali rafforzerebbe ulteriormente l’autonomia economica dell’Unione Europea e, in cambio, la Groenlandia potrebbe chiedere più appoggio dal punto di vista amministrativo. Tra i principali obiettivi della Groenlandia, infatti, c’è quello di ottenere la totale indipendenza dalla Danimarca. Per avere maggiore autonomia, però, avrebbe bisogno di una situazione economica più stabile, e se arrivassero maggiori investimenti dalla Cina o dagli Stati Uniti il paese potrebbe allontanarsi ulteriormente dall’Unione Europea.
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La Groenlandia è un presidio strategico della NATO e vi si trova la Thule Air Base, che è la base militare statunitense più vicina sia all’Europa sia alla Russia occidentale. Di recente l’amministrazione di Trump ha avviato canali diplomatici e aperto un consolato a Nuuk, la capitale della Groenlandia, e poi ha annunciato di aver destinato 12,1 milioni di dollari (circa 10 milioni di euro) di aiuti al paese.
Un altro paese che negli ultimi mesi ha dimostrato sempre più interesse per la Groenlandia per via delle sue risorse è appunto la Cina, che secondo un alto funzionario danese citato da Politico è considerata dagli Stati Uniti il «principale rivale strategico» anche in questi territori. Secondo il funzionario, l’interesse della Cina non sarebbe strettamente militare, ma «nel lungo periodo minaccerebbe l’interesse strategico di uno degli alleati della Groenlandia».
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Dal momento che si stima che il territorio groenlandese possa ospitare consistenti depositi di elementi naturali particolarmente rari, alcune società cinesi hanno cercato di ottenere licenze per portare avanti progetti di ricerca geologica ed estrazione di minerali. Nel 2016, per esempio, la società australiana che aveva iniziato le attività di esplorazione nel sito di Kvanefjeld, dove si pensa ci possa essere oltre 1 miliardo di tonnellate di minerali grezzi, era stata acquistata da un socio di maggioranza cinese. Politico ha scritto che ora la società sta aspettando il permesso per iniziare a scavare e che il governo statunitense sta cercando di frenare la trattativa della società con le autorità groenlandesi per ragioni di sicurezza.
Tra le altre cose, l’anno scorso Stati Uniti e Danimarca avevano esercitato pressioni per bloccare l’offerta di una società cinese che partecipava alla gara per ampliare l’unico aeroporto internazionale del territorio e per sviluppare un porto con lo scopo di incrementare il turismo.
Secondo Politico, la tentazione di cedere agli investitori statunitensi o cinesi per la Groenlandia è forte. Malgrado la rivalità tra le due potenze per ottenere più influenza sul paese si sia intensificata, per ora l’Unione Europea non si è dimostrata interessata a intervenire, anche se la relazione con la Groenlandia porterebbe consistenti benefici a entrambe le parti. Al momento, a Bruxelles – sede del Parlamento dell’Unione Europea – c’è un piccolo ufficio di rappresentanza della Groenlandia, ma in Groenlandia non c’è alcun funzionario dell’Unione Europea.