Abebe Bikila, che vinse scalzo la maratona olimpica 60 anni fa
Era solo alla sua terza gara in carriera e la corse senza scarpe per via di certe vesciche
Originariamente Abebe Bikila non faceva nemmeno parte della nazionale etiope che avrebbe partecipato alle Olimpiadi di Roma del 1960, eppure passò alla storia per aver vinto la maratona olimpica stabilendo un nuovo record, ma soprattutto per averlo fatto correndo scalzo. Bikila fu il primo atleta africano a vincere una medaglia olimpica e fu anche il primo a ottenere due medaglie d’oro consecutive nella maratona ai Giochi Olimpici: la sua seconda vittoria fu quella alle Olimpiadi di Tokyo, nel 1964, dove peraltro stabilì un nuovo record. La vittoria di Bikila, il 10 settembre di 60 anni fa, venne vista come un’impresa anche perché era un atleta praticamente sconosciuto che si allenava da soli quattro anni.
Il padre di Bikila, che nacque nel 1932 nell’Etiopia centrale, era un pastore. Per aiutare economicamente la famiglia, a circa vent’anni Bikila si trasferì ad Addis Abeba – la capitale etiope – per arruolarsi nella Guardia Imperiale, dove diventò membro della scorta dell’imperatore dell’Etiopia Hailé Selassié. Iniziò ad allenarsi seriamente a metà degli anni ’50, quando venne notato da Onni Niskaen, un allenatore svedese che era stato incaricato della preparazione atletica dei militari della Guardia Imperiale.
Bikila fu convocato dalla nazionale etiope pochi giorni prima dell’inizio delle Olimpiadi di Roma in sostituzione dell’atleta Wami Biratu, che si era infortunato durante una partita di calcio. Malgrado si allenasse a livello professionistico da soli quattro anni, nel luglio del 1960 Bikila aveva vinto la sua prima maratona, quella di Addis Abeba.
Bikila corse la maratona olimpica del 10 settembre 1960 con la maglia verde, uno dei colori della bandiera dell’Etiopia, e il numero 11. Era un atleta praticamente sconosciuto, mentre il favorito per la vittoria tra i 69 partecipanti era il sovietico Sergej Popov, che aveva vinto la maratona ai Campionati Europei del 1958 e fino a quel momento deteneva il record mondiale di velocità.
Bikila scelse di correre scalzo perché le scarpe che gli aveva fornito lo sponsor – l’Adidas – erano scomode e gli avevano causato delle vesciche. Dopo i primi dieci chilometri, Bikila staccò il resto della corsa con altri tre atleti; a metà gara iniziò un testa a testa con il marocchino Rhadi Ben Abdesselem, che alla fine arrivò secondo. Bikila stabilì il nuovo record mondiale di 2 ore, 15 minuti e 16 secondi e il favorito, Popov, arrivò quinto.
Intervistato alla fine della gara, Bikila volle «far sapere al mondo» che il suo paese, l’Etiopia, «aveva sempre vinto con determinazione ed eroismo».
La sua vittoria alle Olimpiadi di Roma venne vista come un’impresa sia perché corse scalzo, ma soprattutto perché quella di Roma era la sua terza maratona. Al ritorno in Etiopia Bikila venne accolto come un eroe: la Guardia Imperiale lo promosse al ruolo di caporale, in più gli assegnò una casa e un Maggiolino della Volkswagen con autista privato: Bikila, infatti, non sapeva guidare.
Rimase paralizzato dalla vita in giù per un incidente in auto nel 1969, ma iniziò a cimentarsi in altri sport e partecipò anche a competizioni di tiro con l’arco per atleti paraplegici. Bikila venne invitato come ospite alle Olimpiadi di Monaco, in Germania, nel 1972, e ricevette una standing ovation durante la cerimonia di inaugurazione. Morì l’anno successivo per un’emorragia cerebrale: al suo funerale parteciparono oltre 75mila persone e anche la famiglia dell’imperatore.
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Secondo Nitsuh Abebe, editor del New York Times, la storia di Bikila rappresenta alla perfezione il mito delle Olimpiadi in cui un singolo individuo eccezionale può colmare il vuoto – economico, militare e di egemonia culturale – tra la sua nazione e le potenze mondiali. Secondo Abebe, però, questo non succede quasi mai, e si vedono pochi atleti da medaglia che provengono, per dire, dal Pakistan o dall’Indonesia.
La sedicesima edizione della Maratona di Roma del marzo 2010, che era stata dedicata proprio ai cinquant’anni dalla vittoria di Abebe Bikila, fu vinta da un altro atleta etiope, Siraj Gena. Per rendere omaggio a Bikila, Gena si tolse le scarpe per correre le ultime centinaia di metri e tagliò il traguardo scalzo.