Cosa sappiamo dell’arresto di Maria Kolesnikova
La leader dell'opposizione bielorussa ha fatto sapere che si trova in carcere a Minsk con l'accusa di tentato colpo di stato
Da quando la leader dell’opposizione bielorussa Maria Kolesnikova è scomparsa, lunedì 7 settembre, le autorità bielorusse non hanno diffuso alcuna informazione sulle sue condizioni. La scomparsa di Kolesnikova è avvenuta un giorno dopo che a Minsk 100mila persone avevano protestato per il quarto fine settimana consecutivo contro il risultato delle elezioni del 9 agosto e avevano chiesto le dimissioni del presidente Lukashenko. Il ministero dell’Interno bielorusso aveva detto che 633 persone erano state arrestate.
Mercoledì l’avvocata di Kolesnikova, Lyudmila Kazak, l’ha incontrata in un centro di detenzione di Minsk, e fatto sapere che è incarcerata con l’accusa di tentato colpo di stato. Giovedì mattina Kazak ha diffuso sui media locali un comunicato, scritto dall’attivista, in cui accusa i servizi segreti bielorussi di averla rapita e minacciata di morte. Nello stesso documento Kolesnikova chiede che venga aperta un’inchiesta sulle violenze subite dichiarandosi disposta a testimoniare anche indicando nomi e ruoli degli agenti che avrebbero commesso i reati.
Nel suo comunicato Kolesnikova ricostruisce quello che sarebbe successo dal momento della sua scomparsa il 7 settembre: racconta che dopo essere stata rapita per strada a Minsk le sarebbe stato detto che se non avesse lasciato la Bielorussia sarebbe comunque stata portata fuori dal paese «viva o a pezzi» o che sarebbe stata incarcerata per 25 anni. Durante questa prima detenzione Kolesnikova sarebbe riuscita a parlare con alcuni funzionari di passaggio nel carcere e a chiedere loro che comunicassero a suo padre e alla sua avvocata che era stata arrestata. Dopo il rifiuto dell’attivista di lasciare il paese, le sarebbe stato messo un sacco in testa, sarebbe stata caricata su un minivan e portata al confine tra Bielorussia e Ucraina, dove gli agenti avrebbero cercato di espellerla dalla Bielorussia con la forza. Kolesnikova però, per evitare di essere espatriata, avrebbe strappato il suo passaporto.
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Dopo questo ennesimo rifiuto di abbandonare la Bielorussia Kolesnikova dice di essere stata trasferita al distaccamento militare di frontiera di Mozyr, dove sarebbe rimasta fino alla sera dell’8 settembre. Poi sarebbe stata portata al carcere di Minsk. La stessa sera dell’8 settembre Anton Rodnenkov e Ivan Kravtsov, altri due esponenti dell’opposizione scomparsi la mattina dello stesso giorno, durante una conferenza stampa da Kiev, in Ucraina, avevano raccontato che quella mattina erano stati fatti salire su un minivan e portati verso il confine ucraino di Aleksandrovka. Kravtsov aveva detto che gli era stato offerto di portare Maria Kolesnikova in Ucraina per “allentare” la situazione in Bielorussia.
Rodnenkov e Kravtsov avevano poi detto di aver trovato Kolesnikova in una zona neutra fra il confine bielorusso e quello ucraino, che erano stati costretti a salire con lei su un’auto e ad attraversare il confine. Ma nel momento del controllo alla dogana, Kolesnikova aveva strappato il passaporto, era scesa dall’auto ed era tornata verso il confine bielorusso. Quindi agenti bielorussi in uniforme l’avrebbero nuovamente costretta a salire su un minivan. I due attivisti avevano inoltre raccontato che sull’auto che li aveva portati in Ucraina avevano visto dei biglietti aerei da Kiev a Vienna e da Vienna a Monaco che secondo loro potevano essere destinati a Kolesnikova.
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Nella mattinata del 9 settembre le autorità bielorusse hanno perquisito la casa di Mnisk di Kolesnikova e lo stesso giorno il padre di Kolesnikova ha detto di essere stato contattato, in via ufficiosa, da un funzionario che gli ha confermato che sua figlia era in arresto. Lo stesso giorno Maxim Znak e Antonina Konovalova, altri due esponenti dell’opposizione bielorussa, sono stati arrestati. Secondo l’agenzia Interfax Znak sarebbero stati arrestati con modalità simili a Maria Kolesnikova.
Sempre mercoledì Svetlana Tikhanovskaya, la principale candidata dell’opposizione alle elezioni presidenziali dello scorso 9 agosto, che si trova in Lituania, aveva scritto sul suo canale Telegram che Antonina Konovalova era scomparsa e non si sapeva dove fosse. La scrittrice bielorussa Svetlana Alexievich, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2015, ha raccontato che uomini incappucciati hanno tentato di entrare in casa sua. Alexievich è l’unica figura di spicco dell’opposizione a essere in Bielorussia e a non essere stata ancora arrestata.