Il ponte che collegherà la Croazia alla Croazia
Unirà la regione di Dubrovnik al resto del paese, da cui è isolata da sempre: e lo costruirà la Cina, con i fondi dell'Unione Europea
Come sa chi ha girato la Croazia in auto, la città di Dubrovnik, una delle più belle e visitate del paese, è in una exclave separata dal resto del paese da una lingua di terra appartenente alla Bosnia ed Erzegovina: entro il 2022 però le cose dovrebbero cambiare, se come sembra per allora sarà finito il grande ponte di Sabbioncello, la prima grande infrastruttura costruita dalla Cina con i fondi dell’Unione Europea. Significa che si potrà arrivare a Dubrovnik dalla Croazia senza i due passaggi doganali attualmente necessari, visto che la Bosnia non fa parte dell’Unione Europea.
Sono diversi secoli che Dubrovnik soffre di questo isolamento. Nel XVII secolo, quando ancora era un territorio indipendente, perse una serie di guerre contro la Lega Santa, di cui faceva parte la rivale Repubblica di Venezia, e in seguito alla pace di Carlovitz cedette una dozzina di chilometri di costa a nord della città all’Impero Ottomano (con la quale era alleata) per proteggersi da un’eventuale invasione veneziana. Fu così che la città di Neum diventò parte della provincia della Bosnia ed Erzegovina, a cui rimase anche dopo la dissoluzione della Jugoslavia. Oggi la Bosnia è uno dei paesi con lo sbocco sul mare con meno chilometri di costa: appena una ventina, davanti soltanto a Monaco e Gibilterra.
Gli abitanti di Dubrovnik e del vasto pezzo di Croazia che la circonda sono quindi tagliati fuori fin dagli anni Novanta, e devono attraversare due dogane – spesso con ore di attesa – per raggiungere il resto del paese, e soprattutto per trasportare le merci. Un isolamento diventato ancora più problematico in tempi di pandemia e di limitazioni sugli spostamenti tra paesi. In Croazia, poi, non è ancora in vigore il trattato di Schengen, ma lo sarà nei prossimi anni: e rallenterà ulteriormente il traffico tra la regione di Dubrovnik e il resto del paese, perché richiederà alla Croazia ancora maggiori controlli sulle auto e i camion che entreranno nel paese dalla Bosnia, che invece non fa parte dell’Unione Europea.
Del ponte di Sabbioncello si parla fin dal 2005. Il suo nome italiano deriva da quello della penisola da cui dovrebbe partire, una propaggine settentrionale della regione di Dubrovnik, un centinaio di chilometri a nord della città. In Croazia lo chiamano ponte di Pelješac, e fu annunciato inizialmente dal primo ministro Ivo Sanader, condannato anni dopo per corruzione e abuso di potere. Per anni però i progetti e i lavori hanno proceduto a rilento, tra ridimensionamenti e strumentalizzazioni politiche. Fino al 2017, quando la Commissione Europea annunciò lo stanziamento di 357 milioni di euro (l’85 per cento del costo totale) per costruirlo.
L’appalto è stato vinto dalla China Road and Bridge Corporation (CRBC), una società statale cinese che ha già costruito ponti, strade, ferrovie e porti in mezzo mondo, principalmente in Asia e in Africa ma anche in Serbia. La politica cinese di costruire infrastrutture strategiche all’estero è una delle manifestazioni più raccontate ed evidenti dell’espansione economica (e politica, come conseguenza) all’estero voluta dal presidente Xi Jinping. La CRBC ha battuto una società austriaca e il consorzio turco-italiano Astaldi-Ictas, promettendo la costruzione del ponte con sei mesi di anticipo e circa sessanta milioni di euro in meno, secondo Politico.
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Dopo l’assegnazione dell’appalto, in tanti hanno parlato di “price dumping”, la pratica con cui una società vende un bene all’estero a un prezzo inferiore a quello del mercato interno per entrare in un nuovo mercato. La CRBC, da parte sua, ha garantito di rispettare tutti gli standard europei richiesti, e i reportage dal cantiere, dove lavorano sia operai cinesi sia croati, sembrano per ora confermarlo. L’anno scorso, in realtà, la società era stata multata per aver fatto lavorare dieci operai cinesi senza permesso.
Chi è stato a Dubrovnik sa che una cosa che non manca sono i turisti: c’è un grosso problema di sovraffollamento, dovuto in parte alla popolarità acquisita grazie alla serie Game of Thrones, largamente ambientata nella spettacolare città vecchia. Ma la stragrande maggioranza dei turisti arriva sulle decine di navi da crociera che raggiungono il porto ogni settimana nelle loro traversate adriatiche. Quelli che arrivano via terra dalla Croazia continentale, molti meno, devono attualmente mettere in conto due code che spesso raggiungono diverse ore. Secondo Politico, a beneficiare del ponte potrebbe essere, più che Dubrovnik, la penisola di Sabbioncello, che dovrebbe vedere un aumento del turismo.
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Il ponte sarà lungo quasi 2,5 chilometri, a 13 campate, e permetterà il passaggio di navi alte fino a 55 metri: è stata una richiesta della Bosnia, che è sempre stata molto contraria alla sua costruzione e che ha provato a bloccarla senza riuscirci. A Neum attualmente non c’è un porto commerciale, e viene invece sfruttato quello di Ploče (conosciuta in italiano come Porto Tolero). Ma in futuro potrebbe esserne costruito uno, dice la Bosnia, che per questo si è detta preoccupata che il ponte possa compromettere l’afflusso di navi. La Croazia ha garantito comunque che le navi dirette all’eventuale porto di Neum che non passeranno sotto al ponte potranno arrivare senza tasse aggiuntive a Ploče.
La scadenza iniziale per la costruzione del ponte era il 31 luglio 2021, anche se sarà rimandata probabilmente di alcuni mesi per l’interruzione dei lavori durante l’epidemia da coronavirus. Per percorrere il ponte però bisognerà aspettare la costruzione delle autostrade, dei ponti e dei tunnel che lo colleghino con il resto della rete croata: ci vorrà probabilmente un altro anno, o quasi.