Come fare pubblicità sul Post spendendo meno
Ma anche sugli altri giornali, online e no: c'è un "bonus pubblicità" che prevede una riduzione fiscale del 50 per cento dell'investimento
Il governo italiano ha deciso di incentivare gli investimenti pubblicitari sui mezzi di informazione che – in mezzo a una crisi più estesa del settore – sono stati anche danneggiati dalla riduzione degli investimenti pubblicitari legata alla crisi del coronavirus.
Dal primo al 30 settembre è possibile per gli inserzionisti o aspiranti tali fare domanda per il bonus pubblicità valido per il 2020: la misura è prevista già dal 2018 ma è stata modificata lo scorso maggio dal cosiddetto “decreto rilancio“, convertito in legge a luglio, che ha stanziato 55 miliardi di euro per contenere le conseguenze della crisi economica causata dal coronavirus. Il bonus è quindi rivolto a imprese, lavoratori autonomi o enti non commerciali che vogliano fare pubblicità su quotidiani, riviste, e agenzie di stampa, cartacei e online, ed emittenti radiotelevisive sia locali sia nazionali, e prevede un credito di imposta (ovvero una riduzione sulle tasse da pagare) del 50 per cento dell’investimento pubblicitario.
In sostanza, significa che comprare spazi pubblicitari nei suddetti giornali, siti e programmi – e anche sul Post, attraverso la sua concessionaria di pubblicità – a conti fatti costa meno.
Si può fare richiesta del bonus sul sito dell’Agenzia delle Entrate, indicando gli investimenti che si ha intenzione di fare per quest’anno. Le domande vanno fatte solitamente a marzo ma quest’anno è possibile inviarle anche a settembre; le richieste già presentate sono comunque valide. Tra il primo e il 31 gennaio 2021 bisognerà poi confermare, sempre sul sito dell’Agenzia delle Entrate, i costi effettivamente sostenuti. Il credito d’imposta verrà ottenuto “in compensazione”, presentando la dichiarazione dei redditi con il modello di pagamento F24 e ottenendo così una riduzione sulle tasse da pagare.
Il governo ha stanziato 86 milioni di euro per coprire il bonus: 50 milioni per la pubblicità sui giornali di carta e online e 35 milioni per quella su radio e le tv. Se le detrazioni richieste dovessero superare questa cifra, verranno ridotte proporzionalmente.
Nel 2018 e nel 2019 il credito d’imposta era stato calcolato in maniera diversa, come 75 per cento della somma investita in più rispetto all’anno precedente: a patto che l’incremento fosse stato almeno dell’1 per cento sugli stessi mezzi di informazione. A differenza degli anni precedenti, quindi, la riduzione non è calcolata sull’aumento della spesa, che non è più vincolante, ma sul totale dell’investimento. Qui si può leggere l’elenco di privati e aziende che hanno fatto investimenti pubblicitari e hanno usufruito del bonus nel 2019, pubblicato dal dipartimento dell’Editoria lo scorso marzo.